M5S, la corrente di Grillo già pronta alla fronda: no allo strappo con Draghi

Sabato 17 Luglio 2021 di Emilio Pucci
M5S, la corrente di Grillo già pronta alla fronda: no allo strappo con Draghi

Nessuna porta chiusa, «non è una questione di bandierine» ma si tratta di evitare che ci siano «sacche di impunità», impossibile chiedere l’improcedibilità per alcuni reati, «c’è un’asticella oltre la quale non si può andare». Conte si presenterà tra lunedì e martedì al cospetto di Draghi con la posizione di chi punta ad un compromesso, ad una sintesi, rilancerà le idee illustrate dai pentastellati al ministro della Giustizia nelle scorse settimane.

Ma con un paletto: così com’è la riforma del processo penale non si può votare. Proporrà soluzioni, come quella del modello tedesco che prevede sconti di pena, insisterà su criteri compensativi ma il ‘lodo Cartabia’ - tempi prefissati per il giudizio in secondo grado e in Cassazione – non si può applicare a tutti i processi. È questa la ‘linea Maginot’ dell’ex premier. Che a palazzo Chigi andrà a difendere il mandato che gli elettori hanno dato ad una forza politica che ha ottenuto 10 milioni di voti e che ora si trova di fronte ad un bivio. 

M5S, il vero nodo

A breve inizieranno le votazioni sul nuovo statuto (in diversi paventano un rischio ‘flop’, considerato anche che gli attivisti sono chiamati a pronunciarsi nel pieno della stagione estiva), nei gruppi c’è chi guarda con scetticismo alla pace siglata tra Conte e Grillo («Il fondatore M5s non si farà mettere all’angolo, è evidente che lo sta mandando avanti per poi farlo bruciare», dice un ‘big’), già si discute dei futuri organigrammi ma il vero nodo è quello della giustizia. L’ex presidente del Consiglio non esclude che si possa trovare un punto di caduta ma se verrà confermato il sentiero indicato da Draghi e Cartabia - tempi stretti per l’approvazione nell’Aula della Camera e provvedimento blindato - allora ne trarrà le conseguenze. Il timore di chi non vuole affatto staccarsi dal governo è che Conte voglia approfittarsi del semestre bianco per avere le mani libere. Dal 3 agosto non possono essere indette nuove elezioni politiche e almeno fino al 3 febbraio 2022, quando Mattarella concluderà ufficialmente il suo mandato, Draghi resterà in sella. Ma la preoccupazione nei gruppi parlamentari è che si arrivi proprio a febbraio al voto anticipato, ben prima della primavera del 2023. L’ex premier ai fedelissimi ribadisce che non ha intenzione di portare M5s fuori dal governo, considera queste voci come un tentativo di indebolirlo o di sabotare proprio il sostegno a Draghi. Ma sta di fatto che il giorno X si avvicina e i pentastellati dovranno esprimersi sugli emendamenti che hanno avuto il via libera dei ministri in Cdm. Al momento non sembrano esserci margini d’intesa e allora due sarebbero le strade. Astenersi sulla fiducia e votare contro poi il provvedimento, oppure dire sì e digerire il rospo. La seconda eventualità viene esclusa, la prima andrebbe studiata e soprattutto concordata con Draghi. Ma il presidente del Consiglio ha già fatto capire che non può permettere su una riforma così importante una posizione neutra da parte di una forza di maggioranza. Né il Pd si può ritrovare solo in un esecutivo che senza M5s sarebbe totalmente a trazione centrodestra.

La correzione

Ieri dopo la correzione arrivata dal dicastero di via Arenula che aveva inviato un testo difforme sul computo della prescrizione (e che ha fatto irritare ancor di più M5s) si è concluso un ciclo di audizioni. «La nuova prescrizione non accelera i processi», il parere del presidente dell’Anm Santalucia. «La soluzione della prescrizione ‘processuale’ non è un cataclisma», ha detto il presidente dell’Unione delle Camere penali Caiazza. Da martedì si comincia a ballare in Commissione. I componenti M5s presenteranno le proprie modifiche e non escludono di passare all’opposizione. «Ne usciremo a testa alta. Conte non si può permettere una sconfitta», la linea. Ma è alquanto difficile che verrebbe seguito da tutti, qualora la linea fosse quella della rottura. è vero che chi è per una strategia più morbida (posizione Grillo) accusa il governo di aver presentato gli emendamenti in Cdm e non in Commissione e di voler strozzare il dibattito, ma lo spettro del voto anticipato ripropone il rischio scissione e rappresentano un terrore per molti parlamentari. Che neanche Fico e Di Maio, promotori della mediazione tra Grillo e Conte potrebbero scongiurare. 

 

Ultimo aggiornamento: 09:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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