Governo, cosa succede adesso? Meloni sfida la Lega: esca da questo governo. Lo strappo tenta Salvini

La leader di Fratelli d'Italia annuncia un vertice tra alleati: «Draghi al Quirinale e subito al voto». «La politica è ridotta a lotta nel fango». E dichiara chiusa l'era dei candidati civici

Martedì 19 Ottobre 2021 di Mario Ajello
Meloni sfida la Lega: esca da questo governo Lo strappo tenta Salvini
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Quasi quasi Salvini medita la crisi, e la Meloni lo spinge a farla. Senza insistere troppo, sennò magari lui - per non dare l'impressione di assecondarla - s'irrigidisce. Insomma il tonfo elettorale apre una sorta di congresso nel centrodestra con la Meloni, assai insoddisfatta del risultato, che imputa il flop alla presenza della Lega nella maggioranza di governo. «Una coalizione divisa in tre, con tre posizioni diverse rispetto all'esecutivo Draghi, disorienta i nostri elettori.

Serve un chiarimento. Subito. Ci siamo già sentiti con Salvini. Nei prossimi giorni mi incontrerò con lui e con Berlusconi». Che a metà settimana dovrebbe scendere a Roma e la prima cosa che lo aspetta è una crisi nel centrodestra.

La sfida di Giorgia Meloni: spinge Salvini a uscire dal governo

La leader di Fratelli d'Italia, dopo la batosta, non fa che dire che non esiste nessun derby con Salvini - «Anzi, la mattina io e Matteo ridiamo scambiandoci messaggini quando leggiamo sui giornali che ci odiamo e non è vero affatto» - ma il messaggio che ieri sera ha mandato al leader leghista è molto chiaro: non si può andare avanti così. Quindi Salvini deve mollare Draghi ricongiungersi veramente alla Meloni e lasciare per strada - perché nel caso così sarà - Berlusconi? Non è facile questa prospettiva che sarebbe l'unica, secondo Giorgia, per dare al centrodestra un profilo più compatto, diversi da quello diviso e contraddittorio di adesso che, a detta della presidente di FdI, crea confusione nella testa degli elettori ed è «tra le cause che hanno prodotto questo astensionismo spaventoso di cui tutti, anche la sinistra dovrebbe preoccuparsi».

LA DISUNIONE

La resa dei conti insomma è cominciata nel centrodestra e la rabbia di Meloni per la botta ricevuta in tutte le città - «Ma a Trieste FdI è primo partito» e «in generale nella coalizione siamo quelli che hanno avuto più voti» - si capisce appena la leader arriva nella sede del partito a via della Scrofa e saluta così i giornalisti e i presenti: «Buonasera, si fa per dire...». E subito dopo l'affondo: «Avere tre posizioni differenti rispetto al governo Draghi ci penalizza». Difende, come può, Michetti e gli altri candidati («Ma li abbiamo scelti tardi e questo errore non va ripetuto per le Politiche del 2023: subito dobbiamo accordarci per i candidati nei collegi uninominali») ma soprattutto: «Il voto per il centrodestra è andato male perché ci hanno mostrificato. Ma vi sembro un mostro io? Come ve lo devo spiegare che non lo sono?». Questo l'umore della Meloni. Visibilmente preoccupata per le prossime Politiche, timorosa di poter perdere anche quelle, e sicura che la «demonizzazione», «la criminalizzazione» «la politica ridotta a lotta nel fango» per volere della sinistra e la martellante e «surreale, strumentale, falsa» campagna sul fascismo abbiano avuto un effetto devastante nelle urne.

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E ancora: «Michetti è stato un buon candidato, e competente nelle questioni amministrative che sono quelle che contano. Ma lo hanno attaccato su cose inesistenti e non inerenti alla campagna elettorale». E tuttavia, capita amaramente la lezione, la Meloni annuncia che «i prossimi candidati del centrodestra saranno politici e non civici». Altro messaggio a Salvini che significa: per le elezioni del 2023, tu scegli i migliori dei tuoi e io i migliori dei miei perché il compromesso al ribasso produce figure neutre e non performanti. Ma il centrodestra unito, o almeno apparentemente unito, ancora esisterà nel 2023? Molto dipenderà dal rapporto tra Salvini e Meloni, che sanno che divisi vanno a sbattere, e dalla legge elettorale che ci sarà. Con un proporzionale, che parte della Lega non a caso vuole, il matrimonio con FdI non sarà più indispensabile. Un flop così non se lo aspettava la Meloni. La quale osserva: «Questa non è una democrazia, perché come si fa nei regimi hanno voluto mettere fuori gioco l'opposizione inventandosi accuse sul passato che non hanno senso». Poi: «Siccome Letta è contento del risultato, speriamo che si sposti sulla nostra linea: Draghi al Colle e voto subito». Letta non accetterà, ma il vero problema per FdI non è lui bensì la coppia (che scoppia) Salvini-Draghi.

Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 11:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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