Il sabato della resa di Berlusconi ha due facce: l’arrabbiatura sua, che credeva fortissimamente all’auto-candidatura («I numeri li ho ma evidentemente non vengo creduto», ha ribadito ieri) e il sollievo dei suoi alleati che non credevano più o non hanno mai creduto nella corsa di Silvio. Il quale come massimo sfregio verso Salvini e Meloni - ora tutti lanciati nei ringraziamenti per il senso di «unità», di «responsabilità» e di «lungimiranza» dell’anziano patriarca - neanche s’è presentato al summit su Zoom del centrodestra e al suo posto ha mandato la Ronzulli a leggere un comunicato.
Quirinale, Salvini: «Da Berlusconi grande servizio all'Italia, ora centrodestra farà sue proposte»
L’INVISIBILE
Fuori dal monitor Berlusconi anche nella riunione Zoom del primo pomeriggio con big e ministri forzisti. E fuori onda i presenti si chiedevano vicendevolmente mentre parlava il solo Tajani: «Ma tu lo vedi il Presidente sul video?», «No, Berlusconi non lo vedo», «Forse c’è ma boh, magari s’è assopito». O peggio: «Presidente siamo con te, qualsiasi cosa tu deciderai», dicono alcuni big azzurri rivolti al Presidente che non c’è. E sull’invisibile Berlusconi nella doppia Zoom-riunione si è scaricato anche lo sconcerto degli alleati. «Ma è mai possibile un gioco a nascondino così assurdo?», dice il centrista Osvaldo Napoli: «Questa vicenda è insieme grottesca e surreale, ha portato la coalizione di centrodestra ad affrontare la partita del Quirinale come un gioco delle ombre o un torneo parrocchiale di burraco». Molti forzisti: «L’Assente che si ritira è una farsa».
PALLOTTOLIERE
Ma lui che non voleva ritirarsi fino alla fine, prima di sparire («Non è che sta male?», è il dubbio di tanti che gli vogliono bene e notano che ha rinunciato ad andare anche al Parlamento europeo per la successione a Sassoli) continuava a dire: «Oltre ai 450 voti del centrodestra ne ho raccolti altri 50. Arrivare da 490 a 505, nella quarta votazione e senza giganti in campo o almeno io di colossi non ne vedo nessuno, è un gioco facile». Il gioco a cui Salvini e Meloni non hanno creduto. Ma giura uno degli uomini più vicini e fedeli al leader azzurro: «Il problema di Berlusconi non sono stati in questa vicenda Salvini e Meloni, ma il fatto che il Presidente ha visto l’Italia tornare indietro alla stagione del più orrendo anti-berlusconismo. Ha tenuto di spaccare il Paese che è proprio quello che non vuole». Una cautela che, tra le varie altre, gli ha suggerito Gianni Letta e ancora una volta Berlusconi si è fidato del consigliere più prudente e leale. Non sbagliando.
E intanto è riuscito a tenere il Paese per un mese appeso alla sua persona. Ma non solo. Con il passo indietro ha dato altro spazio a se stesso, e il no a Draghi (che però a questo punto potrà dire: non c’è più la maggioranza di governo che mi sostiene e ciaone) ha fermato le manovre di Salvini e di Meloni che potevano virare su SuperMario e soprattutto senza Berlusconi al centro la sinistra si disunisce avendo come unico collante l’anti-berlusconismo e insomma il ritiro del Cavaliere ha portato scompiglio nel cosiddetto «campo largo» rossogiallo perché offre una sponda a Conte che Draghi non lo vuole proprio a differenza di Renzi. Silvio del resto anche quando perde non perde mai del tutto.