Luciana Littizzetto, il monologo sul referendum Giustizia scatena il web: la Lega presenta interrogazione parlamentare

«Votare è bellissimo, però vi dico la verità: il 12 giugno pensavo di andare al mare». Un discorso di 4 minuti che non è andato giu' a molti (addetti e non) e che ha scatenato una polemica social (e non solo)

Mercoledì 1 Giugno 2022
Luciana Littizzetto, il monologo sul referendum Giustizia scatena il web: la Lega presenta interrogazione parlamentare
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Che Tempo Che Fa finisce con il botto (e non solo per gli ascolti). Il monologo (di 4 minuti) di Luciana Littizzetto sul Referendum sulla Giustizia ieri a scatenato la bufera. «Votare è bellissimo, però vi dico la verità: il 12 giugno pensavo di andare al mare.

Voi Camere chiedete a me e ad altri milioni di cittadini italiani di pronunciarci sui referendum, non uno ma cinque. Volevo dirvi alcune cose che mi sgorgano dal cuore e pure da un altro organo che non dico. Prima cosa: Potreste scrivere una volta nella vita una formula che si capisca? Non che come al solito per dire “no” devi votare “sì” e per dire si devi votare no. Imparate dalla Chiesa che fa le cose semplici: vuoi tu Marcello sposare la qui presente Giuditta? Sì. Non è che rispondi no e il prete dice: allora vi dichiaro marito e moglie. Però sto giro però mi viene chiesto un parere su qualcosa che non so bene e questo parere vale. Diciamo che so vagamente, so a spanne, so a grandi linee. Ma se devo scegliere, non so proprio un benemerito, definito, totalizzante, liberatorio, scintillante…». Le parole della comica sono risuonate (e ancora suonano) nelle orecchie di addetti ai lavori e non che hanno fatto scoppiare una polemica. 

Luciana Littizzetto, il suo monologo accende il web

Le prima a criticare quanto sentito è stata la giornalista di La7 Flavia Fratello: «Ma davvero ci tenete così tanto a sembrare degli scemi? Davvero pensate che un quesito “tecnico” sia incomprensibile? Non dategliela vinta, andate a votare».

Dura anche la reazione del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, ex ministro delle Comunicazioni, e di Michele Anzaldi. «Il monologo di Littizzetto contro i referendum Giustizia, che ha scatenato proteste tra gli spettatori, è buona informazione da servizio pubblico? - si pone il quesito Anzaldi, il segretario di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai - Che ne pensa l'Agcom che a pochi giorni dal voto fa solo richiami generici? Che dice il neocommissario Capitanio?» 

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La richiesta di interrogazione parlamentare della Lega

E' arrivata anche la risposta dei parlamentari della Lega in commissione Vigilanza Rai: Giorgio Maria Bergesio, Dimitri Coin, Umberto Fusco, Elena Maccanti, Simona Pergreffi, Leonardo Tarantino. In una nota ad Ansa si legge: «Abbiamo presentato un'interrogazione in commissione di Vigilanza Rai per chiedere conto ai vertici dell'azienda di quanto avvenuto nell'ultima puntata del programma 'Che tempo che faì, nel corso della quale Luciana Littizzetto ha di fatto rappresentato le posizioni contrarie ai referendum sulla giustizia senza il benché minimo contraddittorio. Leggendo un'immaginaria lettera al Parlamento, la comica si è esibita in una reprimenda dal vago sapore di superiorità morale contro l'ammissibilità dei quesiti referendari - aggiungono i parlamentari leghisti - perché, a suo dire, i cittadini non avrebbero le capacità culturali per valutarne i contenuti. La trasmissione ha così mandato in onda un vero e proprio monologo contro i referendum sulla giustizia senza che il conduttore abbia in alcun modo tutelato le opinioni di quanti sono a favore delle istanze referendarie, violando così non solo le più elementari disposizioni sul pluralismo televisivo ma anche quanto previsto all'articolo 6 del contratto di servizio 2018-2022. La Rai deve sempre garantire il rigore, la considerazione e il rispetto delle regole deontologiche del proprio ordine professionale da parte dei suoi giornalisti e degli operatori del servizio pubblico, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell'informazione. I cittadini italiani contribuiscono al mantenimento dell'azienda attraverso il canone e non è tollerabile che si faccia un uso strumentale del servizio pubblico. Si chiede quindi alla Rai se i vertici ritengano che il servizio citato in premessa sia da considerarsi come una espressione del servizio pubblico Rai e quali iniziative tempestive intendano adottare al fine di garantire un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico, così come previsto dall'articolo 6 del Contratto di servizio 2018-2022».

