Minacce da Zagaria, niente più scorta al giornalista Sandro Ruotolo

Domenica 3 Febbraio 2019 di Gigi Di Fiore
Minacce da Zagaria, niente più scorta al giornalista Sandro Ruotolo
È il 4 maggio del 2015, quando Sandro Ruotolo viene convocato in tutta fretta dai carabinieri per essere informato di un'intercettazione ambientale che lo mette a rischio. È Michele Zagaria, l'ultimo esponente della cupola della mafia dei Casalesi arrestato, a parlare nel carcere milanese di Opera nel colloquio con la sorella. «Come si permette di infangarmi? Lo voglio squartato vivo» dice. È l'allarme, che fa scattare il servizio di scorta al giornalista, allora vice direttore di «Servizio pubblico», la trasmissione televisiva di Michele Santoro. Quasi 4 anni dopo, dall'Ucis, l'ufficio del ministero dell'Interno che dispone le vigilanze, filtra l'indiscrezione che Ruotolo è tra le persone cui verrà revocata la scorta. Una vigilanza di livello quattro (auto normale più due carabinieri), che ha sostituito il livello tre (auto blindata più due carabinieri) dei primi 3 anni. Cosa scatenò l'ira di Zagaria? L'intervista televisiva del giornalista al collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, poi scomparso, che accennava a rapporti di Zagaria con esponenti dei servizi segreti. Circostanza che il capocamorra considerava «infamante».

Il Viminale ritiene ora sfumato il pericolo per Ruotolo. Aveva dichiarato, nella sua visita ad Afragola del 18 gennaio, il ministro Matteo Salvini: «Stiamo verificando le scorte assegnate, sulla base di criteri tecnici, non politici». La verifica è iniziata e, secondo le indiscrezioni, Sandro Ruotolo è tra gli interessati alla revoca. Il giornalista risiede a Roma e, per questo, dovrà essere il Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza della Prefettura capitolina a dare un parere definitivo. Ma sembra che il Viminale consideri sconfitto il nucleo storico dei Casalesi, inesistente la sua pericolosità in assenza di successori in grado di eseguire le minacce di Zagaria. Determinanti saranno le relazioni investigative.

Come presidente dei cronisti campani e presidente del Comitato d'inchiesta sulla criminalità istituito dal Comune di Napoli, Ruotolo ha informato i vertici del sindacato dei giornalisti e il sindaco Luigi De Magistris. Immediate le reazioni. La Fnsi ha scritto al premier Giuseppe Conte: «Levare la scorta a Ruotolo sarebbe una scelta incomprensibile e pericolosa, che lo metterebbe in condizione di non proseguire nell'impegno di questi anni». E aggiunge il sindaco De Magistris: «Mi sembra strano che, proprio in un momento di forte impegno professionale di Ruotolo, da parte dei vertici del Viminale venga meno la protezione personale». Parla invece di «vendetta di Stato» il segretario di Dema, Enrico Panini, ricordando le inchieste di Ruotolo per Fanpage sul sistema di comunicazione del ministro Salvini. Andrea Orlando del Pd e Pietro Grasso di Liberi e uguali chiedono spiegazioni. E il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, dice: «Si devono proteggere i giornalisti esposti. Sandro è uno di questi. Nel rispetto delle istituzioni, io sto con Sandro». Lui, Ruotolo, è nella sua casa romana. Evita dichiarazioni polemiche. Ma chi lo conosce, sa che continuerà il suo attuale lavoro per Fanpage e il suo impegno in giro per l'Italia. Anche se, in caso di revoca della scorta, con qualche timore in più.
Ultimo aggiornamento: 14:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci