Dallo streaming alla fuga in campagna con l'autoblu. Il crepuscolo dei grillini

Martedì 29 Settembre 2020 di Mario Ajello
Dallo streaming alla fuga in campagna con l'autoblu. Il crepuscolo dei grillini
«Siamo tornati alle origini», dicono più o meno tutti, «e ora ripartiamo da quelle». Ma se i 5 stelle - chiusi a conclave in un agriturismo e che bello «immergersi di nuovo nella natura che è il nostro vero habitat», gongola alla Rousseau il capo politico Vito Crimi - fossero davvero tornati alle origini, arriverebbero a cavallo di un bucolico asino. O ci arriverebbero in zoccoli francescani, magari azionati a idrogeno, nel loro ritiro nel verde della zona Trionfale, vicino all'ospedale San Filippo Neri, e l'agriturismo si chiama Cobragor, e non in autoblu.

E sarebbero muti davanti ai giornalisti, e non ciarlieri ma per non dire niente, se non cose del tipo: «Il movimento è sempre il movimento». Anche se precipitato dal 30 al 10 per cento. I ministri ci sono tutti. La Azzolina polemizza con il Pd: «Prima vogliono il concorsone per la scuola, poi dicono che va rinviato. Valli a capire...». Di Maio vuole il direttorio allargato, e non un capo unico, ma sa che nel direttorio il capo sarà lui. Alfonso Bonafede assicura ai colleghi di buen ritiro che «al massimo tra un mese faremo gli Stati Generali». Il che sarà pure vero, ma ieri s'è deciso - ma non definitivamente - che gli Stati Generali dal 15 ottobre dovrebbero durare fino a marzo. Ossia diluiti nel tempo (5 mesi, congresso extra-large!) per ammazzare il tempo e non decidere davvero? Questo lo stato confusionale a 5 stelle. Però, su questo parrebbero tutti d'accordo, «occorre accelerare la riforma fiscale»: ecco il messaggio inviato dall'agriturismo a Palazzo Chigi. 
TODO MODOMa è il contenitore, più che il contenuto della giornata, a colpire. Il movimento che doveva aprire ossia sventrare la «scatoletta di tonno» chiamata Parlamento si è chiuso in un agriturismo di periferia. Con tanto umido ma senza quelle pareti di vetro - «Faremo della politica una casa di vetro» - che stando alla predicazione originaria dovevano rappresentare il simbolo di un altro modo di fare politica: quello della trasparenza. Altro che arcana imperii, solo streaming e guai a chi - da Letta e Bersani che docilmente ci si sottoposero - cercava di sfuggire all'occhio nudo del popolo a cui far vedere tutto. Chez Cobragor si vede solo un partito ormai tradizionale e impauritissimo dietro le mura impenetrabili. Dallo streaming a Todo Modo, cioè l'Eremo di Zafer, l'albergo dove si blindarono nel romanzo di Leonardo Sciascia ministri e politici democristiani per fare misteriosi riti spirituali? Insomma, qui il livello è un altro. Ma a giudicare per esempio dal volto soddisfatto della viceministra Castelli, s'è mangiato bene. Per 25 euro a persona: antipasto a base di frittata di cipolle, pecorino col miele, lenticchie in insalata.

Poi: risotto con zucca e guanciale croccante e orecchiette con melanzane, pomodori secchi e scaglie di pecorino. A seguire, arista con patate al forno e friggitelli. Dulcis in fundo, crostata di pesche. Che mangiata! E pensare che Grillo nei suoi show ingoiava solo grilli fritti. Proprio agli albori della loro avventura parlamentare, nel 2013, i pentastellati si riunirono in un agriturismo con Grillo e Gianroberto Casaleggio. Ma ci arrivarono in autobus. «Ora la casta siamo noi? Beh, un po' sì», ridacchiano alcuni ministri: «Ma che cosa c'è di male?». Nulla ovviamente. «La mia non è un'autoblu», ci tiene a precisare il sottosegretario Carlo Sibilia: «E' solo una semplice auto di servizio». E Bonafede: «Il M5S è cresciuto e accetta nuove sfide. Siamo qui per parlarne». La sfida della normalità è questa, è la voglia o la necessità di diventare un partito tradizionale (direttorio significa segreteria allargata, come s'usava un tempo) e un anziano cronista vedendo arrivare i «cravattoni» stellati sbotta: «Evviva, c'è odore di Udeur!». E guarda caso, ai colleghi, Di Maio mastellianamente caldeggia il proporzionale con sbarramento al 3 per cento con le preferenze (una parola averle, però). 

Lo streaming qui dentro non c'è. Mentre fuori il Dibba ha i social. E da lì, mentre Di Maio e gli altri sono nel bucolico bunker, i tifosi di Ale sparano via web sul quartier generale il tormentone anti direttorio: #AdessoDibba.
 
Ultimo aggiornamento: 13:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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