Redditometro, si volta pagina
Cambia la lotta all’evasione

Mercoledì 30 Luglio 2014 di Andrea Bassi
Redditometro, si volta pagina Cambia la lotta all’evasione
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La filosofia di Rossella Orlandi, nuovo direttore del Fisco italiano, perfettamente sintetizzata in due battute messe nero su bianco in un documento lasciato agli atti della Commissione finanze del Senato dove ieri si è presentata per la sua prima uscita ufficiale. Il vecchio modello del Fisco era: «mi dica, poi io verifico e le faccio sapere nei prossimi anni». Il muovo modello è: «questo è quanto dovuto e, se per lei va tutto bene, ci vediamo per la prossima dichiarazione». Dimenticate i blitz a Cortina, l’assalto ai natanti nelle acque verdi della Sardegna e soprattutto i condoni, archiviati definitivamente. Ma anche, molto probabilmente, il redditometro, lo strumento nato per combattere l’evasione presumendo il reddito di una persona dalle sue spese. Dialogo e semplificazione. Queste saranno le parole chiave per permettere allo Stato di cominciare a scalare la montagna dei 120 miliardi di euro che ogni anno vengono sottratti alla tassazione. Anche perché, ha spiegato la Orlandi, «io sono il direttore dell’Agenzia delle entrate e ci ho messo un pomeriggio a completare la dichiarazione Imu». Il primo tassello della semplifaczione sarà la dichiarazione pre-compilata, «uno sforzo enorme per l’Agenzia e una vera rivoluzione», ha spiegato ieri la Orlandi. Fino a 20 milioni di contribuenti il prossimo anno potranno avere recapitato telematicamente il modello 730, la dichiarazione dei redditi per i lavoratori dipendenti e pensionati.



IL NUOVO MECCANISMO

Potranno accettarla o modificarla. Se lo accetteranno non saranno soggetti a verifiche fiscali. Ma, è questa è la vera novità, entro tre anni il Fisco punta a far sì che nessuno rimetta più mano ai calcoli delle tasse fatti dall’Agenzia e spediti a domicilio. In che modo? Rafforzando l’anagrafe tributaria, il cervellone del Fisco nel quale già oggi convergono una miriade di informazioni che riguardano i contribuenti, persino i saldi dei conti correnti e delle carte di credito dei contribuenti. Entro un triennio, questo è il piano, nel cervellone dovranno entrare tutte le spese che i cittadini possono detrarre dal reddito nel momento stesso in cui si generano. Solo quelle che risulteranno nell’anagrafe tributaria potranno essere scontate dalle tasse. Ricevute dei medici privati, scontrini delle farmacie (attraverso la tessera sanitaria), spese per palestre o onoranze funebri, dovranno tute arrivare al cervellone del Fisco. I contribuenti, e questa è un’ulteriore novità, avranno accesso alle informazioni dell’Anagrafe, potranno controllarle ed eventualmente modificare gli errori. Il sottinteso è che più questo sistema funzionerà, più potrà essere allargato e potenziato, magari permettendo al governo di introdurre qualcuna di quelle misure di «contrasto d’interessi», ossia la possibilità di scaricare nuove spese in modo da indurre i cittadini a chiedere sempre la fattura, sul quale in molti spingono. Il 2015 sul fronte della dichiarazione dei redditi precompilata sarà un anno di passaggio. Di sperimentazione. La Orlandi lo ha chiarito bene. Anche perché la macchina da mettere in funzione è complessa e sarà necessaria la collaborazione di tutti coloro, a cominciare dai sostituti d’imposta, che dovranno trasmettere i dati necessari. Sulla lotta all’evasione, poi, il numero uno del Fisco ha annunciato che si dedicherà prioritariamente alla caccia alle false fatturazioni.



«La lotta all’evasione», ha spiegato la Orlandi, «è strettamente connessa alla corruzione. Stiamo ragionando su questo in maniera innovativa». Uno dei punti sui quali l’Agenzia concentrerà la sua attenzione sarà quello delle frodi, le false fatturazioni. Non una parola, invece, sul redditometro, lo strumento sul quale la precedente amministrazione, quella guidata da Attilio Befera, aveva puntato per recuperare gettito dall’evasione fiscale. Il disamoramento sull’accertamento induttivo è ormai quasi del tutto acclarato. Un po’ perché il redditometro non starebbe dando i risultati sperati, soprattutto dopo che il garante della privacy lo ha impallinato imponendo una serie di paletti alle «presunzioni» sulle spese sostenute dai contribuenti. Ma in realtà il redditometro avrebbe anche un altro difetto rispetto alla filosofia «orlandiana». Sarebbe uno strumento troppo inquisitorio rispetto ad un Fisco che invece punta ad un rapporto più equo con i contribuenti.



LA POLEMICA

Qualche sassolino dalla scarpa, alla fine, Orlandi ha voluto toglierselo su come spesso vengano trattati con superficialità alcuni temi che riguardano l’Agenzia. Come nel caso dei premi ai dipendenti. Quella che siano legati alle somme accertate, e dunque una sorta di «provvigione ai guai che causiamo alle persone», ha spiegato il numero uno del Fisco, è una sorta di leggenda metropolitana. I premi, che sono un salario accessorio come può esserlo per un dipendente della Fiat, e che ammontano a poche centinaia di euro, non sono erogati ai singoli ma sempre agli uffici. Non solo. In nessun caso sono commisurati agli accertamenti, ma tengono conto di una serie di parametri che vengono stabiliti anno per anno. Lo scorso anno, per esempio, ha spiegato sempre la Orlandi, una delle voci più importanti erano i rimborsi erogati. Mai comunque le somme accertate hanno fatto da parametro per questi premi, semmai solo quelle effettivamente riscosse.



Un passaggio, infine, il nuovo numero uno del Fisco lo ha dedicato alla voluntary disclosure, il rientro dei capitali dall’estero. «Non sarà un condono», ha detto, e la vera «svolta epocale», sarà la norma sull’autoriciclaggio inserita nel passaggio alla Camera del disegno di legge.

Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 15:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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