Meloni, ecco la squadra: in 39 tra viceministri e sottosegretari. Entrano Sgarbi e Rauti, fuori Barelli

Un terzo sono donne. Gli azzurri rinunciano a Mangialavori. E non ottengono il terzo viceministro

Lunedì 31 Ottobre 2022
Meloni, approvata nomina viceministri e sottosegretari: ecco la lista. Vittorio Sgarbi alla Cultura

Trentanove caselle, tante quante erano quelle del governo Draghi.

Otto viceministri e trentun sottosegretari, le donne un terzo della squadra. Si compone così il puzzle degli incarichi di sottogoverno dell’esecutivo Meloni. Che con il giuramento a Palazzo Chigi degli ultimi “promossi” (in programma domani) completa i passaggi per portare a pieno regime la macchina del governo. È la stessa premier a leggere i nomi in conferenza stampa, dopo il via libera definitivo all’intesa arrivato ieri mattina: molte le conferme, rispetto ai nomi circolati alla vigilia del cdm. Ma non mancano colpi di scena, come l’ingresso di Vittorio Sgarbi al Collegio Romano coi galloni di sottosegretario alla Cultura. E poi, gli esclusi dell’ultima ora: Giuseppe Mangialavori, il deputato calabrese forzista il cui nome sarebbe citato – da non indagato – in un’inchiesta sulla ‘Ndrangheta, alla fine è costretto a soccombere (al suo posto per FI entra Maria Tripodi, nuova sottosegretaria agli Esteri). Così come non centra la nomina l’azzurro Paolo Barelli, fino a 48 ore fa in pole come viceministro agli Interni. Pallottoliere alla mano, la Lega incassa 11 posti, mentre Forza Italia si ferma a 8 (compresi due viceministri ciascuno per Salvini e Berlusconi). A Fratelli d’Italia va la parte del leone, con 18 caselle (14 sottosegretari e 4 viceministri), e pure Noi moderati pianta due bandiere (Giorgio Silli agli Esteri e lo stesso Sgarbi). 

Mediazione

Del resto si tratta di un compromesso dettato dai rapporti di forza. Una «mediazione», la definisce Giorgia Meloni, meno complicata di come è stata descritta: «Non ho incontrato particolari problemi: il criterio – spiega la premier ai giornalisti – era individuare le persone migliori per determinati incarichi». E se a volte «ho avuto dei dubbi» (e il riferimento pare indirizzato proprio a Mangialavori, che una parte di Forza Italia reclamava per le Infrastrutture), «li ho fatti presenti. E ho avuto risposte positive», taglia corto il presidente del Consiglio. Che fino all’ultimo ha chiesto ai partner della maggioranza uno sforzo in più sulla rappresentanza femminile, oltre che territoriale. Un tema, quest’ultimo, particolarmente caro ai forzisti, che puntavano a compensare l’anima sudista del partito, «sottorappresentata» nella compagine ministeriale. Obiettivo centrato, nonostante il «dispiacere» per il no a Mangialavori (in “quota” Sud oltre a Tripodi entrano Matilde Siracusano ai Rapporti col Parlamento e Tullio Ferrante alle Infrastrutture). 
In ogni caso, una punta di amarezza in FI resta anche per la rinuncia obbligata al terzo posto da viceministro. Alla fine gli azzurri devono “accontentarsi” di Francesco Paolo Sisto alla Giustizia e Valentino Valentini a Imprese e Made in Italy. Due “vice” anche per il Carroccio: Edoardo Rixi alle Infrastrutture, Vannia Gava (sottosegretaria uscente alla Transizione ecologica) all’Ambiente. Per FdI invece sono quattro: Edmondo Cirielli (Esteri), Maurizio Leo (Economia), Galeazzo Bignami alle Infrastrutture (e non al Mise come inizialmente ipotizzato) e Maria Teresa Bellucci (Lavoro). 

 

Le caselle

Ai meloniani vanno poi due delle quattro deleghe attribuite ai sottosegretari alla presidenza del Consiglio: quella dell’Innovazione (per Alessio Butti) e dell’attuazione del programma (per Giovanbattista Fazzolari), mentre Alberto Barachini di FI incassa l’Editoria e l’ex direttore della Padania Alessandro Morelli si occuperà del Comitato interministeriale per la programmazione economica.
FdI si tiene poi due sottosegretari agli Interni (Emanuele Prisco e Wanda Ferro, affiancati dal leghista Nicola Molteni), uno alla Difesa (Isabella Rauti, in compagnia di Matteo Perego di FI). E poi Ambiente (Claudio Barbaro), Istruzione (Paola Frassinetti), Università (Augusta Montaruli) e Salute (Marcello Gemmato). Alla Lega vanno invece il lavoro (Claudio Durigon), la Cultura (Lucia Borgonzoni, in tandem con il meloniano Gianmarco Mazzi, oltre a Sgarbi), Economia (Federico Freni, con Sandra Savino di FI e Lucia Albano di FdI ), Sviluppo (Massimo Bitonci), Giustizia (Andrea Ostellari, insieme ad Andrea Delmastro di FdI) e Agricoltura (Luigi D’Eramo con Patrizio La Pietra di FdI). In attesa che per eventuali “scontenti”, tra una settimana, si apra la partita delle presidenze di Commissione. 

Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 08:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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