Quirinale/Salvini e Meloni: le mosse per liberarsi del candidato Cav

Centrosinistra: Presidente e alleati, la doppia frattura che tormenta il Pd

Martedì 4 Gennaio 2022 di Mario Ajello e Marco Conti
Quirinale/Salvini e Meloni: le mosse per liberarsi del candidato Cav

Qualcosa inizia, seppur lentamente a muoversi nella partita del Quirinale. Oggi il presidente della Camera Roberto Fico fischierà il calcio d’inizio ufficializzando la data di inizio delle votazioni. La proposta di Matteo Salvini di avviare un tavolo di confronto con tutti i partiti viene, per ora, respinta dal Pd nell’attesa che il centrodestra metta in soffitta la candidatura di Berlusconi.

Il Cavaliere però sembra resistere anche se nel centrodestra aumentano i dubbi che avrebbe espresso anche la leader di FdI Giorgia Meloni nel corso di una riunione con i suoi parlamentari.
Nel frattempo il segretario del Pd Enrico Letta mette a punto la linea che intende condividere nella riunione della direzione dem della prossima settimana. 


Nel M5S il terrore della possibile fine anticipata della legislatura spinge i senatori a sollecitare di nuovo il bis di Mattarella, In questo modo i grillini sperano di fermare l’orologio, scongiurare il “trasloco” di Draghi al Quirinale e di restare ancora un anno in Parlamento.

Centrodestra

Salvini e Meloni,
le mosse per liberarsi
del candidato Cav

Matteo Salvini fa il mediatore dentro il centrodestra e anche fuori - si veda il colloquio di oltre mezz’ora di notte con Renzi al Senato per il voto di fiducia sul bilancio - e il ruolo sembra gratificarlo assai.

Ma sia lui sia Giorgia Meloni hanno il problema chiamato Silvio. Ossia come dire a Berlusconi che la sua candidatura è la più divisiva che ci sia e ha scarse possibilità di successo. I due sanno che è così, ma ancora non sanno come dire al Cavaliere che è meglio non intestardirsi sulla propria corsa, che al momento sta bloccando tutti i giochi potenzialmente più consistenti.

La fedeltà formale a Berlusconi non è in discussione da parte dei leader di Lega e Fdi, ma la Meloni sarebbe prontissima all’opzione Draghi - con cui il rapporto è più che ottimo - se il premier al Quirinale significasse voto anticipato. Mentre Salvini prova a smarcarsi da Silvio, pur ribadendo che Silvio è la prima scelta, insistendo nel voler parlare con tutti gli altri partiti dell’arco costituzionale che proprio dell’opzione Berlusconi non vogliono parlare. Ovvero, trattare con tutti quelli che non vogliono il Cavaliere - «Serve subito un tavolo condiviso tra tutti i partiti e Salvini ci sta lavorando», dicono fonti del Carroccio - è un modo per poi andare dal Cavaliere a dirgli: gli altri, caro Silvio, sul tuo nome non ci stanno.

Ma intanto, Salvini si pone a difesa tattica di Berlusconi e attacca Letta che mai e poi mai vuole Silvio sul Colle: «Il capo del Pd pone solo veti e ci fa perdere tempo». L’accelerazione di Salvini sembra andare di pari passo con un nuovo vertice di centrodestra, che si potrebbe tenere la prossima settimana, dopo che il 13 gennaio si sarà svolto il plenum del Pd con Letta, la direzione e i gruppi parlamentari riuniti per il dossier Colle. «Facciamo fare la prima mossa alla sinistra», è la linea del centrodestra, «e in base a quella ci muoveremo». 


WAR ROOM ARCORE
Salvini è in grande movimento, Meloni meno di lui ma entrambi hanno il cruccio sintetizzabile in questa frase di Giorgia: «I numeri per portare Berlusconi al Colle sono complicati». Tesi che Silvio non condivide affatto. I suoi, a cominciare dal leader forzista Tajani, sono compattissimi sulla carta Berlusconi, ma a chi nel centrodestra prova ad avanzare timidi dubbi sulla praticabilità di questa gara, lui replica quasi sorpreso: «Ma io sono un pacifico e un pacificatore, mi vogliono bene in tanti dentro tutti i partiti, anche nei 5 stelle. Ma perché continuare con questa storia che sono divisivo? Non vi ricordate più il discorso di Onna?».

Ad Arcore ha anche impiantato una war room da cui partono telefonate a decine e decine di parlamentari - quasi tutte seguono lo stesso format: «Sono l’unico in Italia che alza il telefono e parla da pari a pari con i grandi del mondo», dimenticandosi però che anche Draghi è in questa condizione - e nella quale sono stati impacchettati i regali di Natale destinati a parlamentari azzurri ma non solo a loro. Contenenti per lo più dipinti della quadreria di Berlusconi - una collezione che compie ora 50 anni - e il dono più usato è una veduta di Venezia o di Posillipo, spesso comprata a pochi soldi dal Cavaliere nelle sue nottate davanti alle tele-aste di opere d’arte. E comunque, Berlusconi ci crede eccome alla propria corsa: «I 50 voti che mancano si trovano». Ma quelli di Renzi, per esempio, non ci sono affatto, visto che Matteo ha altre idee e alcune le condivide pure con Salvini (tra queste per il capo di Italia Viva non c’è Silvio for President). 


