Il rimpasto di governo, l'allarme bipartisan delle parlamentari: «Le sacrificabili non siano solo donne»

Giovedì 14 Gennaio 2021 di Barbara Acquaviti
Il rimpasto di governo, l'allarme bipartisan delle parlamentari: «Le sacrificabili non siano solo donne»

ROMA Sono mesi che si parla di un possibile rimpasto di governo, è da questa estate che si ipotizza di rimettere mano alla squadra per imbrigliare le mosse del cavallo di Matteo Renzi. In tutto questo periodo, lo scenario è cambiato più volte. Un solo dato, nei tanti dibattiti e retroscena, è rimasto invariato: i nomi in bilico sono stati quasi sempre quelli delle ministre. E ora che il primo step della crisi si è formalmente materializzato con il ritiro della delegazione di Italia viva dall'esecutivo, il tema si pone nei fatti e non più solo a parole. Anche perché le renziane in consiglio dei ministri erano appunto due donne, Teresa Bellanova e Elena Bonetti.

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L'ASSE

Tra maggioranza e opposizione, le ricette per venire fuori dal pantano in cui è precipitato il Conte due sono ovviamente diverse. Eppure, c'è una richiesta assolutamente bipartisan tra le parlamentari: comunque vada a finire la crisi, a essere penalizzata non sia la compagine femminile nell'esecutivo. La speranza, insomma, è che il modello del prossimo governo sia più vicino alla cosiddetta «era delle donne» di Joe Biden che a quanto accaduto recentemente nella giunta siciliana, in cui a fare le spese delle logiche partitiche è stato l'unico assessore donna.

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DIGNITÀ

Giulia Grillo, ex ministro della Salute del M5s, pone il tema senza giri di parole attraverso un post su Facebook. «Che questa crisi non abbia alcun senso lo hanno capito tutti.

Ma che tutto questo si stia consumando umiliando la dignità femminile in ogni modo lo rende ancora più insopportabile». Ecco, dunque, il suo auspicio, evidentemente basato anche sull'esperienza personale: «Se nel governo Conte I vennero sostituite in blocco tutte le donne, mi auguro che non si ripeta adesso una selezione sulla base cromosomica».

Ma non è l'unica in maggioranza. La deputata di Leu Rossella Muroni è convinta che sia giusto porre il tema in maniera preventiva. «Questa volta proviamo a dirlo prima, evitiamo di sacrificare le donne e di farlo per una questione di tattica politica. Noi stiamo portando avanti la campagna Donne per la salvezza' che chiede esattamente il contrario, chiede la metà dei fondi del Recovery plan». Valeria Valente, senatrice dem e presidente della commissione Femminicidio, pone il problema in un'ottica più generale. «In questa situazione di pandemia, in piena campagna vaccinale e con il Recovery Plan e gli ulteriori ristori da approvare, l'apertura di una crisi politica sarebbe da irresponsabili. Questo governo deve proseguire, anche perché abbiamo ottenuto che il Recovery Plan affronti il divario tra donne e uomini e investa sull'occupazione femminile. E' un'occasione storica, le donne non devono essere penalizzate».

Un tema importante anche per l'opposizione, soprattutto se visto con gli occhi di un ex ministro delle Pari Opportunità. Mara Carfagna di Forza Italia è convinta che «in questo momento sia opportuno avere più donne - e non meno - al Governo, ma non solo». «Gestire i fondi europei richiede il senso pratico e la visione ampia e sensibile alle tematiche di genere e sociali che le donne possono mettere al servizio del Paese e che accrescono la ricchezza di tutti. Le donne sono la metà della popolazione: hanno diritto a una adeguata rappresentanza e al riconoscimento delle loro elevate competenze». Per la senatrice azzurra, Gabriella Giammanco «certamente un nuovo Governo non dovrebbe pregiudicare la componente femminile, e lo stesso varrebbe se si tornasse alle urne. Le candidature, nonostante la riduzione dei parlamentari, dovrebbero essere comunque preservate. Dispiace anche doverne parlare quando dovrebbe essere qualcosa di scontato». 

Ultimo aggiornamento: 19:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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