Presidenti di Camera e Senato, come funziona l'elezione e i favoriti. La Russa a Palazzo Madama e Molinari a Montecitorio

L'elezione della seconda e della terza carica dello Stato sarà il primo compito del nuovo parlamento: meccanismi diversi tra le due camere

Mercoledì 12 Ottobre 2022 di Fausto Caruso
Presidenti di Camera e Senato, come funziona l'elezione e i favoriti. La Russa a Palazzo Madama e Molinari a Montecitorio
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Iniziato il countdown per la prima riunione delle camere. Domani 13 ottobre alle 10 cominceranno i lavori della nuova Camera dei Deputati e mezz'ora più tardi quelli del Senato. I neoeletti siederanno in un emiciclo ridotto dal taglio dei parlamentari che ha lasciato vuote le ali delle due aule. A dirigere i lavori a Montecitorio sarà Ettore Rosato, il più anziano tra i vicepresidenti della scorsa legislatura rieletto. Al Senato il compito spetta al più anziano: in ordine Giorgio Napolitano (presenza difficile), Liliana Segre (probabile) e Silvio Berlusconi (possibile sorpresa). Compito in classe del primo giorno: eleggere i nuovi presidenti.

I meccanismi sono diversi tra le due aule, cosa che dovrebbe portare la fumata bianca prima a Palazzo Madama e poi a Montecitorio. Salvo sorprese dell'ultimo secondo, i nomi sembrano già decisi.

Camera

Lo scranno più alto della Camera dei Deputati pare destinato alla Lega. Il nome designato è quello di Riccardo Molinari, 39 anni, piemontese di Alessandria, prima di entrare in politica era avvocato. Vanta una carriera più che ventennale nel partito fondato da Umberto Bossi, al quale è iscritto dal 1999 e di cui è stato anche vice segretario tra il 2014 e il 2016 sotto la leadership di Matteo Salvini. La sua prima elezione fu nel consiglio regionale piemontese nel 2010 sotto la giunta di Roberto Cota: dichiarato ineleggibile nel 2012, l'anno successivo viene comunque nominato assessore agli Enti Locali e alla Sicurezza. Il suo ingresso in Parlamento data alla scorsa legislatura, in cui viene eletto alla Camera e subito nominato capogruppo leghista a Montecitorio. Tra il luglio 2018 e l'agosto 2019 è anche membro del Copasir. Annoverabile fino a poco fa tra i salviniani di ferro, il sostegno al segretario si è fatto meno adamantino dopo le ultime scelte, come la compartecipazione alla caduta del governo Draghi. Non è comunque tra gli avversari interni del Capitano e averlo alla Camera sarebbe per Salvini una garanzia e un grosso punto a favore nella difficile partita a scacchi che si sta rivelando la formazione del nuovo governo.

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Per occupare il nuovo ruolo Molinari dovrà comunque aspettare almeno la mattinata di venerdì 14 ottobre. Il regolamento della Camera prevede infatti che per le prime tre votazioni occorra la maggioranza dei due terzi (dei componenti alla prima, dei votanti alle altre due) per eleggere il presidente. A meno che il centrodestra non riceva un improbabile assist dalle opposizioni, Molinari dovrà quindi attendere il quarto scrutinio, dal quale è sufficiente la maggioranza assoluta (201 deputati nella nuova assemblea ridotta), che è tranquillamente in mano alla coalizione vincente.

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Senato

Dopo essersi vista bocciare dagli alleati la cortesia istituzionale di concedere una delle due presidenze delle camere alle opposizioni, Giorgia Meloni ha prenotato per Fratelli d'Italia la seconda carica dello Stato. Il nome favorito per la presidenza del Senato è quello di Ignazio La Russa, cofondatore di FdI, di cui è stato anche presidente, e fedelissimo della premier in pectore. Avvocato siciliano, la sua militanza politica parte dal Movimento Sociale Italiano, per poi passare ad Alleanza Nazionale, confluita nel Popolo delle Libertà di Berlusconi, e infine a Fratelli d'Italia. In parlamento dal 1992 e ministro della Difesa tra il 2008 e il 2011 nel quarto governo Berlusconi, nel curriculum vanta già la vicepresidenza di entrambe le camere. Domani potrebbe salire finalmente sullo scranno più alto del Senato, in cui è entrato per la prima volta nel 2018 dopo 26 anni a Montecitorio.

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A differenza di Molinari, l'elezione di La Russa potrebbe arrivare già nella serata di domani, visto il procedimento più spedito previsto dal regolamento del Senato. A Palazzo Madama basta infatti la maggioranza assoluta dei componenti (101 in questo caso, o 104 contando anche i sei senatori a vita) fin dalla prima votazione. Alla terza diventa la maggioranza assoluta dei votanti conteggiando anche le schede bianche e se nemmeno così non viene eletto nessuno si procede con il ballottaggio tra i due candidati più votati.

Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 07:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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