Berlusconi alla quarta votazione vorrà l’atto di fede da parte di Salvini e di Meloni. Se non glielo daranno, il Cavaliere - assicura chi lo conosce bene e tifa per lui - farà saltare il centrodestra e stringerà alleanza in modalità Ursula col Pd e con il centro per Draghi al Colle. In cambio della garanzia che il nuovo Capo dello Stato lo nomini (magari insieme a Prodi) senatore a vita, come segno di chiusura della Seconda Repubblica e di pacificazione nazionale.

Centrosinistra

Presidente e alleati
la doppia frattura 
che tormenta il Pd

 Poiché «il Capo dello Stato va eletto a larga maggioranza, altrimenti addio governo», Enrico Letta inizia il suo «percorso condiviso» cercando di trovare una linea comune nel partito e con i “compagni di strada”. L’obiettivo dell’incontro, dato per prossimo, con Giuseppe Conte e Roberto Speranza, e soprattutto della direzione del 13 gennaio, è quello di trovare un’intesa nel Pd e con M5S e Leu in grado di andare oltre il «no» a Silvio Berlusconi.


LA VOGLIA
L’idea lanciata di recente da Conte di votare una donna insieme al centrodestra, la dice lunga su quanto sia in salita la strada del segretario dem che parte anche da un altro assunto: «Draghi va comunque tutelato per il bene del Paese». Eppure Letta è consapevole che per salvare la legislatura non basta lasciare Draghi al suo posto, come sostiene l’ala sinistra del partito e una parte del M5S che soffiano sulla paura dei parlamentari di non finire la legislatura per sbarrare la strada all’ex banchiere centrale. Ma prima di pensare ad un nome alternativo a quello dell’attuale presidente del Consiglio, occorre verificare se c’è la volontà di andare avanti con il governo spiegando a Salvini, Meloni e Tajani che la candidatura di Berlusconi rischia di compromettere il già precario equilibrio della maggioranza e impedisce l’incontro chiesto dal leader della Lega. Eppure a destra qualcosa si muove e se è vero che la candidatura del Cavaliere traballa, al segretario del Pd non resta che stringere i tempi anche per evitare che il “boccino” torni nelle mani di Salvini che, in quanto leader della coalizione di centrodestra, ha sulla carta più voti di Pd, M5S e Leu, e potrebbe intestarsi la candidatura di Draghi.


D’altra parte l’unico modo per spingere tutti, o quasi, i 234 grandi elettori del M5S a votare Draghi è quello di convincere i 133 del Pd che la legislatura deve andare avanti e che i dem sono pronti a governare ancora con la stessa maggioranza perché il Paese è in piena crisi pandemica e perché l’attuazione del Pnrr ha bisogno di stabilità. Su questa linea si muove Lorenzo Guerini, ministro della Difesa nonché leader del corpaccione di “Base Riformista” che tra i dem sono i più convinti dell’opportunità di eleggere Draghi a successore di Mattarella, ma vogliono dal segretario garanzie sulla legislatura e sul governo che dovrà andare avanti con la stessa squadra. Prima di Natale Letta ha incontrato Draghi a palazzo Chigi, ma ovviamente non è entrato nel merito delle questioni. Tantomeno è pensabile che il segretario dem si sia confrontato con Draghi sui nomi di possibili premier alternativi. È però vero che la sola salita al piano nobile di Palazzo Chigi - dopo la conferenza stampa di fine anno del premier - rappresenta un segnale. Al pari di quelli che dà costantemente Salvini che con Draghi ha un’interlocuzione quasi quotidiana, anche se spesso a colpi di sms. Il pressing, che i senatori grillini riunitisi ieri hanno rinnovato su Mattarella affinché si dia disponibile al bis, è però la cartina di tornasole di ciò che si agita nel mondo grillino. Un’ansia che ha spinto Conte a proporre l’elezione di una donna anche di centrodestra nella speranza di mettere fuori gioco il Cavaliere e lasciare Draghi dov’è. Ma nomi alternativi, in grado di tenere assieme Colle e Palazzo Chigi, non ce ne sono, visto che la candidatura di Giuliano Amato piace solo a FI e ad una parte di Pd e M5S, e che Lega e FdI hanno già detto «no» al bis di Mattarella.


LA DIREZIONE
Prima di inoltrarsi nella trattativa, Letta deve compattare il partito nella riunione della direzione della prossima settimana in modo da mandare un messaggio chiaro e inequivocabile all’esterno su due punti: all’Italia “serve” un presidente della Repubblica dal profilo il più unitario possibile e che la legislatura deve arrivare alla scadenza naturale.

Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 19:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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