Mes, il governo supera la prova del voto alle Camere, ma M5S fibrilla. Conte: «Avanti spediti»

Mercoledì 11 Dicembre 2019
Mes, il governo supera la prova del voto alle Camere, ma M5S fibrilla. Conte: «Avanti spediti»
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La spallata al governo fallisce, la maggioranza approva il mandato al premier Giuseppe Conte che a inizio 2020 dovrebbe portare alla firma del Meccanismo europeo di stabilità nell'ambito di un pacchetto di riforme che include l'unione bancaria. Ma il Parlamento diventa una bolgia. In Senato il M5S fibrilla e fa preoccupare gli alleati: si parla di un gruppo di «responsabili» di Fi pronti a mobilitarsi in soccorso della maggioranza.

Quattro senatori 5s, Stefano Lucidi, Francesco Urraro, Ugo Grassi e Gianluigi Paragone votano no. 

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Per almeno due di loro viene considerato vicino il passaggio alla Lega. «Porte aperte!», gongola Matteo Salvini, che contro il Mes scomoda la stella di David. Luigi Di Maio denuncia il «mercato delle vacche». A conti fatti, il governo ha 290 sì alla Camera, 165 al Senato: il Mes passa, ma non si può star tranquilli. Sono le due e mezza di notte, quando Enzo Amendola (Pd), Laura Agea e gli sherpa dei partiti di maggioranza, informato Conte, siglano l'intesa sulla risoluzione di maggioranza che deve dare il mandato al premier in vista del Consiglio europeo. 

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Di Maio ha limato fino all'ultimo le parole, per convincere i più dubbiosi tra i suoi: viene inserito il «pieno coinvolgimento delle Camere in ogni passaggio» in una logica di pacchetto su Mes, Bicc, Unione bancaria, che approfondisca i «punti critici» ed escluda restrizioni sui titoli sovrani detenuti dalle banche, puntando a introdurre un'assicurazione comune dei depositi. «Senza chiarezza non approviamo niente, vogliamo essere sicuri al 200%», sintetizza Di Maio per parlare ai pentastellati in agitazione. Poi parte per Tirana, lontano dal caos delle Camere. Da Bruxelles il presidente del Consiglio Ue Charles Michel assicura che si terrà conto del dibattito italiano. 

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E Bankitalia torna a rimarcare che il Mes non è un rischio per il nostro Paese: «non c'è» la ristrutturazione del debito che ci avrebbe danneggiati. Poi tocca a Conte, in Aula. «L'Italia non ha nulla da temere anche perché il suo debito è pienamente sostenibile», afferma. Il governo seguirà in ogni passaggio le indicazioni del Parlamento, promette. E contrattacca. Alla Lega e Fdi che hanno alzato il polverone (ma, osservano da Iv, anche a qualche 5s), risponde a muso duro: «Un dibattito molto confuso rischia di indurre il sospetto che siamo noi stessi a dubitare» del nostro debito e «questo può generare danno al risparmio degli italiani».

 
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Alcune posizioni svelano «il malcelato auspicio» di uscita «dall'euro-zona o, addirittura, dall'Ue», dice il premier attaccando Matteo Salvini. Subito la replica: «Nessuno è intenzionato ad uscire dall'euro, però il signor Conte non è autorizzato a firmare per mettere in pericolo gli italiani». In Aula, sia alla Camera che al Senato, i leghisti urlano «vergogna» a Dem e Cinque stelle. A Montecitorio ci si ferma ben sotto la maggioranza assoluta (291 sì, 221 no) e si contano 14 assenti M5s («Tutti giustificati», dicono dal gruppo). È un campanello d'allarme che fa tremare i polsi ai senatori di maggioranza. A Palazzo Madama si racconta di contatti con una pattuglia di «responsabili» del centrodestra: anche dal governo - riferiscono in ambienti Fi e Fdi - avrebbero sondato la loro disponibilità a uscire dall'Aula. Dalla Lega dicono di più: per quanti senatori Salvini potrà portare via a Di Maio, non basterà a far cadere il governo perché tanti azzurri sarebbero pronti a farsi avanti per puntellare la maggioranza e la legislatura. «Voto no, poi decido se lasciare il M5s», dice Stefano Lucidi.

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«Non mi riconosco più nelle politiche del Movimento», afferma Ugo Grassi. Con loro votano no Paragone e Urraro. Cinque senatori M5s non partecipano al voto. In tutto sono 5 assenti nella maggioranza (incluso Matteo Renzi che è all'estero). «È iniziato il mercato delle vacche», denuncia Di Maio. Salvini cita i professori contrari al Mes: «Spero che non gli mettano la stella gialla per marchiarli d'infamia. Hanno tolto lo scudo penale all'ex Ilva e lo mettono ai dirigenti del Mes». «Solo fake news», attacca Roberto Gualtieri. «Il governo e Conte hanno un mandato forte», esulta Nicola Zingaretti. «Da gennaio avremo un contratto fino a fine legislatura», ribadisce Di Maio. Ma sulla tenuta del M5s al Senato, oggi nessuno scommette.

 

Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 07:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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