Governo, l’attesa di Mattarella e i due forni (quasi) chiusi di Di Maio

Venerdì 27 Aprile 2018 di Alberto Gentili
Governo, l’attesa di Mattarella e i due forni (quasi) chiusi di Di Maio
Tutto fermo. Dopo l’esplorazione chiusa ieri “positivamente” dal presidente della Camera, Roberto Fico, il Quirinale attende che 5Stelle e Pd ascoltino le loro basi, cerchino di arrivare a un punto di sintesi e, soprattutto, decidano. A quasi sessanta giorni dalle elezioni il Paese ha assoluto bisogno di un governo nella pienezza delle sue funzioni. Non può permettersi, a giudizio di Mattarella, la riedizione ossessiva del gioco dell’oca. 

Trovare una soluzione resta però impresa non facile: Matteo Renzi, che controlla gran parte del partito e dei gruppi parlamentari, rimane contrario all’accordo con i grillini. E fa trapelare condizioni, come il passo indietro di Luigi Di Maio (per un premier terzo) e la conservazione del Jobs act, indigeribili per i 5Stelle. Ciò significa che alla Direzione dem del 3 maggio sarà battaglia. E dura. E significa anche che la trattativa con i grillini è tutt’altro che in discesa. Anzi.

Ma può anche accadere, ed è quello su cui scommette l’ex segretario del Pd, che il 3 maggio si viva tutto un altro copione. Nonostante che Di Maio abbia dichiarato ufficialmente chiuso il “forno” con la Lega, il leader grillino e Matteo Salvini continuano ad avere contatti. E c’è chi non esclude che dopo le elezioni di domenica prossima in Friuli, dove è candidato a governatore il leghista Fedriga, il segretario lumbard possa rompere con Forza Italia e riaccendere il forno con i 5Stelle. A quel punto, infatti, avrebbe incassato l’elezione del suo Fedriga sostenuto dall’intero centrodestra e avere le mani libere.

Di certo c’è che Mattarella non ha alcuna intenzione di spedire il Paese alle urne con l’attuale legge elettorale: il rischio di rituffare l’Italia nella palude e nello stallo sarebbe molto concreto. Ecco, dunque, che è da scartare l’ipotesi delle elezioni a giugno. Più probabili a fine settembre (c’è la sconsigliabile sovrapposizione con la sessione di bilancio) o nella prossima primavera.

Con un problema: chi starà a palazzo Chigi fino ad allora? Difficile, vista la contrarietà di Di Maio e Salvini, che si possa andare a un governo di tutti o di emergenza nazionale, o di tregua. Più probabile una prorogatio di Paolo Gentiloni. Indigesta ai più (compreso il diretto interessato) ma senza altre soluzioni, questa rischia di essere l’unica strada praticabile. A meno che il Quirinale, alla fine, giochi la carta di un “nome terzo”. Che potrebbe restare per qualche mese a palazzo Chigi anche senza avere incassato la fiducia del Parlamento. Ai tempi della Prima Repubblica, nel 1976, toccò a Giulio Andreotti. E restò al governo per due anni, retto dall’astensione del Pci.
Ultimo aggiornamento: 12:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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