Le previsioni sono state confermate: vince il centrodestra, che avrà un’ampia maggioranza elettorale in entrambe le camere, guidato da Fratelli d’Italia, nettamente il primo partito del Paese. L’esito, mai in dubbio durante tutta la campagna elettorale, è stato confermato già dai primi dati: le proiezioni dei principali istituti demoscopici assegnano al centrodestra una forchetta tra 43% e 44%. Ma a parte FDI, Forza Italia perde terreno (per le proiezioni, circa all’8%), ma dovrebbe arrivare di un soffio dietro la Lega.
CONFERME E SORPRESE
Il partito di Matteo Salvini, che per buona parte della legislatura è stata il primo partito nei sondaggi, esce nettamente sconfitto, ottenendo meno di un terzo dei consensi delle famose Europee 2019, e poco più della metà del dato delle scorse Politiche. Non solo: la Lega perde con FDI anche nelle sue storiche roccaforti, Veneto (dove FDI raccoglie quasi il triplo dei suoi voti) e Lombardia (quasi il doppio). Secondo i dati di Opinio per la Rai, l’attuale elettorato di Fratelli d’Italia è composto per ben il 40% da elettori che nel 2018 avevano scelto la Lega.
Il centrosinistra non è riuscito a riaprire la contesa. Il Pd di Letta potrebbe attestarsi poco sotto il 20%: un dato deludente, anche se – sempre secondo le stime – comunque superiore a quello del Pd di Renzi del 2018. Nelle ultime settimane, il Partito Democratico ha subìto una flessione inattesa. Ciò non toglie però che in un contesto di equilibri instabili, di crescite repentine e altrettanto repentine cadute dei leader, il Pd mantiene una stabilità dei propri consensi. Le Zone Rosse, ormai riassumibili in Toscana ed Emilia-Romagna, restano relativamente delle zone di forza, così come le città, anche se il centrodestra è ormai maggioritario persino in queste due regioni. Può festeggiare l’Alleanza Sinistra-Verde, questa volta non fagocitato dal voto utile: per le proiezioni 3,5%. Per +Europa c’è un dato leggermente superiore alle attese, che potrebbe tradursi nel superamento della soglia del 3% e nell’ingresso in Parlamento; al contrario, Impegno Civico di Luigi Di Maio resta non solo ben sotto tale soglia, ma potrebbe restare financo sotto l’1%.
Nel complesso, per il centrosinistra è una notte che lascia l’amaro in bocca: non è corretto sommare i dati di coalizioni diverse, ma con il famoso “campo largo”, dal Terzo Polo ai 5 Stelle, sarebbe stato uno scenario molto diverso.
Il Terzo Polo, dal canto suo, non raggiunge il risultato a due cifre che Calenda aveva posto come obiettivo, ma può essere soddisfatto di un dato tra il 7% e l’8%, sicuramente superiore alle attese iniziali, che evidenzia una certa crescita dall’inizio della campagna elettorale. In particolare, i suoi consensi sono concentrati, come previsto, nelle grandi città e nel Nord produttivo.
Sarà ora interessante capire come si muoverà l’opposizione: i fronti sconfitti hanno dimostrato di avere un consenso reale nel Paese, ed ora le tre coalizioni hanno di fronte diversi scenari possibili. Possono competere tra loro, lavorando su posizionamenti identitari, massimizzando ciascuno il proprio risultato a rischio di pestarsi ulteriormente i piedi. Possono lavorare assieme, unendo le forze, partendo da un dato numerico significativo. La terza opzione, invece, vede il Partito Democratico di fronte a un bivio, ovvero la scelta tra un’alleanza privilegiata con i 5 Stelle o con i calendiani.
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