Migranti, Meloni accusa Frontex: «Da loro niente allarmi». E porta il Cdm a Cutro

Il premier blinda Piantedosi e mette nel mirino l’agenzia: «Uno strazio i bambini morti». E alle opposizioni: «Siate seri»

Sabato 4 Marzo 2023 di Francesco Bechis
Meloni: «Prossimo Cdm a Steccato di Cutro». No alle dimissioni di Piantedosi

 Sguardo grave, voce sommessa. «Mi chiedo se in questa nazione qualcuno davvero ritenga in coscienza che il governo volutamente abbia fatto morire oltre 60 persone, tra cui dei bambini». Emirates Palace, Abu Dhabi. Giorgia Meloni esce in completo color cachi, parla per la prima volta ai cronisti da quando è iniziato il suo viaggio in India e poi negli Emirati Arabi Uniti.

Risponde a tono, la premier italiana, alle tante domande che incombono da giorni sulla tragedia di Steccato di Cutro, settanta migranti morti al largo delle coste calabresi e il conto è provvisorio. E chiama in causa Frontex, l’agenzia europea delle frontiere: «Da loro non ci è arrivata alcuna comunicazione di emergenza». 

LA DIFESA

«Ho sentito che Meloni scappa, non va a Cutro. Ricostruzioni surreali», esordisce Meloni. Nella capitale emiratina, l’ha raggiunta una dura lettera del sindaco di Crotone Vincenzo Voce: «Se non ha ritenuto di portare la sua vicinanza come presidente del Consiglio, venga a Crotone a portarla da mamma». Lei annuncia: «Ho discusso della possibilità di celebrare a Cutro il prossimo Consiglio dei ministri, sul tema dell’immigrazione». Nei prossimi giorni, il governo si trasferirà nel paesino affacciato sullo Jonio, 9mila anime scosse dall’ennesimo massacro del Mediterraneo. Solo ieri sono stati trovati i corpi di altri due bambini, di tre e dodici anni. Il bilancio salirà di certo. «Uno strazio che mi colpisce nel profondo», scrive su twitter Meloni. 

Di fronte ai giornalisti, nel caldo torrido del pomeriggio emiratino, sullo sfondo il Golfo Persico, la commozione fa spazio all’irritazione. «Buon pomeriggio, il vostro premier muto è qui per rispondere alle vostre domande». Segue una difesa a spada tratta del governo e del suo ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, dalle accuse piovute dalle opposizioni. Il prefetto a capo del Viminale resterà al suo posto, «le opposizioni chiedono le dimissioni di un ministro diverso ogni giorno, non fa più notizia», risponde caustica la premier che domani dovrebbe incontrare il suo ministro per un punto. Meloni ripercorre l’arco di sei ore - dalla prima segnalazione di Frontex del caicco allo schianto su una secca a centocinquanta metri dalla riva - finite al centro di un’indagine della procura di Crotone. «Non è arrivata alle nostre autorità nessuna comunicazione di emergenza da Frontex. Non siamo stati avvertiti del fatto che questa imbarcazione rischiava il naufragio», spiega, «la rotta non è coperta dalle organizzazioni non governative e quindi con questa vicenda nulla hanno a che fare i provvedimenti del governo sulle ong. Se qualcuno sa qualcosa di diverso è bene che lo dica». Insomma, nessuna omissione di soccorso, è la linea.

Tantomeno un’omissione dolosa. È questo il sospetto che offende di più la premier. «Vi chiedo, guardandovi negli occhi, se qualcuno di voi pensa che il governo italiano potesse salvare 60 persone, tra cui un bambino, e non lo ha fatto», ripete al drappello di cronisti. Agli avversari politici, che da giorni battono il ferro gridando alla “strage di Stato”, Meloni chiede invece «serietà»: «Da quando siamo al governo abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare per salvare vite umane, quando eravamo consapevoli che c’era un problema». L’arringa prosegue giustificando la mancata visita a Cutro, prima del viaggio internazionale. «Il governo è andato il giorno stesso della tragedia con il ministro Piantedosi - dice la leader di Fratelli d’Italia - poi è andato il presidente della Repubblica che rappresenta tutte le istituzioni». Pausa. «A meno che qualcuno non creda che sia in competizione con il governo». Avviso ai rivali in Parlamento e una stoccata alla neosegretaria Pd Elly Schlein, reduce da una (silenziosa) visita a Crotone sulle orme di Mattarella
 

 

LA TRINCEA IN AULA

E proprio in Parlamento, questa settimana, tornerà a infrangersi l’onda lunga di Cutro. Martedì Piantedosi è atteso per un’informativa alla Camera, mercoledì al Senato. La maggioranza gli farà scudo, senza crepe e distinguo, promettono i big dei gruppi parlamentari. In FdI si limano due interventi taglienti. Riassunti così da chi li sta scrivendo: «Piena solidarietà al ministro, dura risposta a chi, stampa e opposizione, usa la tragedia per colpire istituzioni come la Guardia costiera o la Finanza». 

Dunque, nessun passo indietro. Lo stesso vale per le trattative europee sul fronte migratorio. Ieri il vertice a La Valletta di Piantedosi con i ministri omologhi dei Med5 (Malta, Spagna, Grecia, Cipro), occasione per uno scambio con il direttore esecutivo di Frontex Hans Leijtens. Poi sarà il turno dei tavoli a Bruxelles. Prima il Consiglio Giustizia e Affari interni del 9-10 marzo, dunque il Consiglio europeo del 23 marzo dove Meloni, con una lettera ai presidenti Ue, ha imposto in agenda ancora una volta il dossier migranti. Nel frattempo, al Viminale si lavora per limare la normativa italiana sui flussi migratori sotto la regia di Palazzo Chigi. All’orizzonte, una stretta sulle domande per la protezione internazionale. Maglie troppo larghe, lamentano dal governo puntando il dito sui precedenti inquilini. Si studia anche il sistema di hotspot per raccogliere le domande direttamente nei Paesi di transito e provenienza, magari utilizzando ambasciate e consolate come fa già la Spagna. Ipotesi solo al vaglio, per ora. In attesa del Cdm a Cutro, dove tutto è (ri)cominciato. 
 

 

Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 18:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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