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Cosa ha detto la comica

Luciana continua il suo discorso senza interruzioni ier su Rai2. «Custodia cautelare, legge Severino, ancora ancora, ma elezione Csm, separazione delle carriere, elezione consigli giudiziari ma che cacchio ne so? Per chi ci avete preso, per 60 milioni di Giuliani Amati? Siamo forse dei Perry Mason? Pensate che la mattina sul water leggiamo il manuale di diritto costituzionale? Non è che la sera a tavola a Sondrio o a Reggio Calabria si parla della separazione delle carriere dei magistrati, a meno che la famiglia non sia composta da magistrati. Siamo talmente scarsi in materia giuridica che abbiamo creduto per anni che Forum su Rete Quattro fosse reale e adesso dobbiamo esprimerci sull’elezione dei consigli giudiziari? Certo, tu Stato potresti dire: ‘Il cittadino deve informarsi e andare a votare preparato‘. Vero, ma se dobbiamo informarci su tutte le leggi che vota il Parlamento allora aboliamo il Parlamento e facciamo votare direttamente i cittadini così risparmiamo pure gli stipendi e le pensioni dei parlamentari. Creiamo una bella piattaforma la chiamiamo piattaforma Bordeaux e il problema è risolto».

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La frase che ha fatto scoppiare la polemica

Diretta anche la reazione del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, ex ministro delle Comunicazioni: «In genere quando incrocio la Littizzetto cambio canale, direi che sia meglio che si occupi di stracci per la polvere che sono più alla sua portata invece che di certi temi. Quando anche lei avrà qualche guaio giudiziario capirà quanto siano importanti questi referendum per porre fine alla politicizzazione della magistratura».

«Andate a votare per tigna. Non vi vogliono mandare a votare. Luciana Littizzetto su Rai 3 ha fatto un grande numero comico per dire che i referendum sono una cosa difficile. Sul servizio pubblico, per cui paghiamo il canone, i comici fanno le risate sulle difficoltà del voto referendario», commenta così Daniele Capezzone ospite a Quarta Repubblica. Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli non la prende bene: «Ogni volta che sento queste cose qui mi va il sangue alla testa. L’abbonamento Rai che serve per pagare lo stipendio alla Littizzetto e a Fazio non mi va giù. In un momento nel quale nessuno parla dei referendum loro non trovano di meglio da fare che disincentivare alla partecipazione al voto. Dalla Littizzetto e Fazio non mi aspetto niente di diverso ma devono capire che questo tema riguarda tutti, ed essere arrestati di notte senza sapere il perché può succedere anche alla Littizzetto e Fazio, poi magari non scherzerebbero più su questi temi. L’articolo 21 della Costituzione garantisce il diritto all’informazione ma se utilizzi un palco pagato coi soldi dei cittadini a favore del sì o del no o per non andare a votare, per me è un reato». Duro anche il deputato di Forza Italia Andrea Ruggeri, membro della Commissione di vigilanza parlamentare Rai, attacca: «Se per la Littizzetto è indifferente che ogni 8 ore, tutti i giorni, un italiano vada ingiustamente in carcere, per poi essere assolto, e spesso chi commette l’errore non paga mai ma spesso viene promosso ne prendiamo atto. Forse non tutto si merita una risata. La Costituzione ci dice che andare a votare è un dovere. Mi auguro per lei che non debba mai finire ingiustamente in carcere; questa è una cosa di cui non si può ridere. Ora però aspettiamo anche la letterina sui magistrati e sulle loro carriere a discapito delle persone. Deve capire che ci sono cose che meritano più rispetto e meno risate».

Come è finita?

Un discorso che ha fatto saltare dalle poltrone molti e che si conclude così: «Due erano i referendum che ci stavano a cuore: l’eutanasia e le Droghe leggere. Perché in quel caso noi cittadini votavamo con la nostra coscienza. Perché di parenti o amici che stanno male o di cosa sono le canne ne sappiamo qualcosa tutti quanti. E invece no. Dobbiamo dire la nostra su delle questioni specifiche di diritto. A sto punto votiamo noi ma almeno aggiungete una Giuria di Qualità come a Sanremo. Vi saluto cari amici senatrici e senatori deputati e deputrici. E sappiate che comunque, anche se ci saranno 40 gradi all’ombra, il 12 giugno io a votare ci andrò, per senso di responsabilità, per dovere civico, ma soprattutto perché è un mio diritto, e molti anni fa in parecchi ci hanno rimesso la vita perché io lo potessi esercitare. Grazie. Viva l’Italia. Ci vediamo il 12».

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 08:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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