Migranti, la richiesta di Tajani alla Ue: «Per l'Africa 100 miliardi». Il piano speciale su flussi e Ong.

Dossier al tavolo dei ministri degli Esteri. «Ponti aerei verso gli Stati di bandiera delle navi che trasportano i migranti»

Lunedì 14 Novembre 2022 di Alberto Gentili
Migranti, la richiesta di Tajani alla Ue: «Per l'Africa 100 miliardi». Il piano speciale su flussi e Ong
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Oggi a Bruxelles, Antonio Tajani squadernerà sul tavolo europeo il lungo cahier de doléances dell’Italia sull’emergenza migranti. Il ministro degli Esteri, che è riuscito a imporre il dossier al vertice Ue, porrà ai colleghi europei «un problema politico»: «Serve un coordinamento Ue vero ed efficace dei flussi migratori. L’Italia non può essere lasciata sola». In più, Tajani solleciterà l’adozione di «regole certe» per le navi Ong e un «piano Marshall per l’Africa da oltre 100 miliardi», in modo da «estirpare all’origine» le ragioni degli esodi che portano centinaia di miglia di persone a lasciare il continente africano.

Il ministro degli Esteri, nel suo discorso, cercherà di by-passare lo scontro con Parigi. «Non vado lì ad aizzare gli animi», ha anticipato al Messaggero, «vado a Bruxelles per far capire che serve più Europa.

Il problema non è Parigi, non è Berlino. E’ la mancanza di regole e di una concreta solidarietà nella redistribuzione dei migranti». Redistribuzione che «non ha funzionato e non funziona. Tant’è, che su 90mila persone sbarcare in Italia, solo 117 su 8mila ne sono state ricollocate».

Dal vertice non si attendono risposte concrete, queste arriveranno (forse) a fine novembre al Consiglio dei ministri degli Interni. Tajani però comincerà a istruire la pratica delle regole per le navi Ong. La prima: il natante dovrà fare rotta verso lo Stato di bandiera. La seconda: se ciò non sarà possibile (molte navi sono tedesche o di Paesi del Nord) lo Stato di bandiera delle imbarcazioni delle Ong «dovrà farsi carico» delle persone salvate in mare. Come? «Con un ponte aereo per portare in patria i naufraghi», dice una fonte di governo, «oppure concordando con il Paese di primo approdo un impegno per la redistribuzione immediata delle persone salvate». In questo caso, con queste garanzie, l’Italia potrebbe autorizzare gli sbarchi nei propri porti. Di certo, «lo Stato dovrà esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera». Perché, come dirà Tajani oggi a Bruxelles, «le Ong non possono fare i taxi del mare, con appuntamenti nel Mediterraneo con i trafficanti. E non devono essere utilizzate dagli altri Stati europei per permettere ai loro mercantili di mantenere la rotta commerciale senza effettuare i salvataggi dei migranti».

Il ministro degli Esteri cercherà di affermare anche il principio che «l’Italia non è l’unico porto sicuro, non è il solo luogo dove far sbarcare» i naufraghi, «ci sono anche i porti francesi, maltesi, tunisini...». E, in base a questo schema, chiederà a Bruxelles di «adottare una politica migratoria comune».
«Più Europa» vale anche per l’Africa. «Va ripetuto il modello turco», dice Tajani. E alla Turchia, per fermare la rotta balcanica che metteva in ginocchio la Germania, l’Europa ha dato diverse decine di miliardi di euro. Ebbene, il ministro degli Esteri chiederà un «piano Marshall per l’Africa da oltre 100 miliardi. Per favorire lo sviluppo dei Paesi, fronteggiare i cambiamenti climatici che innescano carestie e alluvioni». «Nel 2050», spiega Tajani, «ci saranno in Africa più di tre miliardi di persone. Se non affrontiamo subito il problema ci saranno milioni di persone che si sposteranno verso Nord fuggendo a guerre, fame, povertà».

I CAMPI IN AFRICA
I fondi, nel breve periodo, servirebbero anche per allestire nel Nord del continente, in particolare in Tunisia e Libia, dei campi profughi (con presenza di organizzazioni umanitarie e forze militari europee) dove identificare i migranti e raccogliere le domande d’asilo. Poi, chi avrà diritto allo status di rifugiato, dovrebbe essere «redistribuito» tra i vari Stati europei. Con due risultati: i Paesi mediterranei dell’Ue non sarebbero più il luogo di sbarco e si metterebbe fine al massacro di migranti annegati in mare.

Ma il primo nodo da sciogliere è quello delle Ong. E siccome Germania e Francia le difendono, è difficile che passi la stretta chiesta dal governo italiano. Così, potrebbero essere riesumati da Roma i decreti Salvini che prevedevano maxi-multe e il sequestro delle navi. Oppure, per evitare di esacerbare lo scontro, si valuta di adottare il “codice di condotta” che nel 2017 l’allora ministro degli Interni Marco Minniti firmò assieme ad alcune Ong. Questo codice prevedeva diversi «impegni»: «Non entrare nelle acque territoriali libiche», non disattivare gli apparecchi di localizzazione (in modo da permettere alle autorità italiane di verificare la rotta delle navi), «non effettuare comunicazioni o inviare segnalazioni luminose per agevolare la partenza e l’imbarco di natanti che trasportano migranti». E l’impegno a ricevere a bordo, su richiesta delle autorità italiane, funzionari di polizia italiani.
 

Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 15:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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