Lazio: non ammessa lista Pdl Roma
Regione: nessun rinvio, elezioni il 28 e 29

Sabato 20 Marzo 2010
Vittorio Sgarbi (foto Marco Merlini - LaPresse)
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ROMA (20 marzo) - Il Consiglio di Stato ha respinto l'appello presentato dal Pdl contro la mancata ammissione della lista provinciale di Roma, che era stata

presentata l'8 marzo, dopo il decreto legge "salva-liste". In base a questa decisione la lista provinciale del partito è esclusa dalle prossime elezioni regionali.



Regione Lazio: nessun rinvio, al voto il 28 e 29 marzo. In serata, inoltre, la Regione Lazio ha respinto la richiesta avanzata da Vittorio Sgarbi di rinviare le elezioni regionali dopo che le sue liste provinciali Rete Liberal-Sgarbi di Roma e Latina erano state riammesse alle elezioni dal Tar. «Non ho alcuna intenzione, non firmerò nessun decreto per spostare la data delle elezioni. Le elezioni si terranno il 28 e il 29 marzo - ha detto il vicepresidente della Regione Lazio, Esterino Montino - Il decreto salva-liste, fino a prova contraria, è norma, è legge e per evitare che si continui con l'idea di fare cose diverse dalla legge, abbiamo deciso di rispettare fino in fondo anche i contenuti del decreto».



Montino: il decreto riduce i giorni di campagna da 15 a 6. «Ci siamo presi 24 ore di tempo per fare una valutazione tecnico-giuridica dell'istanza presentata - ha detto Montino - Ho detto fin dall'inizio che non c'erano preclusioni a nessuna possibilità. L'essenziale era essere aderenti alla norma. Mi sembrava giusto attendere anche la descrizione del Consiglio di Stato, perché era importante. E' vero che non riguardava la lista Sgarbi, ma poteva cambiare lo scenario che avevamo di fronte. La stessa ordinanza del Consiglio di Stato fa una affermazione importante: il decreto è applicabile anche nel Lazio». Per Montino «il decreto modifica i giorni di campagna elettorale, portandoli da 15 a 6. Noi abbiamo fatto ricorso contro quel decreto. La Corte costituzionale ha respinto la nostra richiesta di una sospensione. Rimaniamo convinti della invasione di campo del governo in una competenza

strettamente regionale. Però, fino a prova contraria, il decreto è norma vigente. Perciò noi rispettiamo fino in fondo anche quei contenuti che abbiamo impugnato».



Sgarbi: delinquenti peggio dei comunisti. «Non applicano le regole; è il fascismo globale: sono dei mascalzoni, dei delinquenti peggio dei comunisti e vanno presi a calci nel culo... e sono anche dei pedofili»: è stata questa la reazione a caldo di Vittorio Sgarbi quando ha appreso la decisione di non rinviare le elezioni nel Lazio.



«Chiederemo 20 milioni di danni alla Regione». «Il mancato posticipo delle elezioni regionali nel Lazio - dice Roberto Amiconi, portavoce di Rete Liberal Sgarbi - deciso oggi dalla Regione Lazio danneggia in maniera assurda la lista Rete Liberal Sgarbi, per questo chiederemo un risarcimento danni alla Regione Lazio pari a venti milioni di euro per non aver applicato la legge regionale da lei stessa emanata».



«Valuteremo se fare domani ricorso». «Pietro Barone e Ugo De Angelis, legali del movimento Rete Liberal Sgarbi, nelle prossime ore acquisiranno la documentazione con la quale la Regione Lazio ha motivato il mancato rinvio delle elezione regionali e valuteranno in maniera approfondita se presentare domani mattina ricorso»: lo ha annunciato Riccardo Lucarelli, presidente di Rete Liberal Sgarbi.



Montino: Sgarbi sgarbato.
«Ho visto dichiarazioni di Sgarbi un po' sgarbate - ha detto Montino - Lui sa che da parte mia non c'era alcun pregiudizio sulla valutazione tecnica. Abbiamo anche atteso il Consiglio di Stato, che ha stabilito che il decreto si applica anche nella nostra Regione. Ho cercato Sgarbi alle 19.25 tramite il Viminale, senza trovarlo, per comunicargli la decisione prima di annunciarla pubblicamente». Poi, a proposito della richiesta di 20 milioni di danni annunciata da Sgarbi, Montino ha detto: «Io non mi preoccupo quando mi chiedono 20 milioni di euro, mi preoccupo quando mi chiedono 100 euro. Non è una cosa seria francamente».



Berlusconi amareggiato. La notizia del doppio no del Consiglio di Stato nei confronti del Pdl Roma e della Regione Lazio verso Sgarbi hanno lasciato Silvio Berlusconi «amareggiato», racconta dice chi gli è vicino. Il premier reputa «gravissimo» che dalla competizione elettorale nel Lazio siano esclusi gli esponenti del partito di maggioranza relativa, mentre vede come un ulteriore sfregio il fatto che non sia stato possibile neppure il rinvio del voto di due settimane. Berlusconi spera tuttavia che questo doppio no possa in qualche modo favorire la Polverini nel Lazio.



