Governo, gelo di Letta con Renzi. E ora Enrico pensa di lasciare il Pd

Domenica 23 Febbraio 2014 di Alberto Gentili
Governo, gelo di Letta con Renzi. E ora Enrico pensa di lasciare il Pd
​La squadra di Renzi? Sembra il Letta-bis senza di me. E’ il rimpasto che potevo fare io, anzi io l’avrei fatto meglio e con maggiore incisivit. E’ stato tra l’ironico e l’amaro il commento di Enrico Letta, quando l’altra sera ha letto la lista dei ministri partorita dal segretario del Pd.

Altre parole l’ex premier non ne ha aggiunte. Letta, dopo il gelido e imbarazzante passaggio di consegne, è partito per Londra con la famiglia. In tasca il biglietto aereo per rientrare a Roma, giusto in tempo per votare martedì la fiducia al nuovo governo. «Perché voto sì? Perché sono uomo delle istituzioni e perché questo esecutivo è sorretto dalla quella che è stata la mia maggioranza. Ma non lo farò con voglia o entusiasmo, questo non me lo si può chiedere».



VERSO L’AUSTRALIA

Nel tweet che la lanciato lasciando palazzo Chigi, Letta parla di «futuro» e annuncia l’intenzione di staccare per un po’ «per prendere le migliori decisioni». Non aggiunge altro. E nessuno del suo staff, nessuno dei parlamentari a lui fedeli, azzarda previsioni. «L’unica cosa certa», dice un lettiano doc, «è che Enrico dopo il voto di fiducia si prenderà una lunga pausa, forse andrà in Australia. Di sicuro darà un taglio per un periodo all’attività politica militante e quotidiana».

Il vero interrogativo è se il premier rottamato e sfiduciato dal suo stesso partito, «nonostante i consensi fossero un po’ in calo ma ancora elevati», lascerà il Pd. Un indizio in questo senso è la modifica del profilo su Twitter. Prima accanto al nome Enrico Letta era scritto «presidente del Consiglio dei ministri». Da ieri pomeriggio è soltanto un «deputato della Repubblica». Senza alcun riferimento al Pd, appunto.

I suoi più stretti collaboratori non escludono lo strappo. «Se Enrico resterà nel partito? Non ha deciso nulla. E’ tutto troppo a caldo. Ma di sicuro ciò che è accaduto non è normale, è stato tutto eccessivo ed eccezionale, è avvenuto un passaggio politico senza precedenti. L’agguato di D’Alema a Prodi è nulla rispetto a ciò che ha subìto Enrico».



MOVIMENTI TRA I DEM

Ma di una cosa i lettiani sono sicuri: «Letta non farà un altro partito. La cosa che detesta di più è il velleitarismo, piuttosto smetterà di fare politica». Ecco, questa sembra essere la chiave di lettura delle prossime mosse. Compiere un passo indietro, diventare «una giovane riserva della Repubblica», per usare le parole di Francesco Sanna, uno dei parlamentari a lui vicini. «Dopo l’agguato di Renzi», spiega un altro deputato, «abbiamo ricevuto decine di migliaia di attestati di solidarietà da militanti ed elettori del Pd, un patrimonio di affetto e di stima che non va disperso anche perché Enrico è un ex premier troppo giovane per andare in pensione...».



NESSUNA CORRENTE

Nello schema che sta prendendo forma, mentre Letta starà a guardare, i suoi parlamentari si toglieranno da dosso l’etichetta di lettiani. «Nel partito si è aperta una faglia importante e il nostro obiettivo», aggiunge un altro fedelissimo di Letta, «è creare un’area riformista all’interno del Pd che rappresenti un’alternativa a Renzi. Tanto più che i cuperliani e i bersaniani si sono sciolti come neve al sole...».

Guai però a chiedere se Letta guiderà questa «area riformista». «Enrico non farà mai il capo corrente», è la risposta ripetuta fino alla noia. E guai a chiedere di una sua candidatura, in competizione con Renzi, alle primarie che alla vigilia delle elezioni dovrà celebrare il Pd per scegliere il candidato premier: «E’ presto per parlarne. Ora è presto per tutto, adesso metabolizziamo il feroce tradimento».
Ultimo aggiornamento: 18:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci