Senato, Marcucci chiede il rimpasto ma c'è lo stop di Zingaretti

Venerdì 30 Ottobre 2020 di Alberto Gentili
E Renzi lancia Draghi come alternativa a Conte
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Da tempo, nella sbrindellata maggioranza rosso-gialla, si parla di rimpasto. Ma per pudore, soprattutto ai tempi del Covid con il Paese in ginocchio, si è sempre fatto nei conciliaboli riservati. Andrea Marcucci, capogruppo del Pd in Senato invece rompe il tabù. Esce allo scoperto. Parla di ministri inadeguati durante il dibattito in Aula sulle misure anti-pandemia, alla presenza del premier Giuseppe Conte.

Quello che più di tutti, temendo uno smottamento dell'esecutivo, ha in odio il senso e il suono della parola...rimpasto. «È una formula logora che rinvia all'esperienza dei governi del passato e di cui non avverto alcuna nostalgia. Ho una squadra che sta lavorando con concentrazione ed efficienza e mi ritengo pienamente soddisfatto», ha detto il presidente del Consiglio più o meno un mese fa.

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E questa resta la linea: «Per noi il tema non si pone», fanno sapere da palazzo Chigi. Invece, ecco Marcucci prendere la parola a palazzo Madama e mettere a verbale: «Deve valutare, lei e non altri, se i singoli ministri sono adeguati alle emergenze che stiamo vivendo. Questo governo deve andare avanti e deve avere le migliori donne e uomini che possono salvare il nostro Paese. E poi serve la verifica: dobbiamo poter contare su una maggioranza parlamentare solida che ci permetta di governare bene l'Italia». Conte, che aveva appena invocato unità per fronteggiare la pandemia, non trattiene un moto di insofferenza. Matteo Salvini invece coglie l'occasione al balzo: «La bocciatura al suo governo non arriva dalle opposizioni, ma dalla sua maggioranza. Le parole di Marcucci sono allarmanti».

Nel Pd, dove nessuno vuole la crisi e si preferisce parlare di rimpasto sottovoce, scatta l'allarme. Dal Nazareno fanno rimbalzare un articoletto sul sito de Il Foglio in cui è riportato il commento di un deputato dem vicino al segretario Nicola Zingaretti, che ricorda i trascorsi renziani di Marcucci: «Italia Viva, dunque Renzi, in Senato ha due capigruppo, uno è Faraone e l'altro è, appunto, Marcucci. Che continua a parlare a titolo personale».

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Dario Franceschini, capodelegazione del Pd nell'esecutivo e alfiere dell'ala governista, fa scendere in campi i suoi. Prima Franco Mirabelli: «In una fase tanto grave per il Paese parlare di rimpasti appare una cosa fuori dal mondo». Poi Roberta Pinotti: «Di tutto abbiamo bisogno oggi, tranne che di mettere in discussione il governo. Forse il presidente Marcucci intendeva dire che ognuno di noi, anche i ministri, devono dare il meglio in questa drammatica situazione. Mi parrebbe altrimenti lunare». A questo punto Zingaretti decide intervenire personalmente perché, come dicono i suoi, «con i morti da Covid che aumentano, andrebbe interdetto chi solo osa pensare a poltrone e strapuntini. Noi abbiamo detto sì al patto di legislatura proposto da Conte, ma per scrivere la nuova agenda e il cronoprogramma, non per cambiare ministri». Segue dichiarazione del segretario dem: «Il sostegno del Partito democratico a questo governo e ai suoi ministri è pieno e totale. Non in discussione. Posizione ribadita, tra l'altro, all'unanimità alcune ore fa dalla Direzione nazionale sul voto della mia relazione».

Il grillino Luigi Di Maio si associa: «Il rimpasto non esiste». Parole dettate anche dal timore che potrebbe essere questa la miccia della definitiva implosione dei 5Stelle. A questo punto Marcucci fa l'unica cosa possibile, inserisce la retromarcia: «Non ho chiesto alcun rimpasto. Ho chiesto al presidente del Consiglio di assumersi la responsabilità dell'azione di governo, inclusa quella dei singoli ministri, e di aprire una fase di coinvolgimento parlamentare più profondo. Che includa anche le opposizioni. Basta con il chiacchiericcio».

 

Azzolina nel mirino

Ma il tema c'è. Lo dimostra l'attacco del vicesegretario dem Andrea Orlando a Lucia Azzolina che ha intimato al governatore pugliese Michele Emiliano di riaprire le scuole. Un attacco, quello di Orlando, subito ritwittato da Franceschini: la responsabile della Scuola è poco apprezzata dai dem al pari di Nunzia Catalfo (Lavoro). Che il cambio di qualche ministro aleggi davvero nella maggioranza è confermato dalle parole, minacciose, di alcuni esponenti renziani: «Siamo a un bivio, tra qualche settimana o si un fa un rimpasto per un Conte 3 o la strada è quella di un governo Draghi, l'emergenza Covid richiede un esecutivo adeguato». È noto da tempo, infatti, che Matteo Renzi attende la verifica promessa da Conte per bilanciare la squadra di governo «in ragione delle forze in Parlamento». Traduzione: un altro di Italia Viva nell'esecutivo, oltre a Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. Il papabile, anche perché esperto e autorevole, Ettore Rosato.

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Ultimo aggiornamento: 09:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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