Nel discorso di Mattarella l'asse (rafforzato) con Draghi: governo avanti anche con una bizza al giorno di Salvini

Giovedì 3 Febbraio 2022 di Alberto Gentili
Nel discorso di Mattarella l'asse (rafforzato) con Draghi: governo avanti anche con una bizza al giorno di Salvini

«Il governo non rischia, è uscito più forte con la rielezione di Mattarella». E’ questo il ritornello che si sente intonare a palazzo Chigi anche oggi, giorno del giuramento del capo dello Stato davanti al Parlamento riunito in seduta comune. Dunque, «avanti» nel segno della «stabilità» e della «continuità». Avanti anche se Matteo Salvini dovesse continuare a fare una bizza al giorno.

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La determinazione di Draghi

Mario Draghi, insomma, tira dritto. Tanto più che la permanenza di Sergio Mattarella sul Colle conferma l’assetto dell’unità nazionale, del “governo di tutti” voluto proprio dal capo dello Stato esattamente un anno fa. E rappresenta una sorta di “scudo” e di “ombrello” a difesa del premier e del suo esecutivo. La prova è arrivata dalle parole pronunciate dal Presidente in Parlamento con cui ha indicato le priorità: l’uscita dalla pandemia («va costruita l’Italia del dopo emergenza»), rendere strutturale la crescita economica, attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) da oltre 200 miliardi che, a giudizio di Mattarella, rappresenta «un’occasione storica» per il «rilancio» e l’«ammodernamento» del Paese. E affermare un ruolo da protagonista dell’Italia in Europa, anche per ridiscutere da una posizione di forza il patto di stabilità e archiviare quel rigorismo che è stato a lungo freno della crescita economica. Esattamente i compiti e le priorità dell’agenda Draghi che, non a caso, il Presidente ha ringraziato pubblicamente.

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La gabbia per Salvini

In questo quadro, è difficile che Salvini - uscito ammaccato dalla partita del Quirinale - possa davvero strappare. Perché frenato dall’ala governista della Lega, incarnata da Giancarlo Giorgetti e dai presidenti delle Regioni del Nord. E perché il Pnrr è una partita troppo importante: «Lasciarne l’attuazione agli altri soci di maggioranza sarebbe per Matteo una sorta di suicidio», dice un ministro di centrodestra. Ciò detto, è da prevedere che Salvini continui con i suoi strappi. Con gli stop & go, così come ha fatto da quando è nato il governo, seguendo il copione di partito di lotta e allo stesso tempo di governo.

 

Il decisionismo di Supermario

 Draghi, forte del suo pragmatismo, non si farà impressionare. Rispolvererà il suo proverbiale decisionismo. E finché avrà i voti e una maggioranza che lo sostiene (i numeri ci sono anche senza la Lega), non si farà fermare dai proclami di Salvini che considera una sorta di fastidioso rumore di sottofondo, una specie di malattia cronica con cui dover fare i conti. La conferma che questo sia l’approccio del premier è arrivata ieri quando Draghi ha tirato dritto sulle norme della scuola nonostante la contrarietà del leader leghista. E l’ha fatto per una ragione semplicissima, come ha spiegato in Consiglio dei ministri: «Capisco le perplessità, ma la distinzione tra alunni con il vaccino e senza vaccino riguardo alla quarantena e alla Dad, è giusta e va introdotta». Ed è stata introdotta.

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«No a mediazioni insensate»

Su questo tracciato Draghi andrà avanti. Senza inseguire mediazioni insensate, com’è accaduto durante la discussione della legge di bilancio sulla proroga del 110% alle unità unifamiliari. E senza stare a osservare le bandierine di partito. Tanto più che Draghi sa bene che se si dovesse mostrare indulgente con i soci di maggioranza, a poco più di dodici mesi dalle elezioni, smetterebbe di fare il lavoro che intende fare. «E allora non servirebbe avere Draghi», sostiene un ministro del Pd. E finirebbe per stritolato dalle zuffe dei partiti  sulle singole misure.

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Nell'ipotesi dello strappo

In ogni caso, anche se Salvini dovesse tornare allo “spirito del Papeete” riesumato nei giorni della trattativa del Quirinale e decidere di uscire dalla maggioranza, Draghi sarebbe intenzionato a non fermarsi. Da capire se il Pd di Enrico Letta accetterebbe di restare al governo, lasciando la Lega all’opposizione assieme a Fratelli d’Italia. C’è però chi considera questo epilogo, con Forza Italia in maggioranza assieme a 5Stelle, Pd e Leu, una sorta di benedizione. «Perché», come sostiene il dem Emanuele Fiano, «finalmente i sovranisti sarebbero emarginati e si potrebbero gettare le basi per la famosa maggioranza “Ursula”: un bene per il Paese». Da capire se Forza Italia reggerebbe allo strappo di Salvini. Se non ce la facesse, si andrebbe a elezioni: Letta non intende infatti fare la fine del suo predecessore P0ierluigi Bersani, eclissatosi dopo aver riunciato alle elezioni anticipate per sostenere il governo di Mario Monti tra il 2011 e il 2013.

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Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 05:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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