Renzi: «Giù le tasse anche in deficit»

Giovedì 17 Marzo 2016 di Alberto Gentili
Pier Carlo Padoan
11
«Senza flessibilità, con 25 miliardi di revisione della spesa, le tasse non le riduce neanche Mago Merlino. E io le abbasserò anche in deficit». Matteo Renzi questa volta la zampata contro i guardiani del rigore contabile e il fiscal compact, «un vero danno per l'Europa e per l'Italia», poteva evitarsela. Il premier, prima alla Camera e poi in Senato, ieri era infatti chiamato a spiegare la posizione del governo in vista del Consiglio europeo di oggi. E all'ordine del giorno del nuovo summit non ci sono né temi di politica economica, né discussioni sulla flessibilità, ma l'accordo con la Turchia sui migranti. Eppure, Renzi ha voluto affondare il colpo: il segno e la conferma che sul taglio delle tasse in deficit fa sul serio.
 
Il proposito del governo, ancora prima di aver ricevuto il via libera della Commissione alla legge di stabilità, è quello di strappare uno “scontone” anche per il 2017. Obiettivo: cancellare il bollo auto, sforbiciare l'Ires (la tassa sui redditi d'impresa) dal 27,5% al 24%, riformare l'Irpef a favore dei redditi medi riducendo le aliquote e alzando la base imponibile dello scaglione sul quale si applica il prelievo del 38%. Un triplo colpo alla pressione fiscale, cui si aggiungerà con ogni probabilità la riforma delle pensioni con la flessibilità in uscita, che richiede soldi. Molti soldi.
Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, informalmente ha fatto sapere di essere disposto a concedere uno “sconto” dello 0,7%, pari a 11,2 miliardi, facendo salire nel 2017 il rapporto deficit-Pil dal previsto 1,1% all'1,8%. Renzi vuole di più. Intende spingersi fino al 2,2% (c'è chi dice 2,4%) con una flessibilità sul deficit pari all'1,1%. Valore: 17,6 miliardi. «Ma anche così», spiegano a palazzo Chigi, «garantiremo una leggera riduzione del debito».

«DRAGHI BRAVO MA NON BASTA»
Il premier è convinto che per far ripartire la crescita e sconfiggere «una deflazione impressionante», non basti il soccorso di Mario Draghi: «L'azione della Bce, sempre sia ringraziata, merita tutto il nostro sostegno. Ma il bazooka monetario non è sufficiente». Per far ripartire la locomotiva dell'Eurozona, secondo Renzi, «è necessario tornare all'Abc». Vale a dire: «Rilanciare i consumi mettendo soldi nelle tasche degli italiani. E questo si fa abbassando la pressione fiscale anche in deficit». Il taglio delle tasse, infatti, «non può che passare, in un momento in cui stiamo facendo una spending review da 25 miliardi, dalla migliore flessibilità rispetto ai ristretti margini dati dall'Europa. E contemporaneamente con un'operazione di infrastrutture e investimenti». La Germania è contraria? «La Germania pensi al suo surplus commerciale, se rispettassero il limite avremmo 38-40 miliardi di investimenti in più che aiuterebbero i tedeschi ma anche l'Europa».

In Parlamento il premier ha tenuto a sottolineare che «il taglio delle tasse non è una manovra elettorale» e che la richiesta di flessibilità «non è la pretesa di un gentile cadeau, di un regalo»: «La posizione dell'Italia non è tesa a rivendicare qualcosa per sé, ma cerca di spostare la direzione politica ed economica dell'Europa».
Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 12:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci