Meloni-Berlusconi, accordo sui ministri più vicino: Tajani agli Esteri, Casellati alle Riforme e Nordio alla Giustizia

Il leader di Forza Italia è andato all'incontro da solo. Al termine solo una nota congiunta che esprime unità d'intenti

Lunedì 17 Ottobre 2022 di Fausto Caruso
Meloni-Berlusconi, cosa sappiamo sull'incontro: il gesto di Silvio e il disgelo che cementa il centrodestra

Uniti da Mattarella. È questa la notizia che esce dall’atteso incontro tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni nella sede di Fratelli d'Italia. Lo sgarbo del mancato voto a Ignazio La Russa alla presidenza del Senato aveva rischiato di azzoppare la coalizione di centrodestra prima ancora che si formasse il governo ed erano circolate voci sulla possibilità che gli azzurri andassero da soli alle consultazioni col Capo dello Stato, con Gianfranco Miccichè ad invocare addirittura l’appoggio esterno.

Dall’altro lato era già cominciata la caccia ai “responsabili”, mentre qualcuno rievocava già il voto. Dopo il faccia a faccia tra i leader è tornato il sereno.

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Il cav in trasferta

I segnali di disgelo erano chiari fin dall’arrivo del Cav a Via della Scrofa. Nemmeno uno sguardo al nugolo di giornalisti che attendevano. Silvio Berlusconi è arrivato in macchina ed è entrato dritto nel cortile della sede di FdI. E l’arrivo di per sé rappresenta già il primo statement, perché il patriarca del centrodestra è arrivato da solo: con lui non c’era Licia Ronzulli, da molti indicata come la colpevole dello strappo, non c’era Antonio Tajani, eletto da Meloni come interlocutore azzurro privilegiato e non c’era nemmeno il consigliere di una vita Gianni Letta. Unico accompagnatore Paolo Emilio Russo, capo della comunicazione di Forza Italia appena eletto alla Camera. Meloni ci ha messo simbolicamente del suo accogliendo l’alleato direttamente nel cortile. Poi ottanta minuti di conclave al termine del quale è uscita soltanto una nota congiunta che ribadisce la comunione di intenti e l’attenzione sui dossier più urgenti. «Fratelli d’Italia e Forza Italia si presenteranno uniti, con le altre forze della coalizione, alle prossime consultazioni con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e sono al lavoro per dare il più presto possibile all'Italia un Governo forte, coeso e di alto profilo che si metta subito al lavoro per affrontare le urgenze», recita il comunicato, che poi evoca il problema del caro bollette e il Consiglio Europeo di giovedì. Massima prudenza dunque, ma il sorriso nella foto diffusa subito dopo l’incontro l’ottimismo di Meloni è palpabile.

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Il fine settimana di trattative

Il fine settimana appena passato era trascorso tra le telefonate degli sherpa dei due partiti che cercavano i punti in comune, mentre ad Arcore Gianni Letta cercava di convincere il Cavaliere a ritrovare l’intesa con Giorgia. Che il lavoro dei pontieri era stato efficace si poteva capire sin dall’annuncio del vertice. Vista l’abitudine a ricevere gli alleati nel lusso delle proprie ville – mal digerita proprio dalla leader di FdI – il solo fatto che il Cavaliere avesse deciso di andare a giocare in trasferta andava già interpretato come una mano tesa agli alleati per ricucire lo strappo. Pochissimi i precedenti in cui Berlusconi aveva concesso ai propri interlocutori di recarsi da loro: i più eclatanti sono la visita alla Villa di Bossi a Gemonio nel 2007, dopo che il Senatur era stato colpito da un ictus. Lì venne siglato anche con Gianfranco Fini l’accordo sulla legge elettorale. L’altro caso eclatante è la firma, nel gennaio 2014, del Patto del Nazareno con Matteo Renzi su legge elettorale e riforme costituzionali, poi naufragate.

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Tutto risolto dunque? Lo diranno soltanto i fatti. L’obiettivo di oggi era scongiurare il pericolo di frantumare la maggioranza a meno di un mese dal trionfo elettorale. Per discutere dei dettagli ci sarà tempo. Da entrambi i partiti filtrano soddisfazione e ottimismo. Secondo le indiscrezini l'accordo sarebbe stato trovato su Antonio Tajani vice premier e ministro degli Esteri. Elisabetta Alberti Casellati alle Riforme, Carlo Nordio alla Giustizia, Gilberto Pichetto Fratin al ministero della Transizione Ecologica. A quanto si apprende la leader di Fdi avrebbe dato la disponibilità ad indicare altri due esponenti azzurri per il ministero della pubblica Amministrazione e per l'Univerisità. Tra i nomi che circolano ci sono quelli di Alessandro Cattaneo, Anna Maria Bernini e Sestino Giacomoni, ex deputato di Fi non rieletto.

Non è difficile immaginare che negli uffici di via della Scrofa sia stato archiviato del tutto il caso Ronzulli, riservando alla fedelissima il ruolo di capogruppo al Senato. Ma come dichiarato dall’ex senatore Antonio Razzi «Berlusconi non è venuto a Canossa». Facendo visita all’alleata il Cav ha ingoiato una buona dose del suo orgoglio e non sarà stato certamente disposto a cedere su tutta la linea. Il risultato elettorale di Forza Italia è quasi pari a quello della Lega e Berlusconi vuole che questo si rifletta nella formazione dell’esecutivo. L’obiettivo rimane ottenere i ministeri dello Sviluppo Economico e della Giustizia per cancellare la Legge Severino, punto su cui Meloni è restia, ma su cui già in mattinata erano arrivate delle aperture. In cambio Berlusconi avrà garantito che non si ripeteranno sorprese come quelle di giovedì scorso al Senato. Se il clima è più sereno, la partita è lungi dal dirsi conclusa.

Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 08:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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