Casalino, la parabola del portavoce di Conte: dal "codice Rocco" agli scatoloni (e finale da scrivere)

Giovedì 4 Febbraio 2021 di Mario Ajello
Casalino, la parabola del portavoce di Conte: dal "codice Rocco" agli scatoloni (e finale da scrivere)
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Adesso lo troveremo dappertutto. Dalla D’Urso, da Giletti, nei reality e in qualche isola dei famosi ma anche nei talk show che si piccano di capirci di politica partecipando al circo Italia. Sì, Rocco o Roccobello o insomma Casalino sarà l’uomo-ovunque ora che non è più a Palazzo Chigi.

Con il libro delle sue memorie, «Il Portavoce. La mia storia», lo spin doctor di Conte, il simbolo dell’éra Giuseppi, il plenipotenziario di ogni spiffero dell’ex premier riempirà i palinsesti e proseguirà con altri mezzi, comparsate e racconti da dietro le quinte (e ci sarà anche chi nella trasmissione del pomeriggio gli chiederà: «Dai, Rocco, facci Tarzan!») la centralità mediatica che ha conquistato alla sua persona e che non è minimamente disposto a lasciare. E intanto sta facendo gli scatoloni Roccobello? Macché: «Io sono tipo da valigie», per lo più griffate, dice agli amici che non si stupiscono affatto. Conoscendone la grandeur di chi ha scalato venendo dal nulla - come lui racconta nell’autobiografia - le gerarchie del potere e della visibilità, a cui vuole aggiungere altra visibilità.

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Casalino cercherà insomma di dare al proprio crepuscolo - traslocare da Palazzo Chigi è per tutti, anche per il suo principale, una botta tremenda - una nuova alba e probabilmente ci riuscirà. E mentre tutti gli sferrano il calcio dell’asino, ne raccontano le nefandezze, gli eccessi, le manie e le spregiudicatezze, ma ognuno ha le sue, chi non lo ha mai amato quando dettava legge - sotto forma di Codice Casalino a cui quasi tutti obbedivano, ovvero: fare e scrivere come diceva lui e invitare nelle trasmissioni tivvù i suoi protetti o cortigiani o semplicemente chi stava simpatico a Rocco-Richelieu - assiste adesso alla demolizione del personaggio con una certa sorpresa. Lo incensavano in tanti. Ma qualcuno il metodo Casalino lo ha subito e parliamo per esperienza diretta: se facevi qualcosa ritenuta dannosa per la causa grillina, finivi alla berlina sui social del movimento e c’era spesso lo zampino di Rocco.

Ma adesso infierire su Casalino, come stanno facendo in tanti nel web e nei Palazzi, trattandolo da gerarca caduto e ripudiandolo come in un 26 luglio da fine regime, oltre che inelegante è anche ingiusto. In queste ore, alla Rai, tra Viale Mazzini e soprattutto Saxa Rubra, è un tipico spettacolo italianissimo quello che sta andando in onda tra piani alti, corridoi e redazioni. Gente che prima in preda all’estasi per RoccoBello chiedeva ai colleghi «l’hai sentito?», «che cosa dice Casalino?», «non è che è arrabbiato con me, vero?», «gli sarà piaciuto il pezzo che ho fatto?» o semplicemente «ma sai che questo Rocco è davvero bravo e lo è sempre di più», «sì, ed è pure piacente e gentile, un vero signore e a me mi chiama sempre “amore”», adesso parla dell’ex star come di un bucaniere o di un prepotente. E giù battute a raffica nel mondo dei media, dove fino a poco fa RoccoBello era temuto e riverito: «Glielo daranno almeno il reddito di cittadinanza?», «Sarà nominato navigator visto che i navigator non ci saranno più?», «Ma tanto se lo riprendono al Grande Fratello, giusto lì...», «Forse tornerà a fare coppia con Lele Mora, è quello che si merita...», «ora potrà godersi il ferragosto in pace, visto che s’arrabbio quando crollò il Ponte di Genova e non poté starsene tranquillamente al mare con il suo fidanzato». Quanta ingratitudine per Rocco.

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Da chi potrebbe scendere dal carro rotto di Casalino con più stile. E invece, no. Si fingeva di credere ai suoi spin e si divulgavano le sue veline. Che in qualche modo ancora proseguono. E ha ragione Nicola Biondo, ottimo comunicatore dei 5 stelle delle origini, a creare su Rocco l’hashtag #velinemorenti. Cioè queste in queste ore: Conte alla Nato, Conte al ministero degli Esteri. E comunque: Casalino era il «portavoce pop», quello che aveva capito tutto della neo-politica al tempo dei social, non solo un comunicatore ma quasi uno statista visto che narrazione e azione si confondono e non si sa più quale sia vera e quale sia falsa ma la prima sovrasta la seconda. Era questo Rocco. La sua pantofola veniva baciata. Stracciarla ora è tardi. Ed è trash.

Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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