Sondaggi politici Swg: FdI vola, Lega e Forza Italia crollano. Disastro Pd al 16,3%, raggiunto da M5S

Sul pd pesa l'opposizione debole e il futuro incerto, Meloni drena le perdite degli alleati e viaggia verso il 30%

Martedì 1 Novembre 2022 di Fausto Caruso
Sondaggi politici Swg: FdI vola, Lega e Forza Italia crollano. Disastro Pd al 16,3%, raggiunto da M5S

Parità tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle. Un testa a testa che avrebbe dell'appassionante se non fosse dovuto al crollo verticale dei dem, sempre più in crisi. Secondo l'ultima rilveazione di SWG Enrico Letta e Giuseppe Conte sono appaiati al 16,3% nelle intenzioni di voto. Una leggera risalita per i pentastellati (dal 15,4% del voto) e il baratro per i democratici che perdono quasi tre punti rispetto al 19% delle elezioni che era già considerato un disastro. Pesano l'incertezza sulla corsa alla segreteria, l'opposizione poco convinta e le polemiche interne tra le correnti, tra chi ritiene che i tempi del congresso siano troppo lunghi e chi addirittura troppo brevi (le primarie sono previste per il 12 marzo prossimo), ma anche tra chi pensa che per le future alleanze si debba guardare al Terzo Polo e chi proprio a quei Cinquestelle che ora rischiano sul serio di diventare la forza guida del centrosinistra, scenario che fa venire gli incubi al Nazareno.

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Tra i banchi dell'opposizione possono ritenersi soddisfatti Matteo Renzi e Carlo Calenda, che il sondaggio attesta all'8,6% e ormai quasi tuttel le rilevazioni post elettorali che si susseguono di settimana in settimana pongono stabilmente Azione-Iv sopra a Forza Italia.

Lega e Forza Italia giù

Neanche nella maggioranza infatti i numeri strappano troppi sorrisi. Il partito del Cavaliere viene dato a 6,5%, in netto calo dall'8% delle urne. Gli azzurri sono ormai chiaramente percepiti come la terza gamba della maggioranza di governo e la più traballante. Non si può pensare infatti che sul calo non pesino le posizioni di Berlusconi sull'Ucraina, da ultimo quelle emerse dall'anticipazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa, La tempesta perfetta, in cui il Cav ha dichiarato che «solo se a un certo punto l'Ucraina capisse di non poter più contare sulle armi e sugli aiuti e se, invece, l'Occidente promettesse di fornirle
centinaia di miliardi di dollari per la ricostruzione delle sue città devastate dalla guerra.

In questo caso Zelensky, forse, potrebbe accettare di sedersi al tavolo per una trattativa». Si tratta delle stesse posizioni che hanno di fatto escluso i forzisti dai posti chiave nella partita dei ministri e dei sottosegretari, altro elemento di debolezza che ha contribuito al crollo, come un cane che si morde la coda insomma.

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Se Berlusconi deve preoccuparsi, non sarà di certo entusiasta Matteo Salvini. La Lega ha ottenuto quasi tutti i ministeri che chiedeva, compreso in parte quel ministero dell'Interno da cui il nuovo ministro Matteo Piantedosi sta implementando misure che ricevono il plauso del segretario del Carroccio. I proclami post elettorali su blocco degli sbarchi, ponte sullo Stretto e pensioni non si riflettono nei sondaggi che vedono i leghisti al 7,9%, lo 0,9% in meno rispetto alle elezioni e al di sotto di un 8% che al momento rappresenta la soglia psicologica sotto la quale il Capitano troverebbe ad attenderlo il ruggito delle correnti regionali e dei rivali interni. 

Sorride solo Meloni

La scarsa perfomance della Lega è forse figlia dei freni posti all'attivismo salviniano dalla premier Giorgia Meloni, soprattutto sulle pensioni (Quota 41 allo stato attuale sarebbe troppo costosa). Proprio la leader di Fratelli d'Italia è l'unica che vede il suo successo veleggiare stabilmente verso il 30%: 29,1 la percentuale esatta, che riassorbe in pieno le perdite degli alleati e tiene stabile la quota totale della coalizione. L'ascesa di 3 punti netti sul 26% delle urne, che già era stato un trionfo, è figlia della luna di miele tra il paese e la nuova leader. La tenuta dell'idillio è attesa ora dalla prova dei fatti. Per ora Giorgia non ha nulla di cui preoccuparsi, ma alleati e avversari non possono ignorare i segnali che arrivano dal paese perché, chiuse le urne delle politiche, le regionali sono già dietro l'angolo, Lazio e Lombardia in testa.

Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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