Silvio Berlusconi: «A Brugnaro avevo chiesto di entrare in Forza Italia, non ha voluto»

"Caro-gas, sì agli interventi ma non si tocchi il bilancio"

Venerdì 16 Settembre 2022 di Angela Pederiva
Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi, a quale elettorato guarda oggi Forza Italia nel Nordest, terra di Pmi che stanno patendo la crisi energetica?
«Io credo che il Nordest sia una terra particolarmente affine ai nostri valori. È una terra di imprenditori e di lavoratori, che hanno realizzato un modello ammirato nel mondo, con i loro sforzi, la loro fatica, la loro ingegnosità, la loro abilità. Al tempo stesso è una terra che ha raggiunto il benessere senza dimenticare lo spirito di comunità e l'attenzione verso i più deboli. Sono esattamente i principi, le attitudini liberali e cristiane su cui si fonda Forza Italia.

Per una terra di piccole e medie imprese penso che ci sia una sola risposta, e si chiama crescita. Con meno fisco, meno burocrazia, una giustizia che funziona, infrastrutture più moderne, circola più denaro, le imprese fanno più utili, i consumi riprendono, c'è più occupazione, l'area della povertà si riduce e così via in un circolo virtuoso che fa bene a tutti, anche ai conti dello Stato. È l'equazione liberale della crescita, che abbiamo mutuato dall'America di Kennedy e da quella di Reagan. Ed è esattamente il programma di Forza Italia. Ma lei citava il tema dell'energia, del caro bollette».


Sì: quale soluzione ritiene praticabile senza scostamento di bilancio?
«Voglio fare una premessa: io credo che lo scostamento di bilancio vada assolutamente evitato, se è appena possibile farlo. Ma per nessuna ragione possiamo permettere che si scateni una crisi fatta di recessione, inflazione e disoccupazione insieme. Quindi bisogna intervenire subito, in qualunque modo. Poi si dovrà anche riflettere su chi ci ha messo in questa situazione: la sinistra con tutti i suoi no, ai rigassificatori, ai termovalorizzatori, alle stesse energie rinnovabili, per non parlare del nucleare pulito, ha esposto l'Italia a questo gravissimo rischio per l'economia nazionale».


Come valuta il rapporto di forze tra Fratelli d'Italia e Lega, anche sull'autonomia?
«Non è una gara fra noi. Il centro destra è costituito da tre forze politiche diverse, ciascuna con il suo leader, ciascuna indispensabile per vincere e per governare. Quella sull'autonomia, però, la considero anche la mia battaglia, che va al di là dei rapporti di forza nella coalizione. L'autonomia è una legittima aspirazione del popolo veneto, chiesta a larga maggioranza con un referendum che noi abbiamo convintamente sostenuto. Non si tratta di rendere meno unita la nazione, ma di valorizzare la grande capacità di autogoverno dimostrata dai veneti, che sono in grado di gestire le loro risorse e di affrontare i loro problemi. Per questo il mio impegno personale e quello di Forza Italia è quello di dare effettività all'autonomia del Veneto dal principio della legislatura».


I sondaggi accreditano Forza Italia attorno all'8%: stima attendibile e soddisfacente?
«Né attendibile, né soddisfacente. Purtroppo, non si possono più rivelare i sondaggi ma posso assicurarle che siamo in possesso di dati molto migliori. E poi è cosa nota che molti elettori decidono il da farsi negli ultimi giorni di campagna elettorale. È a loro che mi rivolgo, agli indecisi e a coloro che vorrebbero astenersi, per spiegare che è nel loro personale interesse, nell'interesse delle loro famiglie e in quello della collettività andare ai seggi, il 25 settembre e scegliere con il voto chi ha dimostrato, non solo in politica ma nella vita, di saper realizzare gli obbiettivi che si è proposto».


