Sea Watch verso Augusta per il mare in tempesta. Salvini: provocazione

Giovedì 24 Gennaio 2019
Migranti sulla Sea Watch (foto da Twitter)
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«Ennesima provocazione in vista: dopo aver sostato per giorni in acque maltesi, la nave olandese Sea Watch3 con 47 a bordo salvate in mare si sta dirigendo verso l'Italia. Ribadisco che la nostra linea non cambia, né cambierà. Nessuno sbarcherà in Italia. Pronti a mandare medicine, viveri e ciò che dovesse servire ma i porti italiani sono e resteranno chiusi». Lo ribadisce il ministro dell'Interno Matteo Salvini.

Intanto dalla nave della ong che da 5 giorni si trova nel Mediterraneo, attualmente davanti ad Augusta, arriva l'ennesimo appello ai soccorsi. «Abbiamo bisogno di un riparo, di un porto sicuro al più presto», afferma l'associazione su Twitter. «Domani - aggiunge la ong tedesca - è in arrivo una forte perturbazione da nord-ovest: è prevista tempesta. I nostri ospiti a bordo soffrono molto il freddo». Secondo i tracciati radar, attualmente la nave si trova tra Malta e Lampedusa.

 


«Sul nostro mare si sta abbattendo un ciclone mediterraneo, fenomeno meteo piuttosto raro con onde di 7 metri, pioggia e vento gelido. SeaWatch sta navigando in questa tempesta cercando un riparo con a bordo 47 naufraghi
soccorsi sabato scorso», scrive ancora Sea Watch su twitter, motivando così gli spostamenti della nave nelle ultime
ore.

«Nave Ong Sea Watch sta navigando verso Malta, condizioni meteo in peggioramento. È necessario che Malta la accolga nel proprio porto, mentre Olanda sia pronta a collaborare con La Valletta per gestire sbarco e accoglienza con la regia di Bruxelles. In Italia i porti sono chiusi», insiste Salvini.

La Sea Watch rischia di diventare dunque nuovamente un caso. «Nessuno Stato ha risposto alla richiesta di un porto sicuro. Mentre centinaia di persone annegano nel Mediterraneo, l'Europa impedisce all'ultima nave civile rimasta, di tornare subito dove serve», spiega la ong. La Commissione europea, attraverso il suo portavoce, Margaritis Schinas, ha fatto sapere di essere impegnata a «seguire da vicino la situazione dei migranti sulla Sea Watch, ma non siamo stati coinvolti nel coordinamento per gli sbarchi. È urgente» creare «un meccanismo per gestire» eventi e che le «ong rispettino le regole». La stessa Organizzazione ha ricevuto l'ennesimo no da Salvini, il quale ha detto: «l'autorizzazione allo sbarco la dà il ministro dell'Interno e la risposta è niet, nisba».

A fare un punto di situazione è stata invece l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim): dall'inizio dell'anno al 20 gennaio, 4.883 migranti e rifugiati sono entrati in Europa via mare attraversando il Mediterraneo e 203 hanno perso la vita. Il dato sugli arrivi è in lieve aumento rispetto ai 4.466 migranti e rifugiati giunti nello stesso periodo dell'anno scorso, mentre i morti segnalati nei primi 20 giorni del 2018 erano 201, precisa una nota dell'agenzia. In Italia sono arrivate 155 persone. 

Intanto sono stati trasferiti in un centro di detenzione in Libia i 144 migranti, «comprese donne incinte e bambini», che erano stati salvati nel Mediterraneo dal cargo 'Lady Sham'. Dopo il naufragio, la detenzione quindi. E l'esito finale dei soccorsi di domenica scorsa al largo di Tripoli - riferito dall'Oim - riaccende lo scontro tra l'Unhcr e Salvini. L'Agenzia dell'Onu, secondo cui «i rifugiati soccorsi non devono fare ritorno in Libia, considerato l'attuale contesto, in cui prevalgono scontri violenti e diffuse violazioni dei diritti umani», ha sollecitato gli Stati a «ristabilire procedure di sbarco rapide in porti sicuri e a revocare le misure che impediscono di operare alle imbarcazioni delle Ong».

L'Alto commissariato delle Nazioni Unite ritiene che «gli Stati debbano intervenire con urgenza per ristabilire misure di soccorso efficaci nel Mediterraneo. Le persone che non hanno una valida richiesta d'asilo o altre forme di protezione internazionale - precisa - dovranno essere assistite per fare ritorno in tempi brevi nei propri Paesi». Ma Salvini risponde ribadendo la linea della fermezza. «Altri sbarchi, altri soldi agli scafisti? La mia risposta all'Onu è No», scrive il ministro su Twitter. A ricordare che quei 144 naufraghi «erano in cattive condizioni fisiche» e a ribadire che «la Libia non è un porto sicuro», era stato anche il portavoce dell'Oim in Italia, Flavio di Giacomo.

 

Ultimo aggiornamento: 22:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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