Meloni boccia Draghi, FdI verso il no alle Camere: «C'è mezzo governo Conte»

Sabato 13 Febbraio 2021 di Barbara Acquaviti
Meloni boccia Draghi, FdI verso il no alle Camere: «C'è mezzo governo Conte»

ROMA La decisione, ufficialmente, sarà presa nella Direzione del partito che si riunirà poco prima del voto di fiducia. Ma la possibilità che Fratelli d'Italia scelga di astenersi si è di fatto ridotta al lumicino poco prima delle 20 di ieri sera, quando il neo presidente del Consiglio ha elencato i nomi dei suoi ministri. L'impressione, condivisa da Giorgia Meloni con i suoi dirigenti, è che la montagna Draghi abbia partorito un topolino, poco più di una bella copia dei precedenti esecutivi.

«Le grandi aspettative degli italiani sull'ipotesi di un governo dei migliori in risposta all'appello del Capo dello Stato per fare fronte alla drammatica situazione dell'Italia si infrangono nella fotografia di un esecutivo di compromesso che rispolvera buona parte dei ministri di Giuseppe Conte», è il commento a caldo di Giorgia Meloni.

Che, neanche in maniera troppo velata, manda frecciatine ai suoi (ex) compagni di coalizione. Era stato Berlusconi, infatti, a battezzare la definizione di governo dei migliori che adesso lei, di fatto, irride.


Ma ne ha anche, e forse soprattutto, per Matteo Salvini. La leader sovranista sa che a spingere l'alleato verso il sì al governo è stato anche il mondo imprenditoriale del Nord, al quale lei stessa da tempo ammicca. «Mi chiedo se i cittadini, gli imprenditori, i lavoratori e tutte le persone in difficoltà si sentano rassicurate dall'immagine che vedono. Sono convinta più che mai che all'Italia serva un'opposizione libera e responsabile».


La scelta


La scelta di non appoggiare il governo Draghi, insomma, viene assolutamente confermata e la Direzione convocata per l'inizio della prossima settimana ratificherà, con ogni probabilità la decisione di votare contro. Il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, descrive il neonato esecutivo come un cocktail riuscito male. «Prendi i due terzi di Conte 1, aggiungi metà del Conte 2, un pizzico di governo Berlusconi, una spolverata di governo Renzi e un pugno di tecnici a coprire il tutto. Qualche trasformista. Frullare tutto e versare in faccia agli italiani che hanno votato tutt'altro».


A questo punto, dunque, Giorgia Meloni si prepara alla traversata nel deserto dell'opposizione convinta che il tempo le darà ragione e, soprattutto, le porterà consensi. Di fatto, è ufficialmente partita la competizione interna al centrodestra. Anche dentro al monolite FdI, va detto, c'era stato qualcuno che aveva sollevato dei dubbi sulla scelta di restare fuori. Ma Giorgia Meloni ha sempre difeso la linea della coerenza, la scelta cioè di opporsi a qualsiasi strada che non fosse quella delle urne. Su questo, la vecchia coalizione si è di fatto spaccata. Su questo terreno la leader sovranista cercherà di portare via voti alla Lega di Salvini. «Io davvero non so avrebbe confidato come Matteo possa accettare questa situazione, non so quanto possa durare la fase zen».


In realtà, è il ragionamento, più l'ora dello statista dura più FdI potrà andare ad occupare lo spazio vuoto lasciato a destra. Per questo, infierisce: «Come dimostra la casella strategica del ministero del Lavoro affidata al Pd, i nostri timori di un governo ostaggio della sinistra vengono confermati». Fabio Rampelli, vice presidente della Camera di Fratelli d'Italia, lo dice senza giri di parole: «Di scarso rilievo il ruolo dei partiti di centrodestra che sembrano poco graditi inquilini di Palazzo Chigi».

Ultimo aggiornamento: 09:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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