Riforme in aula, il governo accelera. Le opposizioni insorgono: inaccettabile

Giovedì 17 Settembre 2015
Riforme in aula, il governo accelera. Le opposizioni insorgono: inaccettabile
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Le riforme costituzionali arrivano oggi nell'aula del Senato, nonostante il tentativo delle opposizioni di mantenere il testo in Commissione, con il ritiro di tutti gli emendamenti. Una decisione questa che non ha fatto cambiare idea a governo e maggioranza che hanno chiesto ed ottenuto che la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama calendarizzasse subito il ddl Boschi per l'Aula. Un passo che ha spinto le opposizioni a parlare di «forzatura inaccettabile», mentre la partita interna al Pd avrà come prossimo campo di battaglia la Direzione del partito di lunedì prossimo.



Ieri alle 15 a Palazzo Madama era stata convocata dal presidente Pietro Grasso una conferenza dei capigruppo nella quale il presidente dei senatori Luigi Zanda aveva preannunciato di voler chiedere la calendarizzazione delle riforme già in settimana. Mezz'ora prima si è riunita la Commissione affari costituzionali dove le opposizioni hanno tentato di impedire il blitz: infatti Roberto Calderoli ha ritirato i suoi 500.000 emendamenti e altrettanto ha fatto Anna Maria Bernini a nome di Forza Italia. Un modo per togliere l'alibi dell'ostruzionismo, ma la mossa è stata definita da Zanda «solo una manovra politica», per poi continuare in Commissione senza giungere a una conclusione.



Alla capigruppo si è quindi verificato il copione previsto, con la maggioranza e il ministro Maria Elena Boschi che hanno chiesto di calendarizzare già per oggi le riforme costituzionali. Inutili le proteste già alla Capigruppo delle opposizioni, poi ripetute in Aula, chiamata a votare il calendario.



«Una forzatura inaccettabile» ha detto il capogruppo di Fi Paolo Romani che ha chiesto di continuare l'esame in commissione, imitato dai presidenti degli altri Gruppi di opposizione (Loredana De Petris di Sel, Cinzia Bonfrisco dei Conservatori, Gianmarco Centinaio della Lega) mentre il pentastelalto Gianluca Castaldi si è lasciato andare ad un «fate schifo».



Dopo una lunga seduta di dibattito in cui le opposizioni hanno chiesto anche l'intervento di Sergio Mattarella e proposto dei calendari alternativi, proposte tutte bocciate, è arrivato il sì alla decisione della Capigruppo. Quindi da oggi discussione generale fino a mercoledì 23 settembre, quando scade anche il termine per la presentazione degli emendamenti. Che potrebbero essere una valanga, visto che Calderoli ha annunciato di volerne presentare 8 milioni.



«Abbiamo gli strumenti parlamentari per fronteggiare questa situazione», ha detto Francesco Verducci, così come il sottosegretario alle riforme Luciano Pizzetti. Un riferimento a tutti gli escamotage del Regolamento (canguro, tagliola, emendamenti predittivi, ecc) per aggirare l'ostruzionismo.



Intanto il governo porta a casa l'apertura di tre senatrici del Movimento di Flavio Tosi «Fare!», annunciato in aula da Patrizia Bisinella. Resta l'obiettivo di allargare il consenso almeno a parte dei 28 senatori della minoranza del Pd, a quanti non sono bersaniani di stretta osservanza. Gli ex civatiani hanno fatto un appello a trovare una intesa e Verducci, dei «giovani turchi» ha detto che «sarebbe incomprensibile che dopo aver trovato l'intesa sul doppio ruolo dei consiglieri-senatori, ci dividiamo su dove inserire questo principio».



Pierluigi Bersani - chiedendo di lasciare i margini di discussione al Parlamento - ha assicurato che «nessuno vuole fare cadere il governo», prendendo di petto il sospetto che il premier Renzi e la maggioranza del Pd ha verso i bersaniani. Un sospetto che renderà duro il confronto lunedì alla direzione del Pd, dove Renzi chiederà un pronunciamento del Partito.
Ultimo aggiornamento: 17:45

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