Renzi riparte dalla legge elettorale: «Studiamo il modello alla tedesca»

Mercoledì 3 Maggio 2017 di Alberto Gentili
Renzi riparte dalla legge elettorale: «Studiamo il modello alla tedesca»
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ROMA Per prudenza tattica e perché non è ancora ufficialmente segretario, Matteo Renzi per ora resta alla finestra. Ma ha dato incarico a Ettore Rosato, capogruppo alla Camera, di imbastire una nuova trattativa sulla legge elettorale. Tant'è, che oggi il Pd chiederà di rinviare alla prossima settimana la presentazione del testo base in commissione Affari costituzionali di Montecitorio.
Rosato, accantonati il Mattarellum e (provvisoriamente) l'ipotesi di estendere l'Italicum al Senato, ha tirato fuori dal cilindro il sistema elettorale alla tedesca: soglia di sbarramento al 5% e parlamentari eletti per metà con il proporzionale e l'altra metà con collegi maggioritari, dove viene eletto il candidato che prende più voti. Una proposta che, in base ai primi sondaggi del capogruppo, incontra il favore di Forza Italia. Ma non dei Cinquestelle: «E' solo un mezzo che serve al Pd per fare l'inciucio con Berlusconi», tuona Alessandro Di Battista.
Il niet preventivo dei grillini impone a Rosato uno sforzo aggiuntivo per rastrellare consensi. In Senato, infatti, per far passare la legge non basterebbero i voti di Pd e forzisti. Pino Pisicchio, capogruppo del Misto, non chiude la porta: «Il sistema tedesco va bene, è il meno lontano dalla tradizione politica italiana. Ma credo sarà indispensabile un ritocco alla soglia di sbarramento, facendola scendere al 3%». Così, osserva un centrista, potrebbe arrivare anche il sì di Alleanza popolare di Alfano, «indispensabile per non destabilizzare la maggioranza di governo». E forse anche quello della Lega.
ITALICUM SULLO SFONDO
Sullo sfondo, però, resta in piedi l'ipotesi di trasferire al Senato l'Italicum rivisto e corretto dalla Consulta. Come? Introducendo il premio di maggioranza alla lista (e non alla coalizione) che raggiunge il 40% dei voti, stabilendo una soglia di sbarramento al 5% (attualmente a palazzo Madama è all'8%) e cancellando i capilista bloccati. «Tanto se si introducono i collegi fa lo stesso, basta mettere nei collegi sicuri i candidati preferiti dai leader...», dice una fonte accreditata. Ipotesi che dovrebbe incontrare il favore dei grillini, ma con più difficoltà il via libera di Silvio Berlusconi.
Questa accelerazione sulla legge elettorale, che arriva pochi giorni dopo l'appello del capo dello Stato a fare presto, non sembra preludere a un nuovo tentativo di Renzi di andare a elezioni anticipate. «Ormai i tempi sono sempre più stretti...», osserva il presidente del Pd, Matteo Orfini. «E poi Matteo ormai ha preso il passo dell'alpino, rinunciando a quello dello scattista», chiosa Matteo Richetti, braccio destro del ri-segretario. In più, osservano al Nazareno, «non porta bene parlare di elezioni anticipate a ridosso della tornata amministrativa dell'11 giugno, quando andranno a votare in circa mille Comuni oltre 10 milioni di elettori».
Nel frattempo Renzi, che non ha ancora fatto il suo ingresso nella sede del Pd in attesa di veder ratificata la sua nomina domenica dall'assemblea nazionale, fa le riunioni al bar insieme a Michele Anzaldi e ad altri fedelissimi. E studia il piano di rendere il Pd «sempre più inclusivo».
«Il populismo si batte con il popolo. Farò una grande coalizione con i cittadini e non con i presunti partiti che non rappresentano neppure se stessi», ha detto Renzi domenica sera. E vuole dare corpo al progetto di «un partito radicato tra la gente», stringendo «un legame forte» con associazioni di volontariato, «corpi intermedi, etc». Sindacati inclusi, complice il dramma della vicenda Alitalia. Obiettivo: raggiungere il 40% (la soglia oltre la quale scatta il premio di maggioranza con l'Italicum) e scongiurare le larghe intese post-elettorali. Ma di questo il segretario, che sta per mandare alle stampe il suo libro Avanti, parlerà domenica durante il suo discorso all'Assemblea nazionale in cui Orfini dovrebbe essere confermato presidente.
ASSEMBLEA BLINDATA
Il parlamentino dem, grazie al lavoro certosino compiuto da Luca Lotti e da Lorenzo Guerini al momento della compilazione delle liste congressuali, è ancora una volta blindato a favore del segretario. Con il 70% incassato alle primarie, Renzi non teme agguati. Potrebbe andare avanti anche se Dario Franceschini e Orfini dovessero voltargli le spalle.
Non è però questo lo spirito con il quale il leader del Pd intende aprire la nuova stagione «inclusiva» e «collegiale». Tant'è, che in segreteria Renzi potrebbe invitare i rivali Andrea Orlando e Gianni Cuperlo. «Ma non i loro rappresentanti, non ci stiamo a fare una segreteria lottizzata per quote correntizie», dice uno dei suoi fedelissimi.
Di sicuro nello stato maggiore dem entrerà Richetti come portavoce, l'economista Tommaso Nannicini (l'estensore del programma), Anzaldi responsabile della comunicazione, Matteo Ricci al settore enti locali. Più qualche sindaco per dimostrare il radicamento sul territorio: Ciro Bonaiuto (Ercolano), Davide Galimberti (Varese), Giuseppe Falcomatà (reggio Calabria).
Alberto Gentili
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Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 08:01

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