Migranti, Conte: «Creare cellula di crisi Ue». Ungheria deferita alla Corte giustizia. I vescovi: basta clima di paura

Giovedì 19 Luglio 2018
Migranti, Conte: «Creare cellula di crisi Ue». Ungheria deferita alla Corte giustizia. I vescovi: basta clima di paura
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Il premier Giuseppe Conte chiede all'Unione europea di dotarsi di una cellula di crisi per affrontare l'emergenza migranti.

«È essenziale dotarsi da subito di un meccanismo Ue di gestione rapida e condivisa dei vari aspetti relativi alle operazioni di Search and Rescue» attraverso «una sorta di cellula di crisi» che abbia il compito di «coordinare le azioni» degli Stati «riguardo all'individuazione del porto di sbarco e dei Paesi disposti ad accogliere le persone soccorse. Il mio suggerimento è che tale meccanismo venga coordinato dalla Commissione europea (dalla dg Home, ad esempio)», scrive Conte nella lettera inviata il 17 luglio a Juncker e Tusk di cui l'agenzia Ansa ha ottenuto copia.

«Confermiamo di avere ricevuto due lettere dal premier italiano Giuseppe Conte e indirizzate» ai presidenti della commissione e del Consiglio europeo «Juncker e Tusk, lettere che fanno riferimento alle conclusioni del Consiglio». Così una portavoce della Commissione Ue, precisando che la Commissione «risponderà presto» alle missive. «Condividiamo - ha aggiunto - il senso di urgenza dell'Italia e siamo impegnati e determinati e dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo».

La Commissione Ue ha deferito intanto l'Ungheria alla Corte di Giustizia della Ue perché le sue leggi su asilo e rimpatri dei migranti non rispettano le norme Ue. Inoltre, ha avviato una procedura d'infrazione per la cosiddetta
legge 'Stop Soros', che criminalizza le attività a sostegno dei richiedenti asilo, perché viola «le leggi Ue, la carta dei
diritti fondamentali e i Trattati».

«Salvataggio di vite in mare sì, comunque e sempre. E insistere con l'Europa, ribadendo che l'Italia è un Paese dell'Europa, altrimenti l'Europa così non ha senso». Lo ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, durante la cerimonia del ventaglio. Fico ha ricordato di aver partecipato alla premiazione di alcuni ufficiali e marinai della Guardia Costiera per i salvataggi di vite umane. «Mi hanno raccontato storie incredibili, il salvataggio di vite umani è un atto importante su cui Italia mai si è tirata indietro e non si tira indietro». «Sono contento - ha aggiunto - delle parole del ministro Toninelli che in mare non esiste razza o sesso, e che le vite umane vanno comunque salvate. Sono parole che danno lustro a nostro Paese, parole importanti».

«Il Mediterraneo - ha detto ancora il presidente della Camera - è stato ed è un luogo di dolore e di ricerca di speranza. Non c'è dubbio che l'Italia sia stata lasciata sola; approdare in Italia non è stato approdare in Europa. Dalla scorsa legislatura si chiede al resto d'Europa di aiutare l'Italia. Quindi salvataggio di vite in mare sì, comunque e sempre. E insistere con l'Europa a ribadire che l'Italia è un Paese dell'Europa, altrimenti l'Europa così non ha senso». 

«Avvertiamo in maniera inequivocabile che la via per salvare la nostra stessa umanità dalla volgarità e dall'imbarbarimento passa dall'impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e
calpestata». A parlare sono i vescovi italiani in una nota ufficiale sulla questione dei migranti in cui chiedono a chiare lettere di passare «dalla paura all'accoglienza». Parole che arrivano dopo l'appello di uomini e donne di
Chiesa, dalle realtà di base legate ai missionari, come padre Alex Zanotelli, fino all'appello di qualche giorno fa, inviato agli stessi vescovi, da un centinaio di persone impegnate nella pastorale, docenti delle università pontificie, suore responsabili di congregazioni religiose, direttori di centri Caritas. Una lettera che sostanzialmente chiedeva forte alla Conferenza Episcopale Italiana di levare la sua voce contro il «razzismo dilagante».

La Presidenza della Cei oggi assicura: «Rispetto a quanto accade non intendiamo né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto». Richiamano l'immagine della profuga salvata in mare: «Gli occhi sbarrati e lo sguardo vitreo di chi si vede sottratto in extremis all'abisso che ha inghiottito altre vite umane sono solo l'ultima immagine di una tragedia alla quale non ci è dato di assuefarci. Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che, mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere, ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace». «Come Pastori della Chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né
volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi», sottolineano i vescovi.

I partner Ue hanno intanto espresso «forte preoccupazione» per la decisione dell'Italia, annunciata ufficialmente ieri al Cops (Comitato politico e di sicurezza), di non accettare più lo sbarco «automatico» nei suoi porti di chi viene salvato dalle unità della missione Eunavfor Med (Sophia) e per le sue conseguenze legali e operative. È quanto si legge nelle conclusioni della riunione del Cops svoltasi ieri a Bruxelles. I partner si sono comunque detti pronti ad approfondire la questione nella riunione fissata per domani.

Il Comitato politico e di sicurezza formato dai rappresentanti permanenti dei 28 Paesi Ue - secondo quanto si legge nel documento ha anche sottolineato «l'importanza strategica» della missione Sophia dopo aver ascoltato la relazione semestrale dell'ammiraglio Enrico Credendino. E dopo aver appreso della posizione dell'Italia, ha preso nota anche dell'intenzione, espressa dall'Alto rappresentante Federica Mogherini, di presentare rapidamente la revisione del piano strategico della missione e, conseguentemente, del piano operativo da parte del comando delle operazioni. Il Cops ha quindi deciso di riconvocarsi per domani, a quanto si è appreso, anche per dare il tempo all'Italia di chiarire meglio la sua richiesta.

 

Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 11:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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