M5S, Toninelli: no a intese ovunque con il Pd, stiamo meglio all'opposizione

Giovedì 13 Febbraio 2020 di Simone Canettieri
M5S, Toninelli: no a intese ovunque con il Pd, stiamo meglio all'opposizione

«Alt». E subito Danilo Toninelli, ex ministro delle Infrastrutture nel governo gialloverde e ora senatore semplice del M5S ma con un ruolo interno cruciale come quello di facilitatore per le campagne elettorali, entra nel vivo della questione: «Non dobbiamo fare accordi ovunque con il Pd - confida al Messaggero - anzi in tanti casi per noi, come M5S, è meglio restare all'opposizione e portare avanti le nostre battaglie identitarie invece che entrare in maggioranze che non ci convincono fino in fondo».

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Dunque è meglio autocondannarsi a un'eterna opposizione nelle regioni? «Bisogna valutare caso per caso, senza perdere il nostro dna che viene prima di tutto».

Toninelli in questa fase sta seguendo con Vito Crimi la complicata partita delle alleanze alle regionali: il Movimento continua a essere spaccato ovunque sul matrimonio con i dem. A partire dalla Campania. «Anche qui bisogna fare un distinguo: è ovvio che nemmeno ci mettiamo a discutere di un'alleanza se in campo c'è De Luca». Ma prima o poi dovrete comunque scegliere una linea, non potete continuare a temporeggiare, non trova senatore? «Su questo punto abbiamo ribaltato lo schema: per le elezioni regionali prima abbiamo incontrato i parlamentari del territorio, poi gli amministratori locali e infine abbiamo fatto assemblee sui territori con gli attivisti. Così è successo a Napoli nelle settimane scorse, così accadrà domenica a Genova per la Liguria».

Qui per esempio, nella regione di Beppe Grillo, sempre più desaparecido, gli iscritti su Rousseau hanno già indicato l'ortodossa Alice Salvatore come candidata governatrice, ma c'è un bel pezzo di parlamentari che spinge per un accordo con il Pd e sull'ipotesi del giornalista Ferruccio Sansa come anti-Toti della coalizione giallorossa: il Pd ci starebbe, perché voi no? «Alt. Non parlo di nomi. Non è corretto: c'è una discussione in corso e terremo conto di tutto. Domenica si saprà di più».

Ma alla fine la decisione di mettere (o meno) su Rousseau l'ipotesi alleanza con il Pd sarà comunque presa da voi che siete i vertici. Quindi alla fine ci sarà una decisione politica dall'alto o no? «Ci sarà una fase in cui occorrerà prendere una decisione, certo. E ci saranno i decisori».

Lontano dai riflettori, Toninelli in questo momento si sta riprendendo una serie di rivincite notevoli.

Per mesi è stato sbeffeggiato dalle opposizioni (ma anche dietro le quinte da un pezzo del suo M5S per non parlare del Carroccio) quando era ministro per via di gaffe virali e della sua posizione intransigente sulla Tav. Poi nel Conte II non è rientrato nella squadra di governo, ma, nonostante questo, al contrario di Barbara Lezzi e Giulia Grillo non ha mai avuto parole feroci contro Di Maio e il quartiere generale. Fatto sta che ora è ritornato centrale al fianco di Crimi, ma anche di Paola Taverna, nostra signora del grillismo. Quindi sabato parlerà dal palco alla manifestazione contro i vitalizi? «No - risponde - ci penseranno i capigruppo». E sugli Stati generali, cosa si muove: è vero che volete anticiparli? Avete già trovato la città dove farli? «Questo non lo dico». Un sorriso. E rientra in Aula: si vota l'autorizzazione a procedere nei confronti del suo ex nemico Salvini. Chissà se, nonostante tutto, non lo rimpianga un po'.

Ultimo aggiornamento: 09:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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