Salvini e l'ipotesi rimpasto per commissariare Attilio

Sabato 1 Agosto 2020
Attilio Fontana
LO SCENARIO
Le dimissioni. Nient'altro che le dimissioni. Questa - il ritiro di Attilio Fontana - resta la vera soluzione dell'affaire Lombardia. Ma la Lega, per evitare o per procrastinare la resa dei conti, sta affannosamente cercando una via d'uscita di altro tipo. Ovvero, vuole mettere una toppa, magari improbabile, per non crollare insieme al Pirellone. Serve qualcosa per mettere da parte il governatore. Il quale a sua volta si è auto-oscurato. E ieri sera ha deciso di non esserci - «Il mio fisico mi ha avvertito: devo riposare e disdico gli appuntamenti pubblici di questi giorni» - alla festa di Salvini e della Lega a Cervia, in Romagna, che è tradizionalmente la gran parata estiva del Carroccio. Ma ha precisato: «Onorerò il mio mandato fino alla fine».
IL CHE FARE
Dunque? Il «che fare» è il tormento del segretario, sotto l'ombrellone di Milano Marittima, e del suo partito. Scaricarlo? No, significherebbe fare una plateale ammissione di colpa e creare una voragine nel tempio del Pil italiano. Commissariarlo? Sì. Con un rimpasto? Certo. Ma quando? Il tempo va trovato subito, «perché abbiamo anche l'urgenza - dice un big leghista lombardo, ex componente del governo gialloverde - di non fare la figura degli allocchi, guardando dalle macerie fumanti di Palazzo Lombardia il trionfo di Zaia». Ossia il probabilissimo successo del governatore veneto, non assimilabile al Capitano, che alle regionali del 20 settembre verrà plebiscitato con un 40-50 per cento dei voti alla sua lista per il bis da presidentissimo neo-doroteo. In una terra che amministra con abilità e che nella bufera Covid ha avuto i suoi successi che hanno fatto risaltare gli errori da matita blu, costati tante vittime, della Lombardia incapace di chiudere in tempo e di maneggiare l'emergenza. Basti pensare, per capire la differenza tra le due regioni e la profondità della preoccupazione del salvinismo lombardo, che Zaia starebbe cercando di dirottare alcuni dei suoi dalla lista civica a quella della Lega, per non far sfigurare troppo il partito che rischia di finire al 15 per cento.
L'idea che si va facendo strada nei piani alti della Lega, dove Salvini è il primo a sapere che Fontana è un problema e il primo a temere un contraccolpo di consensi per l'affaire dei camici, non è soltanto quella di sacrificare al più presto l'assessore Gallera, ormai inviso a tutti come simbolo del disastro sanitario nel Covid, e di fatto già allontanato: posta foto dai luoghi di vacanza.
LA GIRANDOLA
Il colpo grosso sarebbe, almeno così si va ragionando in casa Lega, commissariare Fontana affiancandogli un vicepresidente operativo, forte del consenso diretto di Salvini il quale, più che sceglierlo, Fontana se l'è ritrovato (e la super-segretaria del presidente è Giulia Martinelli, ex compagna del capo leghista) dopo che Maroni annunciò di non volersi ricandidare. Il nome che gira come vice da pieni poteri è quello di Davide Caparini, assessore al Bilancio, non strutturato come il suo predecessore Massimo Garavaglia ma perfetto trait d'union tra la vecchia Lega e il salvinismo. Suo padre era dirigente del partito e amicissimo di Bossi, proprietario dell'Hotel Mirella a Ponte di legno, che è stato per l'Umberto in vacanza ciò che oggi è il Papeete per Matteo.
Salvini temporeggia. Spera che la bomba dei nuovi sbarchi collegata al riaffacciarsi del Covid d'importazione africana possa diventare la battaglia della riscossa e risollevare i consensi del partito. Oscurando via via l'enorme grana lombarda. Che però, al di là delle intenzioni del Capitano, è destinata invece a restare un cratere aperto, capace di bruciare una leadership e di mobilitare, quando sarà e se sarà, le possibili alternative in sonno nel Carroccio: Giorgetti e Zaia.
L'ipotesi Caparini, che proprio Salvini volle in Regione spostandolo dal Parlamento, è un ragionamento che circola. E comunque, la pratica rimpasto è stata affidata al responsabile per il partito degli enti locali, il trentaseienne Stefano Locatelli, sindaco di Chiudono nel Bergamasco. E conferma un big della Lega: «La carta Caparini va vestita bene. Con alcuni cambi ad hoc capaci di rafforzare il quadro».
Mario Ajello
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Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 10:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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