Così come Luca Zaia, anche Giorgia Meloni è stata suo ministro nel 2008 e dopo il 25 settembre potrebbe essere la prima premier donna d'Italia. La considera una sua creatura?
«Questo dimostra solo una cosa: che il nostro governo era davvero una compagine di alto livello. A proposito di ruolo delle donne, mi consenta di ricordare che proprio noi di Forza Italia abbiamo espresso in questa legislatura la prima donna Presidente del Senato, la veneta Elisabetta Casellati. È il più alto ruolo istituzionale mai ricoperto da una donna nella storia d'Italia».


Nella sua ultima visita a Venezia, sembrava aver designato Luigi Brugnaro suo successore. Poi invece il sindaco ha fondato Coraggio Italia, ora suo alleato. Ci dice cos'è successo, considerate le voci dell'epoca sulla possibile cessione di Forza Italia?
«Mi dispiace che lei usi queste espressioni quasi aziendali come cessione riferite a Forza Italia. Credevo che la favola del partito-azienda fosse ormai sepolta da molti anni. Io sono il leader di Forza Italia perché è un ruolo che mi viene chiesto e riconosciuto dai nostri militanti, dai nostri eletti, dai nostri dirigenti e soprattutto dai nostri elettori. Avevo proposto semplicemente al sindaco Brugnaro, che stimo, di entrare in Forza Italia per portare il suo contributo. Questo perché Forza Italia sarà la parte moderata, liberale, cristiana, riformatrice, garantista, europeista della prossima maggioranza di governo. Tanto più saremo forti, tanto più potremo condizionare in questa direzione che è poi quella del Partito Popolare Europeo l'attività del futuro governo. Per questo dico che il solo voto davvero razionale e utile per chi si sente di centro il prossimo 25 settembre è quello per noi».


Qual è la sua valutazione sulle presunte ingerenze russe ?
«Non posso dire nulla in mancanza di notizie più precise. L'unica notizia certa che ho è che Forza Italia non ha nulla a che fare con questa vicenda. L'altra certezza è che in Italia i soldi di Mosca li ha presi per decenni il Pci, anche quando i missili nucleari sovietici erano puntati contro l'Italia. E questo è nell'album di famiglia della storia della sinistra italiana».


Come ripensa alla figura di Putin, per come l'ha conosciuto prima e l'ha visto agire poi?
«L'ho detto tante volte, con profonda delusione. La Russia per cultura e per storia è una parte importante d'Europa. Nel 2002, quando Bush e Putin firmarono l'accordo Nato-Russia che poneva fine ad oltre 50 anni di guerra fredda, vollero che la cerimonia si svolgesse in Italia, a Pratica di Mare, per sottolineare il ruolo determinante che io avevo svolto per giungere a quel risultato. Purtroppo da allora non si sono fatti passi avanti, anzi si è avviato un processo involutivo che è culminato quest'anno nell'aggressione all'Ucraina, e più in generale in un avvicinamento pericoloso della Russia alla superpotenza cinese, che è il vero competitore economico, politico ed anche militare dell'Occidente nel 21° secolo».


Anche a Nordest c'è chi si lamenta delle sanzioni. Pensa che vadano rimodulate, o che siano uno strumento efficace?
«Non c'è dubbio, le sanzioni comportano un caro prezzo anche per noi. D'altronde, come è scritto su un monumento a Washington, proprio di fronte al memoriale di Lincoln, freedom is not free, la libertà dei popoli non si ottiene gratis. Naturalmente le sanzioni non sono uno strumento perfetto, però considero indispensabile privilegiare in questa fase l'unità dell'Europa e dell'Occidente. Certo l'Europa a sua volta deve fare tutto il possibile per ammortizzare le conseguenze delle sanzioni soprattutto sull'economia dei Paesi più deboli».


Presidente, l'ultima volta che l'abbiamo vista in Veneto è stato per un'occasione mesta, l'addio al compianto Ennio Doris. Tornerà da queste parti?
«Grazie di aver ricordato un grande amico come Ennio, un grande banchiere, un grande veneto, un grande uomo. Tornerò certamente, perché la vostra è una terra splendida dove ho tanti amici, dove mi sento davvero a casa mia».

 

Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 08:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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