Sondaggi, Ghisleri: «Così si convincono gli ultimi indecisi, un contratto tra candidato ed elettore»

La sondaggista: una scarsa affluenza può sfavorire i partiti nuovi e aiutare quelli tradizionali

Sabato 24 Settembre 2022 di Francesco Malfetano
Ghisleri (Media Research): «Così si convincono gli ultimi indecisi, un contratto tra candidato ed elettore»

Alessandra Ghisleri, anche secondo l'istituto che lei dirige, Media Research, l'affluenza a questa tornata elettorale sarà ancora in calo, con il rischio di fare peggio del 2018, quando si fermò al 72%. Cosa determina questa corsa verso il basso? Ci sono fattori specifici questa volta?
«I numeri dell'affluenza calano ormai da diversi anni, ma le motivazioni sono diverse.

Come sempre ad esempio il fatto che si vota in un giorno solo impatterà molto. Ci sono studenti e lavoratori fuori sede per cui è più complicato poter raggiungere il proprio indirizzo di residenza e quindi perdono l'opportunità di votare».

Il risultato dell'affluenza, quindi, è già scritto?
«Non proprio. Di contro infatti c'è anche un tema di maggior interesse da parte dell'elettorato. Di solito si vota prima dell'estate quando la gente è meno attenta e guarda avanti pensando a un periodo più rilassato. Ora invece siamo in autunno, nel tran tran della vita normale, lavorativa e scolastica, e questo, forse, rende più interessante la competizione».

Quali altri fattori possono incidere sulle elezioni di domenica?
«Non bisogna dimenticare che domenica pioverà in molte città e questo avrà un ulteriore impatto sull'affluenza. Anche se, va ricordato che date le cronache recenti che mostrano una Terra sempre più fragile, quello del clima è un tema molto sentito. E specie nelle aree più fragili avrà senza dubbio un peso e porterà più gente al voto».

La presenza più o meno massiccia alle urne degli elettori italiani potrebbe favorire secondo lei qualche partito politico in particolare?
«Naturalmente ci sono dei partiti più nuovi, appena nati o quasi, che potrebbero essere sfavoriti dalla scarsa affluenza perché fisiologicamente hanno bisogno di più tempo per far conoscere il proprio messaggio elettorale. Quindi portando alle urne più elettori hanno maggiori possibilità».

E per quanto riguarda le formazioni presenti sulla scena politica da più tempo?
«Al contrario, le forze politiche più tradizionali per così dire, avendo uno zoccolo duro ben delineato potrebbero subire danni da una forte affluenza».

Al netto di chi non si recherà alle urne, un impatto determinante sul voto avranno gli indecisi che stando alle ultime rilevazioni prima del blackout erano tra il 25 e il 30% dei votanti. Come si possono convincere, proprio nell'ultimo miglio della campagna elettorale?
«In quest'ultima fase, mano a mano che ci si avvicina al voto, ovviamente stanno calando, perché piano piano la gente si forma la sua idea e decide. E lo fa seguendo un desiderio di ottenere una specie di contratto con il candidato».

Si spieghi meglio
«Il ragionamento è io pretendo questo e non ti scelgo più se tu tradisci queste indicazioni. E questo contratto si matura incontrando gli elettori. C'è chi va in piazza e chi fa le maratone, in tivù o anche sui social, ma l'unico modo è continuare a parlare con le persone».

Ieri, un comizio alla volta, si sono chiuse le campagne elettorali di tutti i leader. Ma che peso possono avere alla fine questo tipo di manifestazioni, oltre a rappresentare una sorta di prova di forza per le varie forze politiche?
«Le frasi e i concetti espressi dai diversi leader proprio all'ultimo, prima del silenzio elettorale e quindi a poco più di 48 ore dall'apertura delle urne, hanno sempre un significato perché rischiano di identificare in maniera definitiva un candidato».

E con gli indecisi che con ogni probabilità a ventiquattrore dal voto superano ancora il 20% questo può rappresentare in qualche modo un rischio? Ci può essere la tentazione di promettere cose irrealizzabili?
«Proprio per questo bisogna fare attenzione. Eppure, già da qualche giorno, stiamo ascoltando molte dichiarazioni un po' troppo al di sopra delle righe, da diverse parti».

Le tribune elettorali in tv invece?
«Ma no, molte trasmissioni suscitano interesse e hanno buoni ascolti»

Che ruolo hanno giocato in questi ultimi giorni? Non è che il pubblico è assuefatto a questo che sembra ormai un rituale antico?
«C'è il desiderio diffuso da parte degli elettori di risolvere la propria indecisione e seguire un confronto per formarsi un'idea. Non va male solo che insieme a questo desiderio c'è anche il timore di compiere una scelta o di essere orientati a seconda di quello che viene raccontato».

Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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