Il bimbo è autistico, il prete lo esclude dalla comunione. L’amarezza della famiglia: «È dolcissimo e amico di tutti»

Il parroco voleva una celebrazione separata per non disturbare gli altri bambini

Domenica 14 Maggio 2023 di Rosalba Emiliozzi
Il bimbo è autistico, il prete lo esclude dalla comunione. L’amarezza della famiglia: «È dolcissimo e amico di tutti»

Ieri, in una domenica che lasciava trasparire il sole dai nuvoloni, a Silvi ci sono state due messe della Prima Comunione, una nella chiesa dell’Assunta, con 40 bambini, e l’altra al Santissimo Salvatore, con un solo ragazzino, vestito di bianco, seduto in una postazione speciale, e anche lui ha potuto ricevere l’Eucarestia tra cori, canti e grande affluenza di fedeli. Una mezza mobilitazione che ha scaldato il cuore dei genitori, ma non stempera le polemiche, durissime, sul caso di C., 10 anni e mezzo, a cui è stata negata la cerimonia con tutti gli altri amichetti. C., autistico, è un bambino molto affettuoso, dà abbracci e carezze.

A volte, come racconta il papà Daniele, «può cadere, non parla, ma comprende. Il parroco, temendo che venisse rovinata la cerimonia, voleva che mio figlio facesse la Comunione da solo, nel retro della chiesa. Mi sono opposto e sono andato in un’altra parrocchia».

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LE PROVE

Tutto inizia venerdì scorso, alle 19. I bambini sono stati chiamati in chiesa da padre Antonio per fare le prove. «Mio figlio, forse per stanchezza, non è stato fermo al suo posto - racconta mamma Monia - il parroco mi ha detto che così non andava bene e che era meglio fare una cerimonia separata». A quel punto è intervenuto papà Daniele, molto arrabbiato. «Io avevo già avvertito il parroco, a metà ottobre, delle problematiche di mio figlio, è autistico e sarà difficile fargli fare catechismo, dissi, provammo, ma non ci fu verso. Il sacerdote mi rispose: “Non si preoccupi, Gesù sa”. Ma credo gli desse fastidio, noi eravamo disposti a mandare anche l’insegnante di sostegno». Durante la prova della cerimonia della Prima Comunione, dove si simula come muoversi e cosa fare, è caduto un cero, c’è stato un po’ di scompiglio. «Mio figlio è inciampato, non voleva far cadere il cero - aggiunge il papà - lui è dolcissimo e ha un buon rapporto con la sua classe tanto che tutti lo proteggono e gli vogliono bene, non è un bambino violento».

L’ALTRA CERIMONIA

E lo si è visto ieri, in un’altra chiesa a cinque chilometri di distanza della loro, dove Daniele e Monia hanno trovato un parroco argentino, don Gaston Mugnoz Meritello, che li ha accolti e in poche ore ha organizzano la celebrazione. «Abbiamo preparato gli addobbi, i canti, il corteo - dice don Gaston - È stato molto emozionante, una grande festa. Ci siamo commossi nel vederlo entrare in chiesa vestito di bianco. È un bambino che dona un affetto immenso». Ai genitori durante l’omelia ha detto: «Avete tante difficoltà, è vero, ma con questi abbracci che dà, vostro figlio vi fa vedere il Cielo». «È stato felice anche così - dice papà Daniele - certo nell’altra chiesa avrebbe abbracciato i compagnetti. Ma ciò che è successo resta grave». «Proporci di far fare la Comunione al nostro bambino in modo separato, e non la domenica, è una discriminazione» prosegue la mamma, mentre in un ristorante di Pescara festeggia con parenti e amici.

Nell’altra chiesa, molti genitori ci sono rimasti male dall’esclusione di C. ed hanno chiamato i suoi genitori esprimendo solidarietà. Padre Antonio anche ieri era fermo sulle sue decisioni. «Noi diamo l’Eucarestia a tutti, spesso abbiamo avuto bambini con difficoltà e non ci sono stati problemi - spiega - ma, in questo caso, durante le prove il bambino è andato in mezzo agli altri, disturbava, la mamma non è riuscita a tenerlo, è andato verso l’altare e ha buttato a terra le candele, urlava. Ho detto che così si rischiava di rovinare la celebrazione di 40 ragazzi. E bisogna anche capire se il bambino ha la volontà di ricevere la Comunione. Ho poi proposto al papà di mettersi nella cappella distante 10 metri, sarei andato io così il bambino non avrebbe disturbato, oppure un altro giorno, da soli, come faceva più comodo alla famiglia, ma il papà non ha voluto». Nella chiesa dell’Assunta hanno comunque preparato il ricordino per C., che nessuno ha ritirato. «Se fosse venuto, alle nostre condizioni, l’avremmo accolto con gioia», chiude il sacerdote. 

«I parroci dovrebbero dare l’esempio e accogliere i bambini, soprattutto quelli con disabilità, rendendoli partecipi e non isolandoli solo perché il comportamento non è idoneo al luogo, o perché il bambino non avrebbe capito l’importanza di tale sacramento» dice Claudio Ferrante, presidente di Carrozzine Determinate.

Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 21:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA