Quota 41 con uscita a 61-63 anni, la riforma strutturale delle pensioni per superare la Fornero

Verranno confermate le misure per Opzione donna e Ape sociale

Venerdì 4 Novembre 2022
Quota 41 per superare la Fornero, poi riforma complessiva delle pensioni. Calderone: «Cambierà anche il Reddito»

Il numeretto “magico” della riforma delle pensioni sarà il 41.

Come gli anni di contribuzione che saranno considerati sufficienti per lasciare il lavoro una volta maturati. Ma alla sua prima applicazione quota 41 sarà “calmierata”. Cosa significa? Che per poter lasciare il lavoro una volta compiuti i 41 anni di contributi versati, sarà necessario aver raggiunto anche una certa età anagrafica. Quale è ancora presto per dirlo. L’asticella oscilla tra 61 e 63 anni, anche se la spinta è per fissarla a 61. All’Inps sono state chieste varie simulazioni per capire i costi della misura. Una riforma che sarà «strutturale», ha spiegato ieri il ministro del Lavoro Marina Calderone dopo il primo incontro con le parti sociali. Le misure sulle pensioni sono state definite «urgenti» dallo stesso ministro per evitare che a gennaio del 2023 si determini uno “scalone” di uscita con il ritorno alle regole canoniche della legge Fornero, ossia il pensionamento con 67 anni di età. Ma la riforma strutturale, ha spiegato Calderone, ha bisogno di tempo per essere scritta bene, per evitare che accada proprio quello che è successo alla Fornero che ha dovuto mettere per ben 8 volte una “pezza” attraverso dei decreti di «salvaguardia» per una serie di lavoratori esodati lasciati a casa senza stipendio e senza pensione.

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IL PASSAGGIO
 

Comunque sia, nella prossima legge di Stabilità ci sarà anche la conferma di altre due misure oggi in vigore ma in scadenza a fine anno: Opzione donna e l’Ape sociale. Per quanto riguarda la prima, permette il pensionamento a 58 anni con 35 di contributi per le donne, ma a patto di accettare un ricalcolo contributivo dell’assegno previdenziale. Significa una pensione strutturalmente più bassa di circa il 20-25 per cento. La seconda misura è la conferma dell’Ape, ossia di un assegno di accompagnamento alla pensione per chi ha compiuto 63 anni (avendone 30 o 35 di contributi) e che è impiegato in attività gravose. Nella manovra dovrebbe entrare anche il “premio” per chi ritarda l’uscita dopo i 63 anni. Una misura rivolta soprattutto al pubblico impiego a partire dai medici. Con le parti sociali, ha detto ieri il ministro Calderone, ci sarà «un percorso di lavoro che non si esaurisce con la finanziaria, ma un percorso di legislatura. I temi sono tanti, verranno affrontati con costanza e pragmaticità». Riteniamo importante l’incontro tra ministero del Lavoro e parti sociali a pochi giorni dell’insediamento del nuovo governo, ha commentato il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra.
 

LE REAZIONI
 

Per il numero uno della Cgil, Maurizio Landini, quello di ieri «è stato un primo incontro per conoscerci, non siamo grado di esprimere un giudizio di merito. Per esprimere un giudizio complessivo», ha detto, «verificheremo la legge bilancio». Ci sono «alcune emergenze» da affrontare, ha commentato Paolo Bombardieri della Uil, come «recuperare il potere d’acquisto, prevedere la detassazione degli aumenti contrattuali e delle tredicesime, dare risposte immediate sulle pensioni e sulla sicurezza sul lavoro. Abbiamo chiesto alla ministra di attivare tavoli settoriali». Sulla riforma delle pensioni, ha detto invece Paolo Capone dell’Ugl: «Urge prorogare Ape sociale, Opzione donna e Quota 102, cui dovrebbero aggiungersi Quota 41 per la sola anzianità contributiva».

Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 18:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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