Premierato, dal modello Westminster al sindaco d'Italia: cos'è e chi mette d'accordo

Mercoledì 10 Maggio 2023 di Francesco Bechis
Premierato, dal modello Westminster al sindaco d'Italia: cos'è e chi mette d'accordo

E' l'unico punto di caduta possibile.

La chance per allargare oltre il perimetro della maggioranza l'agenda delle riforme costituzionali del governo Meloni.

Sul sistema del premierato, cioè l'elezione diretta del premier da parte dei cittadini, sembra convergere un fronte non confinato al solo centrodestra. D'accordo il Terzo Polo - Azione e Italia Viva almeno su questo si intendono ancora - contrari Pd e Cinque Stelle, per ora.

COSA SI INTENDE PER PREMIERATO?

Un chiarimento, anzitutto. Cosa si intende per premierato? In breve, il termine indica una forma di governo che non si distanzia di molto da quella delle grandi democrazie parlamentari. Ovvero governi di legislatura, solitamente costruiti sulla forma di coalizioni, guidati dal leader del partito più votato, sulla base di un accordo pre-elettorale. 

Fin qui il formato "base" del premierato. Che però a seconda dei Paesi e delle sensibilità politiche può declinarsi in modi diversi. E' il caso del "Sindaco d'Italia" caro ai renziani: l'elezione diretta del capo del governo e lo scioglimento automatico delle Camere in caso di dimissioni o sfiducia. Per tornare indietro nel tempo, di premierato parlò anche l'Ulivo, era il 1996, proponendo allora la semplice indicazione del premier sulla scheda elettorale al posto di un'elezione diretta.

IL PIANO DEL GOVERNO

Ammesso che il premierato possa davvero risultare «la soluzione più gradita alla maggioranza delle forze in Parlamento», come ha detto il vicepremier Antonio Tajani a margine degli incontri alla Camera, resta da capire che forma prenderà il "modello italiano" annunciato dalla premier Giorgia Meloni.

E' certo, e di questo non fa mistero, che il centrodestra consideri un presupposto fondamentale l'elezione diretta del capo del governo. Un antidoto, questa almeno è la convinzione, alla cronica instabilità italiana che da decenni è dietro al valzer di premier a Palazzo Chigi, quasi mai longevi quanto la legislatura (il record è ancora di Silvio Berlusconi, 2001-2005-6). Il diavolo però è nei dettagli. E siccome non esistono corrispettivi esteri - in nessun Paese europeo è prevista l'elezione diretta del premier, sperimentata fuori dall'Ue, ma solo per pochi anni, da Israele - il modello è da limare guardando in casa.

L'elezione dei sindaci è il modello più alla portata, quello cui guarda il Terzo Polo. Ma nasconde un intrigo: il doppio turno. E non è un mistero che per il centrodestra italiano - ma per la destra in generale - il ballottaggio sia quasi un tabù, perché permette al secondo turno di formare una coalizione di blocco per sbarrare la strada per il governo (ne sa qualcosa in Francia Marine Le Pen).

IL MODELLO WESTMINSTER

Un esempio da fuori ovviamente c'è. Parliamo del modello inglese, anche noto come "modello Westminster". Anche qui però, non è prevista l'elezione diretta del capo del governo. E' invece consuetudine centenaria, questo sì, che l'inquilino di Downing Street sia il leader del partito candidato già prima del voto a guidare l'esecutivo.

Una legittimazione popolare che certo non dispiace alla destra italiana. Piace meno al centrodestra nostrano invece la possibilità, presente nel sistema politico inglese, di un avvicendamento del premier senza passare dalle urne. Esemplare il caso di Boris Johnson, che l'estate scorsa ha lasciato il posto prima a Liz Truss e poi all'attuale Rishi Sunak.

Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 18:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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