Documenti originali e appunti. Nel fascicolo “confezionato” dal finanziere Pasquale Striano e dal pm Antonio Laudati, sul conto del presidente della Federcalcio Frabriele Gravina ci sono documenti autentici e altri di dubbia provenienza, che portano però nella stessa direzione: un presunto incasso privato di Gravina per la cessione dei diritti Tv della Lega pro.
Dossieraggio, Copasir, Sos, Dnaa: ecco il glossario delle parole chiave dell'inchiesta di Perugia
I DOCUMENTI
Agli atti della procura c’è il mandato che, nel 2017, Gravina dà ad Alessandro Giovannini, amministratore Mezart, esperto di comunicazione e di arte per vendere i suoi volumi. Ma l’affare non va in porto. L’anno successivo, il presidente della Lega pro affronta con Bogarelli la questione relativa alla vendita dei diritti. Il manager di Infront, società advisor, con un’email gli annuncia utili garantiti per 1,45 milioni a stagione, ma lamenta un ristagno degli abbonamenti. Anche in relazione al fatto che la Lega in quel periodo ipotizzava la creazione di un proprio canale. I diritti verranno poi ceduti alla Isg, proprio attraverso la mediazione di Bogarelli.
L’OPZIONE
L’anno successivo, il 28 giugno, il “re” dei diritti Tv scrive a Gravina: vuole esercitare in prima persona l’opzione per la collezione di libri, valutata 1,2 milioni di euro. Bogarelli agisce per conto terzi: chiede riservatezza, garantisce un’opzione da 350mila euro, se entro 90 giorni la collezione non sarà acquistata, i soldi resteranno al venditore, ossia a Gravina. L’allora presidente della Lega pro accetta il 3 luglio dello stesso anno.
L’EMAIL
Nel giugno del 2019 è Gravina a scrivere a Bogarelli: «Caro Marco, faccio seguito alle nostre interlocuzioni telefoniche e in riferimento al nostro accordo di opzione del 28 giugno-3 luglio e, in considerazione dell’imminente acquisto da parte di Lorenza di una casa di abitazione in Milano, ti chiedo la cortesia di versare direttamente sul suo conto corrente preso la Banca Mediolanum» segue l’Iban. E Gravina: «il prezzo dell’opzione a titolo di prestito temporaneo per l’acquisto dell’immobile, di cui mi costituirò fideiussore. Restano ferme e invariate le ulteriori pattuizioni di cui all’opzione sottoscritta».
LA DIFESA
Gli avvocati difensori spiegano che la vicenda ha però avuto un diverso esito e di avere chiarito ogni passaggio documentalmente: la casa sarebbe stata acquistata, ma i soldi effettivamente finiti sul conto di Lorenza, sarebbero stati restituiti da Gravina, che avrebbe acceso un mutuo. Non solo, l’anno successivo la collezione di libri sarebbe realmente stata venduta attraverso Giovannini. E in effetti agli atti dell’inchiesta c’è una lettera dell’esperto d’arte che il 9 settembre 2019 informa l’attuale presidente della Figc: «La chiusura del deal dovrebbe essere vicina». L’acquirente dal «profilo internazionale» dà ampie garanzie, spiega Giovannini, «sia per serietà e credenziali che per consistenza patrimoniale» e sarebbe disposto a pagare un importo tra gli 850 mila e i 900 mila euro, cifre che l’esperto d’arte considera «di tutto rilievo dato il ribasso pesantissimo avuto da questo mercato negli ultimi tre anni e l’imperversare di aste con prezzi che in passato avremmo definito ridicoli». Nel corso dell’interrogatorio davanti al procuratore Francesco Lo Voi e all’aggiunto Giuseppe Cascini Gravina, sostengono i legali, avrebbe dimostrato, documenti alla mano, che la vendita è poi effettivamente andata in porto.