Vitalizi dei politici, Boeri: «Abbiamo proposto taglio del 50 per cento»

Sabato 21 Novembre 2015
Vitalizi dei politici, Boeri: «Abbiamo proposto taglio del 50 per cento»
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Per i vitalizi dei politici di «oltre 80-85mila euro all'anno abbiamo proposto una riduzione che arriva anche fino al 50% del vitalizio». Lo ha detto il presidente dell'Inps Tito Boeri a "In mezz'ora" di Lucia Annunziata su Rai 3 spiegando alcune delle proposte avanzate a giugno al governo per una riforma complessiva delle pensioni.



«La platea coinvolta, alla fine, è piccola, circa 200 mila persone», ha precisato Boeri, citando, oltre a politici, «dirigenti di aziende, personale delle Ferrovie dello Stato» e le altre categorie passate al setaccio dall'Inps in questi mesi. Categorie che hanno «avuto trattamenti di riguardo, soprattutto rispetto a quando andare in pensione», e che hanno trattamenti pensionistici alti in rapporto ai contributi versati. «Ci sono persone che sono andate via presto e con pensioni molto alte, che hanno avuto dei regali per motivi elettorali» ha sottolineato il presidente dell'Inps. Un intervento si può fare «su questa platea che tenga conto del rapporto tra quanto versato rispetto al livello della pensione». «A chi ha importi elevati e ha goduto di trattamenti di favore - ha concluso - è giusto richiedere un contributo, anche se limitato, parziale».



Sugli esodati «non penso che sia stato del tutto risolto perchè il tema è stato affrontato in modo tale per cui rischiamo di avere uno strascico. Già ci sono forti pressioni per una ottava salvaguardia», ha continuato il presidente dell'Inps, rispondendo a una domanda sulla settima salvaguardia introdotta con la legge di Stabilità.



Peraltro, ha ricordato Boeri, «le misure già varate fin qui sono state molto costose, sono costate già 12 miliardi» e «1 miliardo e mezzo» servirà ora per la settima salvaguardia.
Ma «la platea si continua ad allargare» e «la pressione sarà sempre forte fin quando viene garantito un trattamento di vantaggio». E una soluzione sarebbe quella di permettere «flessibilità in uscita» ma «equiparando chi va a 63 e chi va a 67 anni. Per farlo dobbiamo dare una pensione più bassa a chi va in pensione prima». Bisogna poi «preoccuparsi dei veri esodati, soprattutto i lavoratori di piccole imprese dove non c'erano accordi, che semplicemente sono stati licenziati e non sono mai stati coperti, che si trovano tra i 55 e i 65 anni e che si sono ridotti in povertà. Lì bisognerebbe trovare strumenti di sostegno al reddito».
Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 18:24

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