Lista Pdl bocciata dal Consiglio di Stato. Dopo quella di sabato scorso, è la seconda volta che i giudici amministrativi di secondo grado sono stati chiamati a pronunciarsi sulla questione. L'appello del Pdl al Consiglio di Stato, infatti, era stato depositato a seguito del secondo “no” del Tar del Lazio dopo la presentazione della documentazione per l'ammissione della lista da parte del partito di centrodestra dopo il varo del decreto legge salva-liste del 5 marzo.



Consiglio di Stato: documentazione fornita dal Pdl non era completa. Il decreto legge è applicabile anche nella Regione Lazio: lo scrivono i giudici della V sezione del Consiglio di Stato nell'ordinanza con la quale hanno respinto l'appello proposto dal Pdl Roma contro l'esclusione della lista per le regionali nel Lazio. Per la Consulta la documentazione fornita dai delegati del Pdl non era completa, e dunque resta insufficiente la sola presenza in Tribunale dei delegati entro l'orario di consegna della lista. Per i giudici amministrativi di secondo grado. infatti. «non deve ritenersi raggiunta la prova della sussistenza di una delle condizioni per la presentazione della lista entro il nuovo termine fissato dal dl, mancando la dimostrazione del possesso in capo ai delegati della "prescritta documentazione" e non potendo essere condivisa la tesi degli appellanti circa la necessità della sola prova della presenza nei locali del tribunali all'orario prescritto».



L'ufficio elettorale centrale presso la Corte d'Appello l'8 marzo aveva dichiarato la non ammissibilità della lista e di qui il ricorso ai giudici amministrativi. In precedenza, il 27 febbraio, la bagarre presso l'ufficio elettorale circoscrizionale presso il tribunale che ha dato il via a tutta la vicenda con un susseguirsi di precedenti ricorsi sempre ai giudici amministrativi. Nell'ambito della vicenda si è inserita anche la pronuncia della Corte Costituzionale, cui si era rivolta la Regione Lazio, per chiedere la sospensione del decreto legge in questione. Istanza che non fu accolta dalla Consulta.



La decisione della Regione Lazio sulla richiesta di rinvio delle elezioni è arrivata solo in serata, dopo che i tecnici della Regione hanno studiato i precedenti pronunciamenti dell'Ufficio elettorale, della Corte d'Appello e del Consiglio di Stato sul caso della lista Pdl Roma per capire i margini di applicazione nel Lazio del decreto legge cosiddetto salvaliste. La sua applicazione, infatti, ha allontanato definitivamente lo spettro del rinvio in quanto riduce il tempo utile di campagna elettorale a sei giorni e in questo caso la Lista Rete Liberal di Sgarbi, riammessa mercoledì dal Tar del Lazio, avrebbe il tempo necessario. Se non fosse stato invece possibile applicare il decreto legge, a causa dell'esistenza di una legge regionale nel Lazio che regolamenta l'indizione e lo svolgimento delle elezioni, i tempi di campagna elettorale si sarebbero allungati a 15 giorni e ciò avrebbe reso necessario il rinvio all'11 e 12 aprile.



Maroni: Montino decida in fretta.
Il ministro dell'Interno Maroni aveva invitato il vicepresidente della regione Lazio Esterino Montino, «a prendere una decisione, qualunque essa sia, ma rapidamente, perché ormai le elezioni incombono». Quanto al suo parere personale, Maroni ha ribadito di essere «favorevole al rinvio perché ci sono tanti precedenti che depongono a suo favore. L'ho detto anche a Montino - ha concluso il ministro dell'interno - ma la decisione è sua».



Se la Regione non dovesse decidere per il rinvio del voto, «non faremo ricorso "a prescindere"»: lo aveva detto Pietro Barone, legale della lista Rete-liberal-Sgarbi. «Prima di fare l'eventuale ricorso - diceva l'avvocato - analizzeremo e valuteremo attentamente le motivazioni che saranno addotte dalla Regione. È chiaro, comunque, che se arrivasse un diniego basato sull'orario di presentazione del ricorso, che secondo la Regione è avvenuta alle 13,16, allora andremmo subito al Tar».



Storace: Sgarbi ha imposto ritardo che imputa a Tar. «Il ritardo che Sgarbi imputa al Tar l'ha imposto proprio lui. È stato l'avvocato della sua lista a chiedere il rinvio della trattazione del ricorso nell'udienza dell'11 marzo. Quel giorno fu riammessa la lista Pionati, è Sgarbi che ha fatto perdere tempo. La smetta di giocare con le istituzioni e con i cittadini. Ed è quanto ho segnalato stamani formalmente alla Regione Lazio». Lo afferma il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace, a cui risponde l'avvocato Pietro Barone, legale della Rete liberal-Sgarbi: «Le cose non sono andate come dice Storace. Non siamo stati noi a chiedere al Tar di rinviare la trattazione del ricorso nell'udienza dell'11 marzo. In quel giorno, invece, il Tar, oberato dal lavoro provocato dai numerosi ricorsi, si trovò nell'impossibilità oggettiva di procedere e noi accettammo di rinviare».
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 18:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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