Bersani: «Bravo Renzi, crea movida. Ma avrà bisogno di tutti»

Lunedì 17 Marzo 2014 di Sonia Oranges
Pier Luigi Bersani
Accolto da una standing ovation dalla platea di Fabio Fazio, nella sua prima uscita ufficiale dopo la malattia e il ritorno in Parlamento, l’ex leader democratico Pier Luigi Bersani ha promosso il segretario e presidente del Consiglio Matteo Renzi, promettendogli sostegno e lealtà: è bravo, fa movida, ma avrà bisogno dell’aiuto di tutti. A patto che accetti qualche consiglio, a cominciare dalla modifica dell’Italicum: «Se l’operazione economico-sociale messa in campo mi convince, lo fa molto meno la riforma elettorale. Deve essere migliorata». A proposito della parità di genere, Bersani ha ricordato che «se non avessi stabilito una norma di parità per le primarie, il partito non avrebbe eletto tante donne». E ancora: «Io sono per collegi uninominali, ma posso anche pensare a doppia preferenza di genere. Basta che non riproponiamo un Parlamento di nominati. Come pure: se un partito prende un consistente premio di maggioranza con il contributo di liste che non arrivano al 4% e non eleggono deputati, come le convinci a presentarsi: gli dai sottosegretari, nomine, li compri? Pur in un meccanismo maggioritario chi concorre al premio di maggioranza deve avere una presenza in Parlamento».





L’OBIETTIVO

L’ex segretario dubita che eventuali modifiche possano minare l’obiettivo di riformare le norme per il voto: «Va bene cercare di fare accordi con tutti. Ma su alcuni punti determinanti, non c’è ragione politica o di merito per cui Berlusconi debba avere necessariamente l’ultima parola. Non credo che la legge salti. I numeri ci sono. Tolto l’alibi del Porcellum, la legge si farà. Speriamo senza dovercene pentire al primo giro elettorale».





Sotto accusa pure la soglia dell’8% per chi corre da solo: «Una soglia sconosciuta altrove in Europa, salvo forse che in Turchia». Per il resto, Renzi è stato promosso a pieni voti: le sue misure rientrano «nel programma elettorale del Pd, anche grazie a risorse lasciate da Letta», e la missione che ora lo impegna in Europa per avere maggiori margini di movimento «è sacrosanta perché abbiamo argomenti veri» e perché a Bruxelles devono ricordarsi che «se il debito italiano casca si porta dietro l’Europa», e che sin qui «abbiamo sottoscritto tutti i patti che ci strangolano, a cominciare dal fiscal compact: cure da cavallo che ammazzano il cavallo». Dando fiato all’antieuropeismo che in Italia ha soffiato prima che altrove, anche grazie al M5S: «Adesso anche a loro serve proposta. C’è una parte aperta al dialogo, ma ha poco spazio di dibattito. E’ un guaio serio».

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