M5S, almeno venti i deputati governisti: pronti a sfilarsi se passa la linea dura

In caso di addio non tutti si unirebbero a Di Maio: l'ipotesi di creare un gruppo autonomo

Domenica 17 Luglio 2022 di Andrea Bulleri
M5S, almeno venti i deputati governisti: pronti a sfilarsi se passa la linea dura

Non si professano “dimaiani”, altrimenti avrebbero già seguito l’esempio di chi se n’è andato nei gruppi del ministro degli Esteri. Ma non appartengono più neanche alle truppe dei contiani. Anzi, da qualche giorno pare siano in rotta totale col leader M5S, per i modi sgangherati con cui l’avvocato continua a gestire la “non uscita” dall’esecutivo di Mario Draghi.

C’è già chi per definirli ha risploverato un termine che ritorna puntuale a ogni crisi di governo: “responsabili”. Pronti a sfilarsi dal gruppo Cinquestelle a Montecitorio qualora dalla fiumana di riunioni del Movimento alla fine prevalesse comunque la linea dura, quella dell’addio all’esecutivo. E disposti, soprattutto, a votare la fiducia al premier, a prescindere dalle indicazioni dei vertici grillini. 

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LA PATTUGLIA

Una pattuglia di “colombe” che alla Camera, dicono i bene informati, potrebbe arrivare a contare una ventina di deputati. Forse trenta. Imbufaliti per la china barricadera intrapresa negli ultimi giorni dal Movimento e da Conte. E irritati, confida chi nelle ultime ore ha avuto modo di confrontarsi con loro, perché dalle riunioni di queste ore sono tagliati fuori. «Non sappiamo nulla di cosa si stanno dicendo», è la loro critica. «Pensano di venirci a dettare la linea quando ormai è tutto già deciso». Dunque, ecco la tentazione dello strappo. 
Chi per convinzione («che senso ha – si chiedono i governisti – portare a Draghi una lettera di 9 richieste se quando cominciano ad arrivare le risposte lo prendiamo a pesci in faccia?»). Chi invece, suggeriscono dal fronte contiano, per interesse: «La loro unica priorità è difendere la poltrona per gli ultimi nove mesi di legislatura...».

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Una pattuglia capeggiata, pare, nientemeno che dal capogruppo stellato Davide Crippa. Già da tempo in rotta con Conte, ieri pomeriggio Crippa aveva convocato un’assemblea dei deputati senza informarne prima i vertici. Una mossa che ai piani alti di Campo Marzio ha fatto presagire il peggio. Perché Conte sa bene che mentre al Senato il gruppo è compatto sulla linea barricadera (o almeno, sulla volontà di seguire l’avvocato comunque vada, come testimoniato dal voto di giovedì sul decreto Aiuti a Palazzo Madama), alla Camera le cose cambiano. E tra i 104 eletti non tutti sarebbero pronti a passare all’opposizione dall’oggi al domani. Anzi. 
Alcuni di loro, come lo stesso Crippa e Federica Dieni (che nei giorni scorsi aveva invocato «per coerenza» le dimissioni dei ministri M5S dal governo), sono già usciti allo scoperto. Di altri invece girano i nomi delle chat. E tra i vertici ha cominciato a farsi concreto il timore di una nuova scissione, dopo quella di Luigi Di Maio che già aveva portato via al Movimento più di 50 deputati. «Non possiamo permetterci altre spaccature», è stata la linea che ha prevalso dopo il lungo tira e molla di cinque ore nel consiglio nazionale di ieri. 

 

IL PALLOTTOLIERE

A Campo Marzio per tutto il giorno si fanno i conti: «Crippa controlla da solo 15-20 deputati, altri in caso di uscita potrebbero aggiungersi». Un numero non trascurabile, che permetterebbe ai nuovi “responsabili” (in caso si superasse la ventina) di costituire un gruppo autonomo, come Di Maio. Così al quartier generale grillino si corre ai ripari. Prima convocando un’assemblea congiunta di deputati e senatori per la sera, con l’obiettivo dichiarato di «sminare» la fronda del capogruppo a Montecitorio. Poi con la diretta Facebook, con cui Giuseppe Conte detta la linea della mediazione. 
Di fatto, si sceglie di tornare alla posizione di una settimana fa. Quella che – almeno per ora – fa dire a tutti di aver vinto, nel Movimento. «Risposte concrete da Draghi sui nove punti che gli abbiamo presentato». Ancora dentro la maggioranza, per accontentare i governisti. Ma con un piede all’opposizione, anzi due «se non sarà fatta chiarezza sulle nostre richieste» (per non scontentare i barricaderi). Al punto di partenza, come nel gioco dell’oca. 

Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 11:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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