Sono circa 1.200 gli emendamenti al Decreto Semplificazioni dichiarati inammissibili ieri dalle commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato, poco meno della metà dei 2.800 (1.400 da parte della maggioranza) depositati nei giorni scorsi. Dunque rimangono ancora moltissimi i nodi aperti del provvedimento approvato da Palazzo Chigi lo scorso 7 luglio, stando alle proposte di modifica che, in attesa dei pareri del governo, saranno votate probabilmente a partire dal 25 agosto. Il decreto va convertito in legge entro il 14 settembre), ma su temi chiave come gare, subappalti e soglie degli affidamenti si profilano modifiche, in linea con le richieste delle categorie.
Diverse le divergenze all'interno della maggioranza, a partire dalle norme per l'edilizia, su cui in particolare Leu è tornata a ribadire le sue perplessità, sia sui rischi deregulation, sia sui presidi di legalità per appalti e subappalti. Sotto i riflettori in particolare la nuova rotta sulle gare, ma anche la nuova procedura di via. Scatta dunque l'affidamento diretto per lavori, servizi e forniture di importo inferiore a 150.000 euro. Mentre è prevista la procedura negoziata, senza bando, previa consultazione di almeno cinque, dieci o quindici operatori a seconda delle soglie di affidamento per i lavori fino a 5 milioni. Una previsione molto criticata dai costruttori, che preferiscono le garanzie di trasparenza e concorrenzialità assicurate dalle gare, e puntano più su uno snellimento delle procedure precedenti alle gare. Intanto già si vedono i primi effetti del Decreto. Intanto sono già crollati i piccoli bandi di ingegneri e progettazione, fa notare l'Osservatorio Oice/Informatel di luglio. Dopo l'introduzione della norma sugli affidamenti diretti fino a 150mila euro, possibili dal 17 luglio, le gare di progettazione rilevate dal 17 al 31 luglio risulta del 32,5% in meno rispetto a quelle emesse dal 17 al 30 giugno.
Semplificazioni, il decreto al Senato: cambiano gare, soglie e subappalti
Mercoledì 12 Agosto 2020 di Roberta AmorusoPer l’Oice significa un’abdicazione rispetto alle conquiste di concorrenza, legalità e trasparenza. Negativo il giudizio sul ricorso al prezzo più basso per gli affidamenti da 150.000 a 214.000 euro. Il 72% delle gare (per circa 200 milioni), avvertono, spariranno dal mercato mentre le gare Ue saranno frazionate.