Nessun cedimento alle pressioni interne né ai tentativi di utilizzare il deludente risultato elettorale sardo per delegittimare la sua leadership. Luigi Di Maio intende mantenere saldo lo scettro del Movimento nelle sue mani ed avverte i «nemici»: «Il mandato del capo politico dura 5 anni, ne ho ancora 4 davanti».
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Insomma, il capo M5s è e resta lui.
«Sono concentrato per creare i presupposti perché l'Italia possa crescere in tutti i settori nei prossimi 4 anni. Non sto pensando al mio terzo mandato» dice in una conferenza stampa che sembra più diretta a placare i parlamentari che la stampa. La fronda dei ribelli resta vigile e dai primi commenti anche delusa nelle aspettative dagli annunci un pò troppo soft fatti oggi dal capo politico. Ma mentre la fronda scalpita e prende di mira una parte dello staff della comunicazione metterci la faccia, andando oltre le riunioni 'carbonarè, sono ancora in pochi. Tra questi la senatrice Paola Nugnes che anche oggi non lesina nuovi attacchi.«Il capo politico era e avrebbe dovuto restare Beppe Grillo, esterno al partito e non candidabile. Quindi - dice riferendosi al vicepremier - è falso che noi lo 'critichiamò perché al secondo mandato». La senatrice, come la collega Elena Fattori, è ormai nel mirino dei giudizio del collegio dei probiviri come le ricorda il capo politico. Anche Fattori lo attacca, criticando il suo doppio ruolo di vicepremier e capo M5s: «Non dovrebbe ricoprire tutti gli incarichi che sta ricoprendo» afferma e affonda: «la regola dei due mandati secondo me è una regola aurea».
Ma tensioni restano anche nei rapporti con la Lega ora che una nuova serie di nodi vengono al pettine: sulla legittima difesa, al momento, c'è in parlamento un rinvio tecnico («è una fake news che la vogliamo rimandare» dice Di Maio) e sulla Tav aleggia lo spettro delle nuove consultazioni in Piemonte, che arriveranno insieme alle europee. Dove sì la conta dei voti M5s e quelli della Lega sarà decisiva.