Meloni: «Ecco perché difendo Orban, non regaliamo alleati a Putin»

Sabato 17 Settembre 2022 di Mario Ajello
Meloni: «Ecco perché difendo Orban, non regaliamo alleati a Putin»
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«Orban ha vinto le elezioni e l'Ungheria è un sistema democratico in cui esiste lo strumento del voto». Giorgia Meloni dice così e cerca di ridimensionare e di spiegare la posizione di FdI all'Europarlamento in difesa di Viktor Orban e di quella che la Ue ha bollato come l'«autocrazia elettorale» ungherese.

La leader della destra è voluta tornare sull'argomento e ci è tornata cercando di spegnere una polemica che negli ultimissimi giorni di campagna elettorale può darle assai fastidio con tutto il Pd che le dà addosso descrivendola come una quinta colonna di Budapest e lanciando l'allarme sulla futura collocazione del prossimo governo italiano di centrodestra, se ci sarà, rispetto al quadro continentale. «Se si vota un documento contro l'Ungheria - incalza Meloni - lo si deve fare circostanziando le accuse. Il documento Ue è politico. Vorrei un'Europa in cui non ci fossero scelte sulla base della discrezionalità».

E ha scelto Radio anch'io la candidata premier, per fare il punto sul no dei suoi eurodeputati (insieme a quelli della Lega) al testo che stronca il modello Orban, lo accusa anche di rappresentare «una minaccia sistemica ai valori dell'Ue». Meloni tratteggia una situazione di guerra e in questa situazione, puntualizza, occorre stare ben attenti a ogni mossa e lei rivendica l'opportunità della mossa del suo partito. «Di fronte a un conflitto in Ucraina - è la dottrina Giorgia - serve avvicinare le nazioni europee piuttosto che allontanarle. Non siamo nella condizione di regalare gli alleati a Putin». Il riferimento è all'Ungheria ma anche alla Polonia a sua volta al centro di contestazioni da parte della Ue sempre sui «valori democratici». Non mollare Orban, per non rafforzare il Cremlino, ecco il ragionamento e continua così cercando di illustrare la fisionomia democratica ungherese giudicata differente da quella di altre nazioni europee: «I modelli dei Paesi dell'est sono diversi dal nostro perché fino agli anni 90 li abbiamo abbandonati al modello sovietico».

Meloni sa bene che il profilo rassicurante, anche in politica estera, che FdI si è data in questa campagna elettorale e la scelta occidentalista e atlantista che il partito ha imboccato convintamente e rafforzato alla luce del conflitto russo-ucraino sono un patrimonio prezioso e da non vanificare. Non vuole dare il pretesto ai suoi avversari di attaccarla su Orban e su tutto il resto. E Raffaele Fitto, co-presidente dei Conservatori e riformisti europei e regista della politica di FdI nel cotesto bruxellese, batte su questo argomento: «Ungheria e Polonia sono usati dalla sinistra italiana per fare campagna elettorale contro di noi. E' come se io me la prendessi con Letta perché la premier socialista finlandese, Marin, l'altro giorno ha fatto un discorso molto rigido sul patto di stabilità».

E del resto si fa notare in FdI, a riprova che la collocazione internazionale del partito è quella giusta, proprio nell'Europarlamento i deputati meloniani, cioè Fitto e tutti gli altri, hanno votato nel marzo scorso una risoluzione per impegnare la Ue a contrastare le interferenze di Stati terzi, Russia e Cina in testa, che citava tra gli esempi l'accordo di cooperazione tra la Lega e il partito putiniano Russia Unita.

STRATEGIA
Meloni proprio per confermare che non recede dalla scelta occidentalista, e che non può essere schiacciata nell'anti-europeismo di marca Orban, è anche impegnata a spiegare meglio la frase da molti ritenuta choc che ha pronunciato la settimana scorsa: «Quando ho detto è finita la pacchia per la Ue appena andiamo al governo, mi riferivo ad un atteggiamento della sinistra italiana verso l'Unione: come quando l'Italia sta in silenzio senza difendere i propri interessi. Gli altri Paesi invece partono dai loro interessi».

Quanto al modello ungherese, naturalmente non basta dire che in un Paese si vota - bisogna vedere in che condizioni - per dargli la patente di democrazia. E gli anti-melonisti su questo possono avere argomenti validi. Ma Crosetto tiene il punto: «Spesso il Parlamento Ue affronta in modo ideologico alcune questioni e penso che non sia casuale che questa votazione sull'Ungheria arrivi a una settimana dalle votazioni italiane».
La convinzione in FdI è comunque che la sinistra spingerà ancora di più sul tasto europeo per mettere in difficoltà la Meloni: «Ma noi abbiamo spalle molto larghe e loro sono deboli», assicurano i colonnelli di Giorgia.

Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 11:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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