Giorgia Meloni ora punta i piedi: «Unità, ma leadership a me»

La leader di FdI: «Convocherò un vertice con Salvini e Berlusconi, ma basta litigi»

Lunedì 27 Giugno 2022
Giorgia Meloni chiede un vertice, il centrodestra accusa il colpo ballottaggi
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Vertice «urgente» dei tre leader. Chiarezza su chi guida il centrodestra, e l’impressione di Giorgia è che Salvini si senta ancora il leader e il playmaker, come nella vicenda fallimentare dell’elezione del Quirinale, a dispetto non solo dei sondaggi ma anche dei voti reali con FdI che ha sorpassato ovunque la Lega ed è il primo partito italiano. E ancora, in questa coalizione da day after con esplosione e macerie c’è la Meloni che pretende dagli alleati condivisione della candidatura di Musumeci alle regionali siciliani e se salta questa, o un altro nome di FdI, liberi tutti dalla Trinacria al Pirellone e si salvi chi può. La fase è quella degli appelli all’unità - «Il centrodestra quando è unito vince e finiamola di litigare» - e degli stracci che volano. E voleranno finché unità non significherà anche, secondo il principio che la Meloni anche ieri ha ricordato parlando con i suoi e con tutti, accettazione della vecchia regola che si era dato il centrodestra: «Guida la coalizione chi è più forte elettoralmente». Se non fosse che il mood in FdI è il seguente: «Gli alleati faranno di tutto per non farla governare». E del resto Berlusconi, al quasi matrimonio con la Fascina aveva mandato un siluro a Giorgia: «Matteo è l’unico vero leader che c’è in Italia». 
 

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L’«insoddisfazione» di Giorgia per come è andata a finire la partita dei sindaci si somma alla preoccupazione che il centrodestra ultra-maggioritario nei voti di lista possa perdere la grande occasione, «per inutili polemiche interne», di battere il centrosinistra nel voto del 2023. Gli appelli alla pace non significano però che stia per arrivare la pace. Basti vedere lo scontro sul disastro Verona. Lega e FI contro FdI: «Ci avete fatto perdere scegliendo un candidato sbagliato». Mentre la Meloni, così si racconta, non avrebbe affatto gradito l’intervista di Salvini domenica mattina contro Federico Sboarina a urne aperte «mentre a Catanzaro noi di Fdi sostenevamo lealmente un candidato che pure ci aveva negato l’apparentamento». A memoria d’uomo non si ricorda un leader (in questo caso Salvini) che rilascia dichiarazioni in silenzio elettorale per lanciare affondi nei confronti dei candidati che sostiene, fanno notare dalle parti di via della Scrofa. Mentre nelle telefonate tra Salvini e Berlusconi (ieri nessun incontro tra i due) pare che siano volate parole non proprio carezzevoli nei confronti di Giorgia descritta come una leader incapace di fare squadra. Qualcuno tra i forzaleghisti la stronca dicendo che «si atteggia a reginetta». 
 

 

L’INCOMUNICABILITA’

Di fatto, dai pasticci dell’elezione per il Colle, e prima la pessima prova nelle comunali di Roma con Michetti e ora il super-flop in queste amministrative, la guerra interna rischia di ingarbugliare tutto. compresa la corsa per la Regione Lazio, nel 2023, dove si prevedono altri scontri tra Lega e Forza Italia da una parte e Fdi rocciosamente dall’altra. In un clima così il «vertice urgente» chiesto dalla Meloni (e subito accettato da Salvini: «Per me ci possiamo vedere anche domani») difficilmente potrà svolgersi a breve, perché i fumi del rancore ancora sono troppo forti. E si rischia il remake della medesima richiesta avanzata dopo il disastro Quirinale, un incontro annunciato, ventilato, promesso e ribadito dai tre leader ma per il quale si dovettero aspettare mesi e quando s’è svolto non ha risolto nulla. In più, stavolta continua l’atmosfera da derby minimo: infatti fanno notare in FdI che nei tre comuni in cui si scontravano un esponente in camicia verde contro un fratello d’Italia, a Jesolo, a Mortara e a Cassano Magnago, hanno vinto i meloniani con un sonante 3 a zero. 
Il summit insomma non è in vista.

Anche se Berlusconi si propone di parteciparvi in veste di «paciere» e di «garante dell’unità» attorno al tavolo: «Sarò io stesso a promuovere un confronto approfondito con i nostri alleati per disegnare l’Italia del futuro e vincere le prossime elezioni nazionali». Per qualche settimana si accontenteranno di chiamarsi e di chiarirsi (forse) con gli smart phone. Ma piange il telefono. 

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Ultimo aggiornamento: 28 Giugno, 00:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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