I numeri non cambiano. Nel giorno in cui sui conti pubblici italiani arrivano pesanti osservazioni critiche del Fmi, il governo ha deciso di comunicare a Bruxelles che la manovra resta sostanzialmente la stessa. Dunque nonostante le richieste della commissione, non sarà modificato l’obiettivo di portare il rapporto deficit/Pil del 2019 al 2,6 per cento. E rimane invariata anche l’indicazione di una crescita programmatica del Pil - sempre il prossimo anno - fissata all’1,5 per cento grazie all’effetto favorevole atteso dalle misure delle legge di Bilancio. È prevalsa quindi la linea “politica”di Lega e Movimento Cinque Stelle, mentre il ministro dell’Economia Tria aveva accennato alla possibilità di inserire quanto meno scenari alternativi che tenessero conto di una congiuntura economica meno favorevole.
LE CONCESSIONI
Le concessioni all’Unione europea, verosimilmente insufficienti ad evitare l’avvio di una procedura per deficit eccessivo - riguardano quindi i tagli di spesa e le privatizzazioni. Nel primo caso viene previsto un meccanismo semi-automatico che in caso di necessità faccia scattare risparmi aggiuntivi, in modo tale da non andare in ogni caso oltre il 2,4 per cento. Aumentano poi gli introiti da dismissioni, fino ad un punto percentuale di Pil, grazie a nuove operazioni nel settore immobiliare («non i gioielli di famiglia» ha precisato Luigi Di Maio). Infine il governo punta a nuove spese eccezionali per fronteggiare le conseguenze del recente maltempo: accanto al miliardo per il piano straordinario di manutenzione concepito dopo il crollo di Genova, ne verrebbe aggiunto un altro, sempre con l’idea di sottrarlo ai vincol del Patto di stabilità. Questa mossa punta a rispondere alle obiezioni europee in tema di debito: per questo parametro, già a rischio negli anni scorsi, potrebbe scattare una specifica procedura. Per completare il quadro, verranno specificate ed elencate più in dettaglio le riforme che dovrebbero dare credibilità all’azione dell’esecutivo, dal codice degli appalti alla sburocratizzazione.
LA BOCCIATURA
Intanto arriva un’altra sonora bocciatura. Autorevolissima, visto che viene dal Fondo Monetario Internazionale. Gli economisti di Washington - che pure ad aprile scorso non si mostrarono per niente preoccupati dall’esito dell’elezioni politiche italiane - stavolta nel rapporto annuale sull’Italia, il cosiddetto articolo IV, ci dicono senza mezzi termini che i conti del governo sono sbagliati: la crescita sarà molto più bassa,
Ma le critiche non si limitano solo agli effetti quantitativi. Anche nel merito delle misure il Fondo Monetario Internazionale va giù duro. Prendiamo “quota 100”: aumenterà la spesa pensionistica e quindi il peso sulle future generazioni, senza peraltro alcuna garanzia di un turnover tra pensionati e nuovi occupati. Anzi,
Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".