Alla vigilia delle elezioni, in Italia scatta il silenzio elettorale per dare la possibilità a tutti gli elettori di riflettere sulla scelta nelle urne senza alcuna interferenza. Domani, a partire dalle 7 fino alle 23, si vota infatti per rinnovare i membri della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
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Le legge
La legge 212, che risale al 4 aprile 1956, come detto, è pensata per assicurare ai cittadini un giorno in cui poter riflettere sulle proposte e le idee avanzate dai candidati durante la campagna elettorale, così da poter fare una scelta quanto più ponderata possibile. La normativa all'articolo 9, recita: «Nel giorno precedente e in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi e le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, nonché la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri o manifesti di propaganda o l'applicazione di striscioni, drappi o impianti luminosi. Nei giorni destinati alla votazione è vietata, altresì, ogni propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall'ingresso delle sezioni elettorali».
Le sanzioni
A questa legge è seguita, nel 1975, una modifica all'articolo 9: nel giorno precedente e in quelli stabiliti per le elezioni è fatto divieto anche alle emittenti radiotelevisive private di diffondere propaganda elettorale, ampliando così il campo delle restrizioni. La normativa prevede anche che «chiunque contravviene alle norme di cui al presente articolo è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 103 a 1.032 euro».
Il nodo dei social
La normativa sul silenzio elettorale non cita internet o i social network. Esistono delle linee guida dell'Agcom, relative alle piattaforme digitali, risalenti alle ultime elezioni europee, e la lettera, sempre dell'Agcom, alle prefetture e al ministero dell'Interno, risalente al 2019, che invita a far rispettare il silenzio elettorale anche sui social network. La legge infatti specifica che “non bisogna fare propaganda in luogo pubblico e la Cassazione dice che i social sono un luogo pubblico. Perciò il combinato disposto di queste due cose dovrebbe far pensare che c'è una violazione del silenzio elettorale anche sul web”. L'applicabilità del silenzio elettorale ai social media resta, però, di fatto, al centro di diverse interpretazioni.