Mattarella a La Russa e Fontana: «Troppi decreti omnibus». Freno agli emendamenti su materie estranee ai dl

Al Quirinale i presidenti delle Camere. Nel mirino i provvedimenti disomogenei

Venerdì 26 Maggio 2023 di Francesco Malfetano
Mattarella a La Russa e Fontana: «Troppi decreti omnibus». Freno agli emendamenti su materie estranee ai dl

Troppi decreti disomogenei e testi d'urgenza. A meno di una settimana dall'ultimo episodio - quando al decreto Bollette è stata imposta una modifica in extremis perché in commissione erano state introdotte norme poco attinenti con la finalità del provvedimento - il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato a tuonare contro i decreti omnibus. Sono da poco passate le 18 e l'attenzione di tutti è sulla conferenza stampa che Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen hanno appena concluso a Bologna. Al Quirinale vengono ricevuti il presidente del Senato Ignazio La Russa e quello della Camera Lorenzo Fontana.

I due, come di prassi quando si tratta del Colle, non commentano, affidando ai rispettivi staff solo delle versioni ufficiali che più o meno recitano: «C'è stato un confronto sui lavori parlamentari». E ancora: «Niente di urgente o specifico, solo una chiacchierata». Eppure nel faccia a faccia tra le prime tre cariche dello Stato c'è molto di più. C'è un crescente "disagio" di Mattarella per dei testi che, dopo la firma iniziale, in Aula finiscono con l'allargarsi esponenzialmente. «Troppi emendamenti ammessi» è infatti il senso del buffetto di ieri, per cui il Colle - spiegano fonti autorevoli - ha ricevuto rassicurazioni.

 

LA LETTERA

Per comprendere l'iniziativa mattarelliana del resto basta rileggere la lettera indirizzata dal Presidente proprio a La Russa e Fontana, oltre che a Giorgia Meloni, a febbraio scorso, subito dopo la promulgazione del Milleproroghe. «Anche oggi ho il dovere di porre in evidenza come varie nuove disposizioni introdotte in sede parlamentare non corrispondano ai principi e alle norme costituzionali in materia - scrisse Mattarella -. Riscontro infatti la presenza di norme che non recano proroghe di termini in senso stretto ma provvedono a introdurre o a modificare la disciplina sostanziale a regime in diverse materie, ovvero risultano funzionali a disporre un mero finanziamento ovvero un rifinanziamento di misure già scadute. Numerose risultano, in particolare, le norme prive di riferimenti di carattere temporale in materia di personale e di organizzazione della pubblica amministrazione, o, ancora, di carattere ordinamentale o anche con oneri per le finanze pubbliche».

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I NUMERI

Un richiamo in piena regola da parte del Colle che, per di più, non apprezza neppure il già ampio ricorso alla decretazione d'urgenza fatto in questa legislatura. E in effetti i numeri non lasciano spazio a repliche: stando ai dati elaborati da Openpolis, il governo Meloni ha in media fatto un uso ben più ampio di chiunque altro. Ad oggi infatti ha varato ben 4.17 decreti legge per ogni mese in carica. Ben più di Draghi (3,2), Conte II (3,18), Letta (2,78), Monti (2,41), Berlusconi (1,9), Conte I (1,73) e di qualsiasi altro esecutivo della Seconda Repubblica.

Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 09:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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