Quirinale, Salvini alza il prezzo: ipotesi premier politico e nuovo governo

L’irritazione degli alleati di centrodestra: «Matteo si muove come se fosse il leader»

Martedì 25 Gennaio 2022 di Marco Conti
Quirinale, Salvini alza il prezzo: l'ipotesi premier politico

Incontra tutti, da Draghi a Letta, passando per Conte e Meloni, per poi scoprire che il problema ce l’ha in casa ed è più o meno riassumibile nell’intenzione tutta leghista di barattare il “sì” a Mario Draghi al Quirinale con un governo radicalmente diverso e molto più “politico” dell’attuale. 

Quirinale, al primo voto due terzi di schede bianche.

Maddalena 36 voti, Mattarella 16, Cartabia 9

I SORDI
Una “voglia” che Matteo Salvini, forte del passo indietro di Silvio Berlusconi, ha declinato nel colloquio che ieri ha chiesto e ottenuto con il presidente del Consiglio. «Un dialogo tra sordi», sostengono dalla Lega, ruotato sulle rassicurazioni che il leader del Carroccio cercava a Palazzo Chigi. Nel mirino di Salvini non c’è solo la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, alla quale attribuisce gli sbarchi di migranti. Coinvolge più o meno tutta la delegazione di centrodestra, al punto che lo spinge a non archiviare l’idea del governo dei segretari di partito. Una «netta discontinuità», quella che chiede Salvini, che il premier non può e non intende garantire. Non può perchè la Costituzione non prevede che un presidente del Consiglio possa parlare da Capo dello Stato prima di essere eletto o, peggio, fare promesse confidando nell’elezione. Ma Draghi non intende neppure avallarle perché a tutti i leader di partito con i quali ha interloquito ieri - Letta e Conte - ha consigliato prudenza nello stravolgere un esecutivo fatto di ministri alle prese con la complicata attuazione dei progetti del Pnrr e che compongono una “narrazione” virtuosa che sinora ha permesso agli investitori e ai mercati di confidare sull’Italia. 

Cambiare tutto, quando tra un anno si dovrà di nuovo rifare un nuovo governo dopo le elezioni politiche, è un consiglio che Draghi dà ai leader impegnati nella trattativa senza andare oltre. Non entra nei nomi dei presenti o dei futuri ministri. Non intende intaccare le prerogative dei partiti e del Parlamento dove muoiono e nascono i governi. Compreso, ovviamente, l’attuale che può essere cambiato - premier compreso - non solo qualora Draghi dovesse andare al Quirinale.

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Resta il fatto che il leader della Lega ha concluso il colloquio scuro in faccia e in tasca il consiglio di scegliere un premier politico se si vuole dare un carattere diverso al nuovo esecutivo. Una soluzione, quella di affidare ad un politico “navigato” di lunga esperienza, che piace ad una parte della Lega, al Pd, ma che trova i 5S divisi tra coloro che alzano le spalle e chi vorrebbe sottoporre l’esecutivo alla piattaforma.
Il pessimo umore del leader leghista, non ha impedito ai suoi alleati di scagliarsi contro Salvini «che tratta per noi sul governo» (FI) e che «va a colloquio con Draghi senza nessuna delega» (FdI). Ma l’irritazione dei due alleati si trasforma in preoccupazione per il Pd di Enrico Letta che da giorni lavora ad una candidatura per il Colle che permetta di raccogliere le stesse forze che ora sostengono il governo e che dovrebbero votare anche il nuovo. Il nome di Draghi corrisponde all’identikit, ma al Nazareno non si escludono alternative. Piuttosto si sta cercando di spiegare a Salvini, e a tutta la Lega, che stravolgere il governo complicherebbe l’intesa rischiando di renderla meno credibile anche in Parlamento. 

Anche se era noto come fosse poco probabile che si sarebbe arrivati ad un accordo prima di giovedì - quando basterà la maggioranza semplice per eleggere il nuovo Capo dello Stato - la voglia di Salvini di riscattare il calo delle percentuali della Lega cambiando il governo, rischia di compromettere non solo il trasloco di Draghi al Colle, ma la stessa tenuta della legislatura. L’affievolirsi nella maggioranza dell’iniziale entusiasmo, Draghi lo ha avvertito da tempo. Il problema sono però gli impegni che l’Italia ha assunto a Bruxelles e con i partner europei e quel “vincolo esterno” rappresentato dalla enorme mole di debito pubblico che un anno fa ha spinto anche gli elettori del Nord della Lega - imprenditori e partite iva - a sostenere Salvini nella scelta di entrare al governo.

L’iniziativa politica di Draghi si ferma però a quella del “nonno” che consiglia il “nipote” e - non essendo il genitore - lo lascia libero di fare le proprie scelte riservandosi, ovviamente, quel classico “ti avevo avvisato”, che ora preoccupa e che sarà il tema della trattativa che si trascinerà sino a domani.
 

Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 00:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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