Da Eni a Leonardo, il giorno delle nomine. Le scelte di Meloni e le rassicurazioni di Salvini, «niente divisioni»

Martedì 11 Aprile 2023 di Francesco Bechis
Da Eni a Leonardo, il giorno delle nomine. Le scelte di Meloni e le rassicurazioni di Salvini, «niente divisioni»

La partita delle nomine entra nei minuti di recupero. Dopo settimane di trattative sotto traccia tra i leader della maggioranza, il risiko dei vertici delle partecipate di Stato inizia a prendere forma.

IL RISIKO

Eni, Enel, Terna, Leonardo, Poste, Ferrovie.

Nel menù del Consiglio dei ministri che licenzierà il primo Def (Documento di economia e finanza) del governo Meloni c'è anche una prima bozza di accordo sui manager ai vertici delle società strategiche. Una lista provvisoria che il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti porterà con sé sul volo per Washington DC, alla riunione del G7 Economia in programma domani.

È stata una Pasqua operativa quella appena trascorsa dai vertici del governo. Intervallata da telefonate, riunioni Zoom, faccia a faccia. Tra questi, un veloce incontro tra Salvini e Giorgetti all'aeroporto di Fiumicino. Per Forza Italia, con Silvio Berlusconi impossibilitato dal ricovero, è Gianni Letta a trattare al tavolo di maggioranza. 

IL METODO MELONI

Una trattativa che sembra aver confermato le premesse, almeno sul metodo. Sugli Ad di alcune tra le principali partecipate da rinnovare, l'ultima parola spetta a Giorgia Meloni. La premier ha deciso di gestire in primissima persona il dossier. A costo di scontentare qualcuno perfino nel suo stesso partito. Niente strappi, ché la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) entrata nel vivo richiede mano ferma e competenze ai vertici delle società che dovranno mettere a terra i miliardi dei fondi Ue per la ripresa. Ma neanche il semplice status quo, che poco si addice a un governo politico nato nel segno della discontinuità. 

Una richiesta Meloni l'ha resa esplicita fin da subito. Quando, inaugurando la "Sala delle donne" alla Camera dei deputati per la festa dell'8 marzo, ha espresso un desiderio: la nomina della prima donna amministratore delegato di una società partecipata. Più di un desiderio, stando agli ultimi rumors. La prima top manager in rosa potrebbe infatti avere il volto di Giuseppina di Foggia, oggi Ceo di Nokia Italia, secondo indiscrezioni di stampa.

DIFESA ED ENERGIA

Altrove, Meloni ha chiesto e ottenuto continuità. È il caso fra gli altri della riconferma di Claudio Descalzi come Ad dell'Eni. È infatti probabile un quarto mandato del top manager al timone del Cane a Sei Zampe (un record che lo renderebbe l'Ad più longevo del colosso di Stato, superando perfino il fondatore Enrico Mattei).

Non è un mistero del resto che in questa fase, con la crisi energetica ancora in agguato e l'Italia alla ricerca di vie alternative al gas russo, l'Eni ricopra un ruolo strategico per il governo. E soprattutto per il "Piano Mattei" che Meloni, insieme a Descalzi, ha iniziato a delineare insieme al vicepremier Antonio Tajani nelle tappe diplomatiche lungo il Mediterraneo, il Nord Africa e l'Africa subsahariana, per ultima la visita di Stato in Etiopia che attende la premier italiana venerdì e sabato prossimo.  

Altra azienda strategica è in questa fase Leonardo. La guida del campione della Difesa italiana, finora nelle mani di Alessandro Profumo, ha i riflettori puntati del mondo diplomatico non solo italiano ma anche transatlantico, mentre l'Italia si appresta (anche nel Def licenziato oggi) a un aumento della spesa nella Difesa con l'obiettivo di raggiungere, il prima possibile, il target del 2 per cento del Pil nella spesa militare richiesto dalla Nato.

È noto da tempo che Meloni abbia pensato a un ruolo da protagonista, ai vertici di Piazza Monte Grappa, di Roberto Cingolani. Ex ministro della Transizione ecologica con il governo Draghi, il fisico che ha guidato a lungo l'Istituto italiano di tecnologia di Genova è voce assai ascoltata a Palazzo Chigi e potrebbe avere uno spazio nel nuovo assetto dell'ex Finmeccanica.

GLI ALLEATI

Il metodo, dunque. Se Meloni ha mantenuto per sé la regia sulle scelte degli Ad, ha nondimeno lasciato spazi agli alleati di FI e Lega nell'indicazione dei presidenti delle principali partecipate. Ruoli delicati e certo non confinati alla semplice rappresentanza, solitamente ricoperti da figure dall'alta esperienza istituzionale e con una rete di rapporti internazionali. Qui gli alleati a Palazzo Chigi potranno far valere le loro ragioni. Tra le poltrone attenzionate, la presidenza dell'Enel per cui da Forza Italia era stato inizialmente fatto il nome di Paolo Scaroni, ex Ad di Eni, mentre la Lega preferirebbe un nome "interno". Trattative in corso, fino all'ultimo minuto. Ma senza tensioni, assicura oggi Salvini smentendo i retroscena di stampa, «fantasie, chiuderemo la partita in totale serenità».

Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 09:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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