Tre nomi in ballo, quelli che oggi Giorgia Meloni presenterà a Salvini e a Berlusconi come candidato presidente del Lazio, ma il nome vero è uno solo, quello che vuole la leader di FdI a cui spetta la scelta in questa Regione. Francesco Rocca, nella “rosa” con tre petali, è con ogni probabilità il petalo che escluderà gli altri due.
E comunque: oltre al favorito Rocca, gli altri due posti nella “rosa” che Meloni sta per presentare agli alleati potrebbero essere riservati a due meloniani doc, Trancassini (parlamentare e coordinatore di Fdi nel Lazio) e Procaccini (eurodeputato da sempre vicinissimo a Giorgia). Ma all’ultimissimo minuto al posto di uno dei due potrebbero entrare Chiara Colosimo o Fabio Rampelli, quest’ultimo forte oltre che di esperienza e riconoscibilità anche di sondaggi che lo darebbero stravincente contro il centrosinistra di D’Amato, anche se ieri alla festa del decennale di Fdi a chiunque lo avvicinasse il vicepresidente della Camera diceva scherzando a proposito delle Regionali: «Ah, ci sono le Regionali?». Intanto Meloni dal palco, prima di planare sulla questione Lazio, ha detto alcune cose rilevanti. Uno: «Io penso al Pil più che al consenso». Due: «Viste le difficoltà dei primi anni del nostro partito a un certo punto mi sono detta: evidentemente il problema sono io, e dovrei farmi da parte». Tre: «Ringrazio Berlusconi e Salvini, ottimi alleati che mi stanno rendendo il lavoro facile». Quattro: «Gli screzi con Macron? Non siamo alle elementari, si tratta di differenze politiche». Cinque: «I rave? Si potranno fare ma solo legalmente». Sei, e qui Giorgia alza il tono e ripete più volte lo stesso concetto: «Con il nostro governo è finita, è finita, è finita, l’Italia che si accanisce contro le persone perbene e finge di non vedere chi delinque. Le regole valgono per tutti e vanno rispettate da tutti». Legalità, italianità (con tanto di San Giuseppe di pelle nera che nel presepe vivente allestito in piazza da FdI dice: «Sono romano de Roma, so’ nato a Garbatella»), umore pop («Leggo poco i giornali, parlo molto con le persone per conoscere i loro problemi reali»): il profilo del capo del governo è sempre, e sempre di più, questo.
Il nodo
Ma il nodo Lazio è quello che appassiona molti dei presenti. La scelta Rocca, se reggerà fino all’ultimo istante, è una scelta non di tipo strettamente partitico (con la leader FdI si conoscono da tempo e hanno ottimi rapporti) ma tecnico-politico visto che da presidente (appena rieletto per la seconda volta con il 70 per cento dei voti internazionali e persino palestinesi e israeliani hanno votato all’unisono per lui) della Croce Rossa internazionale l’ex commissario dell’ospedale Sant’Andrea e di altre strutture sanitarie da risanare sta nell’universo politico e istituzionale da tempo e vanta relazioni e stima trasversali. «Lo so che tutti voi volete sapere subito - ha detto ieri Meloni dal palco della festa di Piazza del Popolo, in mezzo a un mare di gente dentro e fuori dal capannone - chi sarà il candidato del centrodestra nel Lazio. Io vi dico che lunedì uscirà il nome dalla “rosa” dei tre che sto per presentare agli alleati». E subito alla festa i ben informati assicurano ciò che anche ai piani altissimi di Forza Italia danno per scontato: «Si andrà su Rocca e speriamo non diventi un nuovo Michetti». Il che è improbabile secondo quelli che hanno visto gli ultimi sondaggi sul Lazio e sempre sotto il tendone dicono che FdI è al 35 per cento e che, in una campagna breve come questa (si vota il 12 e 13 febbraio) conterà la forza della leader, il traino del voto politico di settembre, il trascinamento dei candidati più che la notorietà personale del possibile presidente.